Commenti

La «leadership morale» della Merkel vista dagli Usa

  • Abbonati
  • Accedi
PERSONAGGIO DELL'ANNO DI «TIME»

La «leadership morale» della Merkel vista dagli Usa

L'annuale charade della scelta dell'uomo dell'anno da parte del settimanale «Time» è una delle immancabili tradizioni pagane delle festività, come l'accensione delle luminarie a Oxford Street a Londra e i fuochi d'artificio di Capodanno sulla baia di Sydney. Quest'anno, i giornalisti della rivista americana hanno puntato su una donna, il cancelliere tedesco Angela Merkel. Scelta inusuale, dato che in quasi novant'anni, l'uomo dell'anno è stato quasi sempre, appunto, un uomo, nonostante dal 2000 il titolo sia stato modificato nel più politicamente corretto «persona dell'anno»”. Uniche eccezioni, in passato, Wallis Simpson, duchessa di Windsor, la regina Elisabetta d'Inghilterra e, nel 1986, la presidente delle Filippine, Corazon Aquino.

Sono passati insomma più di trent'anni da quando i giornalisti di «Time» sono stati capaci di individuare una donna meritevole dell'alloro. E, singolarmente, hanno scelto Angela Merkel proprio nel momento in cui l'inossidabile cancelliere, figura dominante della politica europea, è maggiormente in difficoltà sul fronte interno. Qualcuno in Germania ha osservato ironicamente che la signora Merkel è più popolare negli Stati Uniti che nel Paese che governa ormai da oltre dieci anni. Del resto, poche settimane fa, il settimanale inglese «The Economist» aveva a sua volta dedicato la copertina ad Angela Merkel definendola «l'europea indispensabile».

La motivazione di «Time» elogia il cancelliere per «aver chiesto più di quello che la maggior parte dei politici avrebbe osato fare, per esser stata salda contro la tirannia come contro la convenienza, e per aver fornito una leadership morale incrollabile in un mondo dove questa scarseggia». Il settimanale fa riferimento alla soluzione della crisi greca e alla linea adottata dal capo del Governo tedesco nell'opporsi alla Russia sull'Ucraina e (il «furto strisciante» di Putin) e nell'aprire le porte ai rifugiati dalla Siria.

È stato proprio questo ultimo tema a provocare dall'estate scorsa una caduta della popolarità, fino ad allora stellare, del cancelliere. E magari a influenzare la scelta, date le recenti polemiche negli Stati Uniti contro la posizione anti-islamica e anti-immigrazione del candidato repubblicano Donald Trump (che comunque si è piazzato al terzo posto, dietro al capo dei terroristi dell'Isis, Abu Bakr al Baghdadi, segno che la classifica non è necessariamente un segnale di apprezzamento). Il quale Trump ha commentato piccato che «hanno scelto la donna che sta rovinando la Germania».

In Germania, nelle ultime settimane, i sondaggi di Angela Merkel si sono stabilizzati, anche se domenica si apre il congresso del suo partito, la Cdu, che per il cancelliere sarà il più difficile da molti anni a questa parte, proprio per la controversia legata alla politica di apertura ai rifugiati, che ha creato una robusta fronda interna e rafforzato il partito xenofobo AfD.

© Riproduzione riservata