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«Giovani, spingete oltre le frontiere»

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il ceo di apple alla bocconi di milano

«Giovani, spingete oltre le frontiere»

Per Tim Cook non soltanto era la prima volta in Italia, ma anche la prima volta in una università fuori dagli Stati Uniti. Lo speech del CEO di Apple che ha aperto l’anno accademico dell’università Bocconi è iniziato dal nostro Paese: «Questa nazione ha provato il valore del design come forma, funzione e aspirazione. Mostra che l’eccellenza significa fare la cosa migliore, non necessariamente dedicarsi a tutto. L’Italia ha cambiato il modo in cui pensiamo e viviamo la struttura delle società, provando che una grande idea può davvero cambiare il mondo e anche in Apple ci crediamo. Ogni giorno mi ricordo della grande relazione tra Apple e Italia».

Il concetto The best but not the most è stato ripreso dal premier Matteo Renzi, che ha citato Cook, sempre a Milano, al Piccolo teatro parlando del futuro dell’area Expo e di Milano come locomotiva «non soltanto dell’Italia ma dell’Europa». Si sono visti a pranzo nel ristorante di Carlo Cracco. Già ad aprile Apple aveva organizzato un evento speciale da «Carlo e Camilla in Segheria», di Cracco, in cui aveva mostrato l’Apple Watch, ma quella volta in Italia era venuto il grande capo del design Jonathan Ive.

Come detto da Cook, il rapporto tra Italia e Apple ha radici lontane. Nacque da un viaggio di Jobs in Italia nel 1985 la decisione di ricoprire i pavimenti degli Apple Store con la stessa pietra grigio-blu che aveva visto nei marciapiedi di Firenze. Ancora prima, a dire il vero, la presenza del cofondatore di Apple alla International Design Conference di Aspen del 1981 - quell’anno dedicata al design italiano - fu decisiva per l’identità dei prodotti Apple. Ci sono poi le ispirazioni al lavoro di Adriano Olivetti e un semplice aneddoto: Jobs guidava una Fiat 850 Coupè Abarth. Tornando a oggi, l’italianità di Apple è soprattutto nella figura di Luca Maestri, CFO di Apple citato da Cook in apertura del suo discorso.

Cook - cresciuto in Alabama, figlio di un operaio navale e di una casalinga, laureato all’università di Auburn, poi un MBA alla Fuqua School of Business dell’Università Duke - parla innanzitutto dell’importanza del lavoro di gruppo per avere successo, riferendosi anche alla sua esperienza da studente. «Amavo il team work e nel mio gruppo di amici abbiamo usato le differenze per diventare più forti».

Parla quasi sempre di Apple: «Sono orgoglioso di lavorare in un’azienda che non pensa solo a fare i soldi ma a migliorare il mondo in cui vive. Da quando l’ho incontrata, non sono più tornato indietro». Il cuore del discorso è il business al servizio del bene comune, tema caro alla cultura aziendale della Silicon Valley. L’idea è che siano i valori a guidare le aziende, e dunque la dimensione pubblica. Che significa innanzitutto ambiente: «Apple oggi usa le energie rinnovabili all’87% e punta al 100%, stiamo aiutando anche i nostri supplier in Cina». E poi il rispetto della privacy e il tema dell’apertura alle differenze, sul quale Cook si espose in prima persona poco più di un anno fa con il coming out: «Noi accogliamo tutti, indipendentemente dal Paese di origine, dal loro aspetto, dal credo religioso e da chi amano. E lo faremo sempre».

Cook è un leader molto diverso da Jobs, ma l’accoglienza che gli riservano gli studenti - con selfie d’ordinanza alla fine, anche se in fila non c’erano solo ragazzi - è uno dei segni tangibili di una leadership conquistata. Mario Monti, presidente della Bocconi, lo aveva detto nella sua introduzione «neanche per una rockstar o un campione sportivo avremmo avuto un simile assalto al nostro sito» strappando un lungo sorriso a Tim Cook. «Non era affatto ineluttabile che accettasse il nostro invito» ha continuato l’ex premier ringraziandolo. L’occasione è il lancio di un Bachelor of Science in Economics, Management and Computer Science (Bemacs), un corso di laurea triennale dedicato all’innovazione e i big data che partirà il prossimo anno.

L’ultimo minuto del suo discorso è il più intenso, una piccola riscossa per chi cercava la tensione emotiva di Jobs. Guarda gli studenti negli occhi: «Sono stato molto fortunato a trovare un’azienda che condivide i miei valori. Questo vi auguro. Oggi il mondo del business ha grandi responsabilità, non solo i governi. Potete cambiare le cose grazie alle competenze che acquisirete qui. Spingete oltre le frontiere. Se lo farete riuscirete a creare un mondo migliore di quello che avete incontrato. Non siete solo cittadini italiani, siete cittadini del mondo e oggi potete fare sentire la vostra voce oltre ogni confine. Nessuna generazione ha avuto questa opportunità dunque usatela, alzate la voce!».