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Fondi per la ricerca a misura di Pmi

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INNOVAZIONE

Fondi per la ricerca a misura di Pmi

«Puntare solo su strategie e risultati di breve periodo non rafforza le imprese e non aiuta la ripresa dell’economia. La differenza la fanno invece le politiche e gli investimenti in ricerca e innovazione, il terreno su cui si giocherà sempre di più la competizione non solo tra imprese mondiali, ma anche tra macro-sistemi economico-industriali».

Carlos Moedas, Commissario Ue per la ricerca e l’innovazione, è uno dei “ministri europei” più importanti ma meno conosciuti nella squadra di governo di Jean-Claude Juncker: non si occupa di banche, debito e mercati, ma quando si parla di industria, competitività ed economia reale, è a questo giovane banchiere portoghese (classe 1970), Mba alla Harvard Business School ed esponente di punta del Partito Socialdemocratico in Portogallo, che spetta un ruolo di primo piano nelle azioni di contrasto alla crisi con obiettivi di lungo termine. «Gli investimenti sulle infrastrutture hanno un impatto immediato sui sistemi economici - spiega Moedas in questa intervista, rilasciata durante la sua visita all’Expo di Milano - ma sono gli investimenti in ricerca e innovazione lo strumento più efficace per valorizzare il capitale umano e garantire una crescita sostenibile alle imprese e alle nazioni».

Accanto a Moedas c’è Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e vicepresidente di Confindustria con delega per ricerca e innovazione: in Italia, è probabilmente tra gli imprenditori più impegnati nel confronto con Governo e Parlamento sui programmi di sostegno e incentivazione alla ricerca. «Moedas ha ragione - spiega la Bracco - e il sostegno degli investimenti pubblici e privati in questo campo ha un valore strategico soprattutto per le piccole e medie imprese italiane. In Italia paghiamo il prezzo dei ritardi e dell’indifferenza del passato sul tema dell’innovazione: la propensione agli investimenti in ricerca è penalizzata dalle urgenze sui risultati di breve periodo, ma soprattutto c’è scarsa capacità di accesso ai fondi e ai programmi europei di finanziamento dell’innovazione in campo industriale. Basti pensare che le domande di finanziamento italiane accettate nel programma Horizon 2020 sono il 12% del totale delle domande di aiuto presentate dall’Italia: per vincere sui concorrenti francesi o tedeschi, la nostra creatività, da sola, evidentemente non basta». Moedas, conferma, mostrando una tabella che evidenzia la scarsa capacità di successo dei progetti italiani nell’allocazione dei fondi del Programma Horizon 2020 - un piano da 77 miliardi di euro, di cui oltre 16 miliardi per il biennio 2016-2017. «In Italia e in generale in Europa - spiega il Commissario - ci sono imprenditori con idee brillanti, eppure molte aziende ad alto potenziale tecnologico non riescono ad accedere ai finanziamenti per innovazione e ricerca.

Oggi stiamo finalmente lavorando per garantire a startup e piccole e medie imprese più opzioni in questo campo. E soprattutto stiamo lavorando per semplificare l’accesso delle Pmi ai diversi canali di finanziamento esistenti. Un esempio? Posso annunciarle formalmente di aver raggiunto un accordo in Commissione europea sulla semplificazione dell’accesso simultaneo delle imprese ai fondi strutturali europei e a quelli per la ricerca e innovazione: ci sarà meno burocrazia, meno procedure e nessuna duplicazione delle domande. È un passo importante che, devo dirlo, abbiamo fatto anche grazie all’impegno del vostro ministro Stefania Giannini». Per Moedas e la Bracco, l’Italia - per quanto in ritardo - sta comunque evidenziando buoni progressi nel sostegno agli investimenti su innovazione e ricerca, grazie soprattutto al Programma Nazionale di Ricerca per il periodo 2014-2020 e ai tax credit per ricerca e innovazione. «L’Italia - spiega il Commissario Ue - ha un enorme potenziale di innovazione, ma le imprese hanno grande bisogno di essere supportate in questo sforzo, come conferma l’analisi dei dati del Programma Horizon: nei primi 2 anni, l’Italia ha conquistato il terzo posto per domande presentate e il quarto in termini di partecipazione. Se solo il 12% delle domande riceve poi il finanziamento, è spesso per ragioni che nulla hanno a che fare con la qualità dei progetti: è la debolezza finanziaria l’anello debole che emerge dalla gran parte dei casi. Alzare la media di successo, anche attraverso l’accesso delle imprese a fonti di finanziamento diverse per il loro progetti, è un nostro obiettivo strategico. Ma deve esserlo anche per voi».

«Realizzare sinergie tra gli interventi a livello europeo - aggiunge Diana Bracco - e quelli definiti a livello nazionale e regionale è un passo-chiave, a cui si può arrivare semplificando e armonizzando le regole. Su spinta di Confindustria, si è attivato un lavoro congiunto tra tutti i livelli competenti che ha permesso di portare in Europa un contributo coordinato». Per l’imprenditrice farmaceutica, «l'impegno delle imprese italiane e di Confindustria è rafforzare la capacita di competere del Sistema-Italia, anche e soprattutto attraverso la valorizzazione della figura stessa del ricercatore industriale. In questi mesi, abbiamo lavorato intensamente per dare al Governo un contributo concreto di idee e proposte: vediamo segnali molto positivi, il puzzle degli strumenti si va componendo mettendo finalmente in sinergia strumenti fiscali e strumenti diretti a selezione, come ad esempio il nuovo credito d'imposta o il patent box. Se resi operativi e stabili per almeno cinque anni, i benefici saranno enormi.

Un segnale importante che può dare il Governo con la legge di Stabilità - conclude l’imprenditrice - sarebbe ad esempio un ulteriore potenziamento del credito d'imposta per investimenti in R&I calcolandolo non più solo sull'incremento ma su tutto l'ammontare della spesa in ricerca e sviluppo». Il messaggio è lanciato. E l’occasione per vericarne l’efficacia è vicina: la 13esima Giornata della Ricerca e Innovazione che si terrà il 27 ottobre in Expo a Milano servirà anche a questo.