Su tutto oggi in America prevale il più ancestrale degli istinti umani, quello della paura, della paura di un nemico invisibile.
È la paura del nemico invisibile ad aver cambiato la campagna presidenziale: a destra si parla di guerra, a sinistra di disarmo civile. E invece di diminuire, la polarizzazione aumenta.
Basti vedere il New York Times di ieri: mai successo che ci fosse un editoriale in prima, tanto più per chiedere il controllo della vendita di armi e munizioni. Un messaggio condivisibile, ma fuori tempo e fuori luogo. È quel messaggio del New York Times e la reazione blanda di Barack Obama, che parla anch’essa di controllo delle armi, che ci dà la misura del “cultural divide” che domina improvvisamente questa campagna elettorale. E della difficoltà della sinistra, davanti a una destra aggressiva che cavalca i messaggi arrabbiati di Donald Trump o quelli provocatori di Ted Cruz: il giorno dopo l’attacco di San Bernardino è andato a un poligono di tiro. Altro che abolire il Secondo Emendamento della Costituzione, semmai oggi nel ventre molle delle grandi pianure americane, nei fitti boschi del nord est e nei grandi smisurati satelliti suburbani, il Secondo Emendamento diventa Vangelo: una cosa, si dice, è l’eccidio di un folle in una scuola, un’altra è l’attacco di terroristi ispirati dall’estremismo islamico. E non siamo neppure davanti ai rischi più pericolosi. Ho sentito l’altro giorno al Council on Foreign Relations l’ex segretario alla Difesa William Perry prevedere che entro un anno in America potrebbe esserci una bomba sporca: «Al Pentagono abbiamo un orologio che indica quanto siamo lontani da un attacco nucleare, con le lancette sulle ore 12 come scandenza per un attacco. Durante la Guerra Fredda eravamo a 12 meno dieci. Nei momenti più tesi siamo arrivati a 12 meno cinque. Oggi io credo che siamo a 12 meno tre».
Per questo dopo San Bernardino la campagna elettorale americana è già cambiata radicalmente. Chris Christie, debolissimo per lo scandalo del “traffico”, per aver dimostrato «cattiveria e abuso di potere», è improvvisamente tornato in gioco. Donald Trump ha consolidato la sua posizione di testa, è risalito di nove punti in un mese ed è in testa alle preferenze sia in Iowa che in New Hampshire. Giusto o sbagliato che sia, l’America oggi vuole ascoltare un duro. Hillary, che pure ha l’esperienza, per poter capitalizzare su un messaggio forte, riflette per ora la posizione della base: «Dobbiamo controllare i movimenti de terroristi su Internet e impedire che riescano a entrare in possesso di armi». Ma torniamo al testo del Secondo Emendamento: «Una ben regolata Milizia, necessaria per la sicurezza di uno Stato libero, il diritto del popolo ad avere e portare armi non sarà violato». Quando gli attenatori erano dei folli frustrati, la necessità di una “milizia” sembrava fuori del tempo. Oggi, soprattutto se ci saranno altri attacchi, diventa oggetto di culto. I democratici, per tenere il passo dovranno reagire in modo diverso. A partire dal Presidente Obama che ancora non ha pronunciato un discorso alla Nazione, perché il nemico è fra noi, mimetizzato nella normalità del vicino della porta accanto.
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