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Sinodo, si apre un varco per i divorziati

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domani la conclusione

Sinodo, si apre un varco per i divorziati

Una soluzione al problema dei divorziati risposati che chiedono di poter essere riammessi ai sacramenti, semmai ci sarà, dovrà deciderla Francesco. Ma dal Sinodo sulla famiglia, che domani sera concluderà i lavori con il voto (articolo per articolo) sulla relazione finale, il Papa si attende un segnale. E questa soluzione sembra emergere dal dibattito delle ultime ore, e che potrebbe trovare spazio nella relazione.

Non ci sarà il cambio della dottrina della Chiesa, ma si chiederà di lasciare spazio al “foro interno”, quindi alla confessione. L’idea è che si proceda caso per caso, senza quindi una codificazione a monte, astratta, erga omnes: i vescovi potrebbero dare indicazioni ai sacerdoti di valutare ogni singolo caso, e verificare che vi siano le condizioni di fondo per una riammissione alla comunione. Quindi nessuna “partita aperta”, relative al precedente matrimonio, ai figli e al corrente matrimonio. Tutto quindi deve essere risolto. L’idea di mettere sul tavolo questa soluzione, ricorrendo a Tommaso d’Aquino, è arrivata dal cardinale Cristoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, teologo domenicano e allievo di Joseph Ratzinger: questa ipotesi è stata votata due giorni fa all’unanimità dal circolo «Germanicus», dove erano presenti tra i maggiori calibri del Sinodo: i cardinali Walter Kasper, Reinhard Marx (favorevoli ad un’apertura) e Gerhard Muller (contrario, ma che negli ultimi giorni ha mostrato segni di attenzione a questa soluzione). Quindi si apre un varco, anche se al momento è teorico: dovrà essere votata da due terzi dell’assemblea dei 270 “padri” e le resistenze ci sono, specie nel mondo “anglicus”, quindi anglo-assone, e anche in quello africano. Accanto a questa soluzione si fa strada l’idea che anche le altre limitazioni per i divorziati, come quella di poter essere madrina o padrino per battesimi e comunioni, siano destinate a cadere. Non tutti sono ottimisti: «Non so se ci sarà una proposta, la soluziuone non ce l’abbiamo ancora in tasca», ha dettoil cardinale indiano Osvald Gracias, che è uno dei dieci “redigenti” la relazione finale. Ma il lavoro freme, e oggi un testo, di un centinaio di pagine (su cui pendono oltre 700 emendamenti) sarà definito.

Ma le notizie (smentite e senza prove) sulla malattia del Papa, hanno influito sull’assemblea, già provata da altri casi, come la lettera dei 13 “dissidenti”? «Nessun effetto sui lavori del Sinodo» ha assicurato Josè Gomez, arcivescovo di Los Angeles. E padre Federico Lombardi, ha rincarato: «C’è già stata ieri una smentita totale basata sulle parole dello stesso Papa». Tra l’altro Takanori Fukushima, il giapponese indicato come curante del Papa, ha rimosso dal suo blog i due post sulle missioni in Vaticano di ottobre 2014 e gennaio 2015. Nel primo c’erano anche le due foto, ritoccate, dell’incontro con Francesco.

E ieri il Papa ha annunciato l’istituzione della Congregazione per i laici e la famiglia e la vita, che sostituirà il Pontificio Consiglio per i laici e quello per la famiglia, guidati rispettivamente dal cardinale Stranislaw Rylko e dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, e a cui sarà connessa la Pontificia Accademia per la vita.

Bergoglio ha costituito un’apposita commissione che provvederà a redigere un testo che delinei canonicamente le competenze del nuovo dicastero, e che sarà sottoposto alla discussione del consiglio di cardinali, che si terrà nel prossimo mese di dicembre.