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«Maggiore flessibilità per l’Europa»

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scenari globali

«Maggiore flessibilità per l’Europa»

Il Ponte sullo Stretto di Messina? Una buona idea, un investimento infrastrutturale importante con il quale, a giudicare dai preliminari, l’Italia potrà presentarsi con le carte in ordine al G20 di Antalya. In Turchia, infatti, da oggi si farà degli investimenti privati e pubblici una delle pietre angolari per il rilancio dell’economia e della domanda, in preoccupante stagnazione. Con un caveat: attenzione a non rallentare sulle riforme, soprattutto per l’Italia.

È questo il messaggio che il nostro giornale ha avuto da Caroline Atkinson, lo sherpa di Barack Obama per il G20, che abbiamo incontrato ai margini di un convegno organizzato dal Peterson Institute for International Economics: «Procedere con gli investimenti è importante per tutta l’area euro – mi dice la Atkinson – oggi le condizioni per l’indebitamento sono irripetibili ed è bene che se ne approfitti su tutti i livelli. Vorrei anche dire che l’Italia ha seguito politiche economiche che il suo governo ha scelto e messo in pratica per rafforzare la propria economia. Ma credo sia importante per l’Italia e per il Primo Ministro continuare a portare avanti le riforme». Un messaggio importante perché arriva dopo il varo di una legge di stabilità che ha deluso alcuni sul piano dell’aggressività di certe riforme ad esempio per la liberalizzazione dei mercati, per le incertezze per la tassa sul lavoro o per il rallentamento su aggiustamenti del debito e del disavanzo. Un messaggio tuttavia, che arriva anche a ridosso del lancio proprio di importanti iniziative per gli investimenti strutturali (ai quali molti auspicano di vedere aggiunti presto anche quelli per la banda larga).

Come dire, si è fatto molto, ma guai a mollare la presa, questo infatti, dovrebbe essere il momento per serrare le fila: i tassi di interesse sono su livelli minimi irripetibili, i prezzi del petrolio idem, ed è questo il momento per esprimere un approccio bilanciato fra riforme e investimenti che punti a eliminare i rami secchi rafforzando allo stesso tempo le radici e la pianta.

La Atkinson ha le idee molto chiare sulle priorità che emergeranno al G20 sul piano economico. Si dovrà affrontare il problema principale che affligge le economie industrializzate ed emergenti nel post crisi 2008-2009, l’indebolimento della domanda, in questo caso chiamando in causa paesi che approfittano di certi vantaggi competitivi. «Ci sono preoccupanti squilibri globali, Olanda, Corea del Sud e Germania hanno dei surplus commerciali che oscillano fra il 7 e il 10% del Pil. Questo vuol dire solo una cosa: la loro domanda interna è debole e ci vogliono azioni importanti, sul piano degli investimenti e su quello fiscale .In generale, noi crediamo fermamente che le azioni del G20 potranno bloccare la caduta della domanda globale. Sappiamo di avere mercati volatili, abbiamo visto che certi shock come quello di agosto in Cina si trasmettono rapidamente». Qui il messaggio diventa chiarissimo. Anche in America, con il sequestro del bilancio, ci si è accorti di un impatto negativo. Quando poi il budget è stato varato le cose sono cambiate, spiega la Atkinson. L’America, subito dopo la crisi del 2008-2009, ha appoggiato stimoli fiscali che «hanno rilanciato l’occupazione. Grazie a questo il disavanzo pubblico, su cui si fece leva è rientrato…Per l’Europa è importante introdurre più flessibilità per gli stati membri. Occorre riconoscere che alcuni paesi crescono bene mentre altri hanno difficoltà e occorre agire di conseguenza».

Come dovrà presentarsi dunque l’Europa al G20? «Credo che in questo momento sia opportuno per la Germania incrementare i propri investimenti così come è anche un buon momento per consentire un incremento dei salari, questo consentirà anche una crescita della domanda interna che alimenterà la produzione di qualità. Lo stesso vale per l’Italia». Poi la Atkinson entra in maggiore dettaglio offrendo una spiegazione del surplus, l’altra faccia della medaglia di quanto detto poco sopra: «in una certa misura l’attuale surplus della Germania riflette il fatto che i consumatori tedeschi stanno risparmiando e la popolazione sta invecchiando ma, torno a dire, riflette anche il fatto che non c’è una domanda abbastanza forte nei consumi e negli investimenti. Quindi l’incoraggiamento pubblico per una crescita dei salari, affiancato da un aumento della produttività e da grandi investimenti nelle infrastrutture aiuterebbe a riportare l’equilibrio». Un altro strumento per ampliare la domanda e la crescita che alcuni, come Larry Summers, considerano afflitte da una stagnazione “secolare” è il rilancio dei commerci. Si è finalmente firmato il TPP per liberalizzare gli scambi sul Pacifico, ora si dovrà procedere con il TTIP per fare lo stesso nell’area Atlantica: «Credo che il TTIP sarà molto importante ed è certamente un focus importante per gli Stati Uniti e per i nostri colleghi europei – dice ancora la Atkinson - è uno dei punti della nostra agenda ogni volta che ci incontriamo. Ma quando ci incontreremo per il G20 ci saranno discussioni che includeranno tutti i paesi non solamente quelli coinvolti nel TTIP, i commerci la loro liberalizzazione per il rilancio economico riguarda tutti». In agenda si parlerà anche di tassi di interesse (vedere altro articolo in questa pagina) e di ambiente. Si chiederà di indirizzare molti degli investimenti verso progetti economici “verdi”. Per la Cina non sembrano esserci eccessive preoccupazioni per il passaggio da tassi di crescita del 7% a tassi che potrebbero essere del 6%.

Ci si trova in una fase di “atterraggio morbido” che potrebbe essere molto sano, il passaggio cioè da un traino assoluto delle esportazioni a un traino della domanda interna. Ed ecco che si torna sulla domanda elemento centrale del dibattito economico. Si parlerà anche di regole e supervisione dei servizi finanziari, della sottile differenza fra elusione ed evasione fiscale e dell’importanza di rafforzare le regole per la trasparenza del settore bancario. E visto che il G20 è in Turchia, sappiamo che si darà anche ampio spazio all’agenda politica, alle instabilità regionali in Medio Oriente, alle azioni per contrastare Isis, al problema dei rifugiati. Ma anche su questi fronti, a parte le azioni diplomatiche e militari, si dovranno mettere a punto progetti economici per dare sostenibilità alla crescita nel dopo crisi fra i paesi devastati dalla guerra, di modo che questo G20 turco non sia ricordato sul piano politico come il vertice che ha fatto i conti sulla distruzione, ma piuttosto come il vertice della speranza.

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