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«L’impresa, generatore di cultura»

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settimana della cultura d’impresa

«L’impresa, generatore di cultura»

Il passato. Con il racconto della tradizione, le esperienze storiche, le foto color seppia, gli archivi documentali e materiali. Ma anche, e forse soprattutto, il presente e il futuro del Paese. Che si giocano qui, nelle fabbriche e nella manifattura, perno attorno a cui ruota la quattordicesima edizione della settimana della Cultura d’Impresa.

Un percorso corale, quello presentato ieri a Milano in Assolombarda-Confindustria Milano Monza e Brianza, dieci giorni di eventi diffusi sull’intero territorio nazionale per costruire un racconto e portare (letteralmente) “in scena” l’impresa. Che non è, come spiega il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi «solo profitto e regole di bilancio, ma il luogo in cui nascono e si alimentano le relazioni tra individui, organizzazione e territorio, un luogo complesso e per questo forte generatore di cultura in senso lato». «Nel fare impresa – aggiunge – si esprimono comportamenti e valori che, non possono essere chiusi e confinati all’interno del perimetro aziendale, ma pervadono la società intera, la ispirano fino a diventarne patrimonio culturale collettivo».

Il percorso costruito da Confindustria in partnership con Museimpresa si dipana dal 10 al 20 novembre e prevede 51 eventi diffusi su scala nazionale, coinvolgendo ottanta associazioni e decine di aziende. Protagoniste di seminari e visite guidate agli archivi, incontri, convegni, mostre e rassegne cinematografiche. Un progetto costruito nell’ottica della “contaminazione”, una fusione di linguaggi e percorsi cognitivi con l’obiettivo di far percepire le profonde interconnessioni tra “Fabbrica” e società, tra mezzi di produzione e conoscenza, tra etica del lavoro e progresso civile. La novità, rispetto alle precedenti edizioni, è visibile dal titolo dell’iniziativa («L’impresa va in scena») con la decisione di coinvolgere i palcoscenici teatrali per avvicinare il mondo dell’industria ad una platea più vasta, facendo vivere al pubblico in modo inusuale la storia delle imprese, dei loro protagonisti, dei loro prodotti.

Un modo per recuperare il gap esistente, in un paese - spiega Squinzi, «dove la consapevolezza dell’apporto che l’industria dà al patrimonio culturale italiano è purtroppo ancora poco diffusa». Incontri a teatro che vedranno tra i protagonisti gli stessi imprenditori, a partire dalla prima tappa a Perugia con Brunello Cucinelli, e che prevedono anche la lettura di testi di autori contemporanei e non, come Calvino o Primo Levi, che proprio al mondo della fabbrica e all’etica del lavoro ha dedicato uno dei suoi capolavori, «La chiave a stella».

«È un modo per recuperare una grande tradizione popolare – spiega il coordinatore del gruppo Cultura di Confindustria Antonio Calabrò – e di legarla ad un racconto d’impresa, tenendo bene a mente che fare impresa, in fondo, significa fare cultura».

Il percorso costruito dagli organizzatori varca i confini degli ambiti più svariati della manifattura italiana: dai trattori Same agli pneumatici Pirelli, dal design di Kartell e Molteni alle macchine da caffè Cimbali. E poi ancora Dalmine, Intesa SanPaolo, Fondazione Fiera Milano, Campari, Peroni, Branca. Frammenti di un percorso di sviluppo che ha portato da un lato l’Italia alla seconda piazza nella manifattura europea ma che ha prodotto anche realtà in grado a loro volta di sostenere e promuovere attivamente il patrimonio culturale nazionale.

«Talvolta – spiega Squinzi – le iniziative che partono dalle imprese sono male interpretate, per pregiudizi senza senso che finiscono con mortificare le tante esperienze che le imprese hanno prodotto in tema di sostegno, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale pubblico e privato. Dobbiamo fare di più, tutti per far emergere la positiva “contaminazione” tra impresa e sistema culturale, pubblico o privato che sia.Di recente – aggiunge – il clima sembra stia cambiando: il Governo ha mostrato una crescente attenzione su questo tema. L’Art bonus ha introdotto benefici fiscali per il rilancio della cultura attraverso forme di mecenatismo, quasi 800 ne hanno usufruito e mi pare un inizio incoraggiante».

Squinzi, in vista di una possibile prosecuzione in via permanente di questa agevolazione, chiede al Governo di ampliare il concetto di Bene Pubblico, estendendone i benefici «anche a quegli investimenti che vanno a sostegno del patrimonio di natura privata, fatto di splendide fabbriche, archivi, musei e soprattutto della memoria e delle storie dell'industria». Tra gli appuntamenti previsti, si confermano due punti fermi delle precedenti edizioni, a partire da Pmi Day, in programma il 13 novembre. Momento di “apertura” dei luoghi della produzione a studenti e insegnanti, esperienza diretta nelle fabbriche che finora ha coinvolto nelle visite aziendali oltre 130mila soggetti. Altra tappa chiave, anch’essa dedicata alle scuole, è Orientagiovani (19 novembre), manifestazione che ogni anno Confindustria dedica agli studenti per promuovere una maggiore conoscenza reciproca gettando un ponte tra formazione e manifattura. «Il futuro del lavoro è già qui», il titolo dell’edizione 2015, un viaggio alla scoperta dei cambiamenti che portano ad un nuovo paradigma del lavoro, esplorando quei percorsi formativi che aprono sbocchi occupazionali in linea con le esigenze delle imprese. Patrimonio di cui ancora oggi, a dispetto della lunga crisi, si fatica a percepire il valore. «Anche se è qui – osserva Calabrò –, nelle aziende, che si sperimentano diritto al lavoro e alla cittadinanza». Ma non solo. Perché «se si escludono – scriveva Primo Levi – istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono».

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