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Il «senso del Mattino» per la città di Napoli

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teatro san carlo

Il «senso del Mattino» per la città di Napoli

Tra i compiti più complessi ma al tempo stesso gratificanti che si possano affidare a un giornale c’è quello di raccontare Napoli. Ce ne si rende conto ascoltando i giornalisti del Mattino, seguiti giorno per giorno nel loro lavoro durante la realizzazione del docufilm “Il senso del Mattino” presentato ieri in anteprima al Teatro San Carlo. Cinquantacinque minuti, prodotti dal Festival del cinema per ragazzi di Giffoni con la regia di Luca Apolito, nati soprattutto per le scuole, dove verranno trasmessi con il supporto del provveditorato, per descrivere “da dentro” ai ragazzi il rapporto viscerale tra un giornale e la sua città.

“Il senso del Mattino”, presentato alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di autorità politiche e di governo, personaggi della società civile napoletana e dell’editore del Mattino, il cavaliere del Lavoro Francesco Gaetano Caltagirone, è una sintesi emozionalmente forte della città che legge il giornale e, soprattutto, per usare le parole del filosofo Aldo Masullo, del giornale che legge la città.

Il direttore Alessandro Barbano parla a ragione di un’«istituzione» e di «un’identità più grande di noi». Il quotidiano di via Chiatamone si richiama ancora all’anima solidale che ispirò nei suoi scritti Matilde Serao, fondatrice del Mattino nel 1892 insieme a Edoardo Scarfoglio. Da allora la testata contiene in sè il difficile e prodigioso racconto di Napoli, senza concedere sconti agli abissi e alle povertà di questa città ma sostenendone, quando non di rado riemerge, la forza dell’umanità che va in direzione ostinata e contraria rispetto ai più abusati stereotipi.

C’è una continuità della storia, forse amara ma verissima, che unisce al nome del Mattino le udienze serali del primo maxiprocesso di camorra proiettate in Galleria Umberto per iniziativa di Scarfoglio e il ricordo di Giancarlo Siani, cronista assassinato dalla camorra a 26 anni. E c’è un’atavica tenacia nel rimettere per l’ennesima volta in pagina, dopo 35 anni, le impalcature dei Quartieri spagnoli che risalgono al terremoto del 1980, quando una prima pagina storica squarciò le edicole con l’appello “Fate presto” titolato a caratteri cubitali.

Fa storia della città, a pieno titolo, anche il rapporto a tratti morboso con il calcio, che passa per la proiezione nell’unica squadra cittadina di una seconda madre e sulle pagine del Mattino si materializza in intuizioni a loro modo geniali come il famigerato 3,5 in pagella assegnato a Maradona dopo un Udinese-Napoli.

È storia della città tutto il racconto del ’900, le due guerre, il fascismo, l’ascesa di Lauro, l’epoca d’oro della Dc, l’illusione del rinascimento bassoliniano e il declino dell’ultimo decennio, amplificato da una crisi economica che qui morde più che altrove.

Un unico lunghissimo giornale, potremmo dire, mandato in stampa con l’ambizioso obiettivo di non mentire sulla più ineffabile delle città.