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Perché è necessaria un’agenzia a difesa dei risparmiatori

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banche e regole

Perché è necessaria un’agenzia a difesa dei risparmiatori

Il fallimento di quattro piccole banche locali è un fenomeno circoscritto, ma rischia di avere ripercussioni più vaste se contribuisce ad aumentare la sfiducia dei risparmiatori. Quando la sfiducia prevale si rischia di fare di ogni erba un fascio, non distinguendo tra le molte banche solide e poche pericolanti.

Nel frattempo la sfiducia rischia di aumentare. Per evitare che questo succeda bisogna garantire al risparmiatore che si affaccia allo sportello trasparenza e comprensibilità - come ha ricordato sul Sole Roberto Napoletano. Come possiamo consentire ai risparmiatori italiani di mantenere la fiducia nel nostro sistema di risparmio?

Il primo passo è riconoscere la ragione della sfiducia. La sfiducia è la risposta agli inganni finanziari direttamente sperimentati o osservati tramite i media. Ma rischia di essere accresciuta dalla consapevolezza che in Italia nessuna autorità è preposta specificamente alla protezione del risparmiatore.

Non lo è Consob che accanto alla «tutela degli investitori», annovera la «stabilità e il buon funzionamento del sistema finanziario». Ancor meno lo è Banca d’Italia che ha come mandato principale la stabilità del sistema bancario.

Questo non vuol dire che a queste due istituzioni, in particolare alla Consob, non siano stati assegnati vari compiti a difesa dei risparmiatori. Ma significa che entrambe non hanno la difesa dei risparmiatori nel loro Dna. Sarebbe sciocco pensare di poter risolvere questo problema semplicemente rimpiazzando i vertici dei due istituti. È la cultura di entrambe queste istituzioni che andrebbe cambiata. Ma non è possibile cambiarla senza cambiare la loro missione fondamentale e questo sarebbe pericoloso. Il buon funzionamento dei mercati finanziari e la stabilità del sistema bancario sono obiettivi essenziali, che non possono essere eliminati e vanno anzi rafforzati. Ergo la necessità di una nuova istituzione unicamente dedicata alla difesa dei risparmiatori.

È la conclusione cui sono arrivati gli Stati Uniti dopo la crisi del 2008, quando dovettero affrontare un simile crollo di fiducia. Crearono un’autorità per la Protezione finanziaria dei consumatori (Consumer financial protection bureau, Cfpb), la cui funzione è di «rendere le regole più efficaci, farle rispettare in modo coerente ed equo, e di ... mettere i consumatori nelle condizioni di prendere un maggiore controllo sulla loro vita economica». A tal fine il Cfpb fa si che «i prezzi siano esibiti in modo cristallino, che i rischi siano ben visibili e che niente sia sepolto nelle postille di moduli e prospetti cosicché nessun venditore di prodotti finanziari possa usare pratiche abusive, scorrette o ingannevoli». In altre parole, è l’autorità che introduce le regole di trasparenza richieste dal manifesto del Sole. Avessimo un Cfpb non staremmo oggi a discutere di chiarezza dei prospetti, come reclamato da Renzi nel discorso di fine anno. L’obiettivo della semplicità e della comprensibilità di quanto comunicato al risparmiatore è nel Dna di questa istituzione.

Avere un singolo obiettivo rende un’istituzione più efficace e più politicamente responsabile. Più efficace perché è più facile gestire un’organizzazione quando c’è un singolo e ben identificato obiettivo. Più politicamente responsabile perché è immediata l’identificazione della responsabilità rendendo impossibile lo scaricabarile tra istituzioni cui si assiste quando le funzioni sono condivise o sovrapposte.

Un singolo obiettivo assegnato a un’istituzione specializzata rende anche più difficile alle banche distorcere le regole a loro vantaggio. Per esempio, nel 2010 la Consob eliminò l’obbligo di riportare nei prospetti delle emissioni obbligazionarie le probabilità dei vari scenari, che allertano i risparmiatori del rischio specifico di ogni strumento. Questa decisione fu giustificata con l’esigenza di favorire il ricorso delle banche al mercato. Il potenziale rischio di abusi fu ignorato perché non essendoci nessuna istituzione che avesse il compito di ergersi a protezione dei risparmiatori era più facile cedere alla pressione delle banche. Ci fosse stato un Cfpb questa decisione sarebbe stata molto più controversa. Avrebbe attirato l’attenzione del dibattito politico e avrebbe costretto chi prendeva questa decisione ad assumersene anche la responsabilità politica (e non scaricarla sull’Unione europea).

Il testo della nostra Costituzione enuncia che la Repubblica tutela il risparmio. Una parte essenziale è la protezione di chi lo produce da abusi di chi lo gestisce. Oltre a realizzare il dettato costituzionale, la creazione di un’autorevole Cfpb italiana sarebbe un segnale forte che i risparmiatori, così protetti, possono ripristinare la loro fiducia nel sistema.

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