Commenti

Patto antiracket in cantiere

  • Abbonati
  • Accedi
impresa & legalità

Patto antiracket in cantiere

Adesso anche i costruttori di Foggia hanno davanti una scelta. Possono avviare un’opera secondo le procedure di legge, tempistica, sicurezza e costi (si sta ovviamente parlando di imprenditori veri) oppure possono fare un passo in più, aderendo al protocollo di legalità firmato la scorsa settimana da prefettura, Federazione antiracket e Associazione costruttori.

Prima di aprire il cantiere, l’impresa che aderisce all’intesa invia alla prefettura una scheda informativa contenente «ogni notizia utile sull’attività da iniziare, i nominativi e i recapiti telefonici dei referenti dei lavori». Sul cartello di cantiere, poi, compariranno il logo della Fai e della prefettura: un “avviso” ai delinquenti di cui purtroppo l’area abbonda, rafforzato dalla particolare vigilanza delle forze dell’ordine.

Da parte sua, l’Associazione costruttori di Foggia affiancherà le imprese nei cantieri più complessi, promuoverà i contatti tra imprese e forze dell’ordine, quando «pur in assenza di denuncia, vengano ritenuti possibili fenomeni di pressione criminale» e si costituirà parte civile nei processi in cui un’impresa sia parte offesa; gli associati vittime di richieste estorsive o di condizionamenti vari (imposizione di servizi, di manodopera eccetera) si impegnano a rivolgersi alla Fai, per essere assistiti nel rapporto con le istituzioni e – importantissimo – per individuare «i modi per ridurre l’esposizione diretta dell’imprenditore».

Tutti sono ben consapevoli che la firma del Patto è solo l’inizio di una strada difficile e in salita, ma anche l’unica percorribile, come ha ribadito il prefetto Maria Tirone agli imprenditori: «La vittima che non reagisce, che non si oppone, diventa complice. Il protocollo vi offre la possibilità di scegliere la legalità senza compromessi: chi cerca un compromesso ha già deciso di stare dall’altra parte». Ma intanto l’esperienza pugliese offre al mondo delle imprese numerose indicazioni.

Innanzitutto si conferma che la reazione alla criminalità si innesca solo quando una serie di soggetti, istituzionali e non, convergono verso lo stesso obiettivo, senza costrizioni se non quelle indotte da un contesto non più vivibile.

Per questo il giovane presidente di Ance Foggia, Gerardo Biancofiore, vuol favorire un «ecosistema favorevole per creare impresa e fare impresa». Ed è per questo che il presidente Mattarella ha nominato Cavaliere il trentenne Daniele Marannano, fondatore del palermitano “Addio Pizzo”.

C’è poi l’aperta assunzione di responsabilità per gli errori passati, indispensabile premessa culturale a ogni autentica correzione di rotta.

Come Sicindustria nel 2011 si è scusata perché vent’anni prima isolò e derise Libero Grassi, Biancofiore ripete «Mai più un caso Panunzio», ricordando il costruttore foggiano ucciso nel 1992 quale unico firmatario di un memoriale contro figuri mafiosi locali.

Se si considera che Foggia è stata a lungo preda di potentati del mattone ed è la provincia in cui si muore nei campi per due euro all’ora, risulta ancor più significativa la scelta della nuova generazione di Confindustria, della Camera di commercio, dei commercianti, dei costruttori. Ricambio contrastato, quest’ultimo, perché è recentissima una (fallita) raccolta di firme nell’Associazione per liberarsi di Biancofiore e delle sue idee.

Infine, anche dietro il Patto firmato in prefettura c’è un lungo lavoro preparatorio silenzioso e tenace iniziato tre anni fa dall’allora prefetto Luisa Latella, dalla Chiesa, dal presidente onorario Fai, Tano Grasso, dalle forze dell’ordine e dalla Procura. Un paziente rammendo di un tessuto sociale stracciato da interessi nascosti e aperte collusioni, fino alla prima associazione di albergatori del Gargano, seguita dalla prima sezione antiracket di commercianti foggiani e, ora, il Patto di legalità dei costruttori.

Non ci sono ancora tutti, nel nuovo circolo: il sindaco farebbe bene a mettere da parte infondati dissapori con Grasso per mettersi a disposizione del nuovo, che evidentemente avanza. Perché – per dirla con Agatha Christie – un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi sono la prova che Foggia sta cambiando.

© Riproduzione riservata