Commenti

I big cinesi dell’industria a lezione di Made in Italy

  • Abbonati
  • Accedi
da oggi la visita del cec

I big cinesi dell’industria a lezione di Made in Italy

Dopo aver visitato la Germania, approda oggi in Italia, per quattro giorni di incontri, il China Entrepreneur Club, che raggruppa i 47 imprenditori privati più influenti di Pechino: da Jack Ma, fondatore di Alibaba, a Wang Jianlin di Wanda Dalian, l’uomo più ricco di tutta la Cina.

Il Club dei 47 oggi sarà a Roma, per incontrare il ministro degli Esteri e i vertici di Confindustria; poi sarà a Firenze per studiare alcune delle aziende familiari di più antica tradizione nel nostro Paese; infine arriverà a Milano, all’Expo.

L’interesse del Club è tutto per la cultura d’impresa all’italiana: in un momento di grandi cambiamenti economici per la Cina, l’Italia viene vista come un modello da studiare e da seguire. Ma non mancheranno naturalmente gli incontri per porre le basi per nuove collaborazioni economiche tra i due Paesi.
Dopo la Germania, tocca all'Italia. Il Paese, parola di Maggie Cheng, segretaria generale del China Entrepreneur Club, «più attraente» per lei e per i 47 uomini d'affari che ne fanno parte. Si spazia da Jack Ma, il fondatore di Alibaba, a Xia Hua, creatrice di un impero dell'abbigliamento, a Wang Jianlin di Wanda Dalian, l'uomo più ricco della Cina. Un gruppo dei 47 big ha infatti appena visitato la Germania, oggi è a Roma, poi a Firenze e Milano, fino al 22 ottobre, data del rientro in Cina. Germania e Italia, due Paesi diversi per sensibilità, però simili nella vocazione manifatturiera: l'abbinata non è affatto un caso.
Nato appena dieci anni fa, il Club raggruppa aziende con un valore economico di oltre due trilioni di yuan (300 miliardi di euro) ed è vero, quindi, che sintetizza alla perfezione quell'imprenditoria privata che ha fatto grande la Cina. Un esempio? A Pechino il lancio in conferenza stampa si è tenuto proprio allo Yintai Center della capitale cinese, ideato da uno dei magnifici 47, Shen Guojun, che è tra i più accaniti fautori dell'internazionalizzazione del Club. Le imprese cinesi, infatti, hanno raggiunto un punto tale da andare alla ricerca della cooperazione internazionale.
«Il Club è una creatura molto preziosa, l'idea di imprenditorialità è un fatto relativamente nuovo per la Cina, alla continua ricerca in questo campo di punti di riferimento - afferma Maggie Cheng al Sole 24 Ore, ricevendoci nell'ufficio del Club nato, non a caso, nel distretto di Haidian, l'incubatore delle più brillanti start up cinesi-. Se le imprese cinesi vogliono confrontarsi con chi ha una storia diversa e più antica, l'Italia è il Paese perfetto».
Il Club è un po' una sua creatura, l'ha seguita passo dopo passo, al punto che sono in molti a chiederle di scrivere un libro sulla sua esperienza. Cheng non nega di averci pensato, in fondo conosce questi imprenditori sempre più famosi molto meglio di tanti altri. «L'idea delle realtà dinamiche e creative che caratterizzano il tessuto produttivo italiano è molto importante. Di qui il viaggio tra Roma e Milano, per internazionalizzare le imprese e la visione del Club», aggiunge Maggie Cheng.
I grandi nomi dell'industria cinese da qualche anno girano il mondo per incontrare esponenti della politica, del mondo degli affari e della cultura di altri Paesi. Dal 2011 le delegazioni hanno visitato Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Belgio, Australia e Singapore, incontrando istituzioni politiche, commerciali ed esponenti dell'Accademia.
La visita è diventata nel tempo la più rappresentativa attività pubblica diplomatica in Cina realizzata in ambienti economici. Negli ultimi anni, inoltre, la globalizzazione ha fatto il resto. Le imprese cinesi hanno ulteriormente integrato le loro strutture nel mercato globale utilizzando tecnologie straniere, lanciandosi in operazioni di merger & acquisition.

Maggie Cheng è convinta dell'importanza di questa strategia: «Il programma di visite internazionali contribuisce a spianare la strada per le imprese cinesi verso il “Go global”. Attraverso questo programma vogliamo mostrare la vera forza delle imprese cinesi per la comunità internazionale e cercare nuove opportunità di collaborazione, cercando di capire come la pensano le imprese straniere, in modo da poter guidare la globalizzazione delle imprese cinesi. Il nostro obiettivo è migliorare la comprensione e la comunicazione reciproca, scoprendo le opportunità di investimento e di cooperazione nei settori chiave per la nostra economia».
In un mondo che si è riscoperto improvvisamente ricco di imprese, infatti, a mancare è la cultura d'impresa, lo studio sulle prassi, l'analisi dei casi cinesi. Specie adesso che la Cina sembra frenare è importante capire le ragioni dei fenomeni.
Per Ma Weihua, presidente del Club ed ex presidente di China Merchants Bank, nonché guida della delegazione, l'economia globale sta lottando per riprendersi: «Il business globale deve affrontare gravi problemi e abbracciare uno sviluppo sostenibile».
La chiave di volta per l'aggiornamento e la trasformazione dello Stato cinese passa anche attraverso l'aggiornamento e la trasformazione delle imprese. Gli imprenditori cinesi all'estero devono lavorare insieme per dare un contributo all'economia mondiale. Il Club rappresenta un bel caso di gioco di squadra.

L'arrivo in Italia, inoltre, avviene in un momento e in un anno importante. Questo 2015 segna il 45° anniversario della nascita delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina. A Milano c'è l'Expo, in cui la Cina ha investito moltissimo. L'Italia e la Cina cercano nuove potenziali opportunità di collaborazione. A Roma, con la partecipazione di Confindustria, e a Milano nel Padiglione cinese, sono previsti momenti di scambio. Insomma, in ballo ci sono anche i rapporti tra i due Paesi.

© Riproduzione riservata