Commenti

«Andare in direzione dell’Europa»

  • Abbonati
  • Accedi
l’intervento di Ignazio Visco

«Andare in direzione dell’Europa»

«Di fronte anche ai rischi gravi di tipo geopolitico, l’unica risposta è andare in direzione dell’Unione politica europea». Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, parla per ultimo al convegno di celebrazione dei quarant’anni della società di consulenza Prometeia, dopo che l’intervento di Romano Prodi ha lasciato emergere accenti piuttosto pessimistici sull’attuale forza di coesione del progetto europeo e dopo che l’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, ha sottolineato l’esigenza vitale per l’Italia di cogliere l’occasione delle tecnologie digitali.

Anche Visco, stavolta, non parla di politica monetaria (che va confinata al breve termine, rimarca) ma sceglie temi di lungo periodo, come il processo di costruzione europea e la necessità di governare la fase intermedia della rivoluzione tecnologica, quella che presenta i rischi maggiori per chi è più legato ai ruoli di una vecchia organizzazione del lavoro. Sull’Europa: «Si dice spesso che bisogna rendere l’unione monetaria ed economica più completa» afferma Visco «ma il problema non è solo quello di perseguire la successione delle fasi di un unione monetaria, bancaria e fiscale. Il punto è fare fronte a una mancanza di visione politica» anche perché «oltre alla reazione agli attacchi, serve sangue freddo per cogliere i problemi di lungo termine».

Quanto all’Italia e alle sfide di fondo della politica economica, secondo il Governatore «la ripresa della produzione e dell’occupazione che oggi si osserva, è il segno, ancora debole, di un’inversione del ciclo economico, favorita anche dalla revisione degli assetti istituzionali e contrattuali portata avanti negli ultimi tempi». Ci sono, certamente, riforme strutturali importanti varate di recente. Per esempio, secondo il governatore «una grande riforma strutturale è la costituzione dell’Autorità contro la corruzione, per consentire a chi deve investire nel Paese di farlo con una certa sicurezza». Tra le altre «riforme fondamentali» Visco ricorda la necessità di garantire «l’efficienza dei servizi pubblici» e «la legalità da tutelare». Ma, osserva, «una volta che i segnali congiunturali si saranno consolidati, non dovremo leggere in questo rimbalzo ciclico, seguìto a una lunga e pesante recessione, l’indicazione che sono state risolte le difficoltà di crescita dell’economia italiana. Le tendenze già in atto e quelle che potranno discendere dagli avanzamenti tecnologici, impongono una lunga transizione verso una nuova organizzazione dell’economia e della società».

È noto che il numero uno di Bankitalia consideri la scommessa sull’investimento in conoscenza un elemento cruciale per affrontare le sfide future. Un nodo altrettanto importante, a suo parere, riguarda la necessità di sostenere la domanda e attenuare l’impatto negativo che la rivoluzione tecnologica può avere, nella transizione, sulla distribuzione del reddito. Il problema da porsi, secondo Visco, è infatti: «Chi comprerà i beni e i servizi prodotti dai robot?». Di qui l’attenzione al sistema del welfare, che nel futuro andrà ridisegnato: «Per la sua genesi storica- ha detto ieri- il welfare italiano è fortemente tarato sulla figura di un lavoratore occupato a tempo pieno e a tempo indeterminato. Ma in Italia a fronte di uno sviluppato sistema pensionistico, solo nell’ultimo decennio sono stati ridisegnati i sussidi di disoccupazione» avvicinandoli all’Europa, mentre «continuano a difettare le politiche attive del lavoro» e «manca un sostegno al reddito per le persone in condizioni di bisogno».

L’ultima questione, ma non certo la minore, secondo Visco riguarda la necessità di rafforzare il processo produttivo, scommettendo sull’innovazione. Infatti «di fronte alla minaccia per i livelli dell’occupazione, la strada non può essere quella luddista di frenare il progresso tecnologico tout court» se non altro perché, come già diceva David Ricardo, «il risultato che si otterrebbe sarebbe quello di far trasferire il progresso all’estero».

© Riproduzione riservata