Commenti

Il premier tenta l'effetto Expo

  • Abbonati
  • Accedi
POLITICA

Il premier tenta l'effetto Expo

La fine di Marino e la nomina del prefetto di Milano Tronca commissario di Roma, raccontano la ripartenza che sta cercando Renzi. Un tentativo di replicare l'effetto Expo sulla Capitale e bonificare la città per poi approdare a una nuova stagione di liste civiche .

ono due i fatti rilevanti della giornata di ieri su Roma. Il primo è la sfiducia di Marino a opera di 26 consiglieri comunali, il secondo la nomina – tempestiva – del prefetto di Milano Tronca come commissario al Comune di Roma. Un doppio passaggio politico che racconta quale sia la ripartenza che sta cercando Renzi. Innanzitutto la scelta sul prefetto di Milano rende chiaro il tentativo di replicare un effetto Expo sulla Capitale e per il Giubileo. Ma suggerisce anche che il premier voglia, attarverso una bonifica della città e della politica, aprire la strada a una nuova stagione di liste civiche in cui il partito stia un passo indietro e faciliti la riconquista di Roma che, oggi, sarebbe certamente persa.

Ed è un'operazione che Renzi ha cercato fuori dal perimetro tradizionale del centro-sinistra, cioè di un Pd alleato con Sel. Quei 26 consiglieri che hanno sfiduciato Ignazio Marino sono infatti 19 del Pd ma gli altri sono dell'area di Marchini e provenienti da varie esperienze tutte collocabili al centro. Puntuale è scattato il riflesso difensivo della minoranza Pd che in questa mossa vede già in nuce il partito della nazione di Renzi, con la sponda di Verdini e Ncd.

In realtà il tentativo sarebbe troppo rozzo per funzionare. Quello che invece sembra cercare Renzi anche con la mossa del commissario Tronca, è una nuova declinazione della stagione delle liste civiche e, accanto a queste costruire un'alleanza con il centro. Qualcosa quindi che si ispiri al passato ma in una chiave nuova e con personaggi che certo non appartengano alla vita di partito. Il calcolo si capisce. Oggi il Pd, soprattutto a Roma ma non solo, non può portare un grande contributo al premier: troppi gli scandali sui territori, troppo opache le figure che emergono anche nella corsa per le future primarie nelle città principali. A Napoli è perfino rispuntato Antonio Bassolino che certo farebbe un certo effetto candidarlo nel partito della rottamazione.

E dunque la via obbligata è quella di trovare una strada fuori dal partito e dai partiti: fuori dal Pd ma dagli altri partitini di centro. Tanto è vero per il partito di Renzi e tanto lo è per Silvio Berlusconi. Sembra che Alfio Marchini abbia chiesto al Cavaliere – che pure lo appoggerà a Roma – di evitare di dargli un sostegno aperto che equivarrebbe a un abbraccio mortale. Una richiesta che la dice lunga sulla reputazione dei partiti nei territori.

Dunque c'è da aspettarsi che alle prossime comunali tutte le forze tradizionali faranno un passo indietro. In fondo anche a Milano Renzi si era già mosso in questa ottica nel suo tentativo di convincere Giuliano Pisapia a restare: provare ad appoggiare personalità specchiate e capaci, popolari e stimate dai cittadini, accettando di restare in secondo piano. Lo scambio è chiaro, Pisapia non avrebbe mai portato la maglietta del “renziano” ma per Renzi il beneficio politico di riuscire a tenere Milano sarebbe stato comunque alto.

Ma se a Milano un candidato che somigli a quello di Pisapia si può sperare di trovare visto il buon successo di Expo, a Roma oggi nessuna personalità di spicco accetterebbe di competere per il Campidoglio. E sta qui l'idea di scegliere come commissario proprio il prefetto di Milano. Evocare quindi il buon esempio milanese per sperare in una replica romana anche se con un partito più in ombra. Solo una città ripulita da una buona gestione del Giubileo potrebbe dare una chance di rivincita al premier. E aprire la strada a una riscossa con le liste civiche.

© Riproduzione riservata