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Bonus assunzioni, spinta di fine anno

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i dati sul mercato del lavoro

Bonus assunzioni, spinta di fine anno

In vista della scadenza di fine anno il mix tra il bonus assunzioni e le nuove regole introdotte dal Jobs act sui nuovi contratti a tutele crescenti, sta producendo i suoi frutti sul mercato del lavoro. Le aziende che avevano in programma di assumere, hanno deciso di farlo beneficiando del forte incentivo introdotto dalla scorsa legge di stabilità, prima del passaggio al nuovo regime che ha ridotto importo e durata.

È l’occupazione stabile a trainare a novembre il mercato del lavoro: i 30mila occupati in più registrati tra ottobre e novembre, sono il risultato di un incremento di 40mila contratti permanenti, 28mila autonomi, a cui vanno sottratti 32mila contratti a termine in meno. Se poi si allarga l’orizzonte, con il confronto tra novembre 2015 e 2014 (quando non esisteva il bonus), gli occupati permanenti sono 141mila in più, e rappresentano la gran parte dei 206mila occupati in più complessivamente rilevati dall’Istat (grazie anche ai 106mila contratti a termine in più bilanciati dai 41mila autonomi in meno). Si tratta di segnali incoraggianti, attesi dagli esperti, anche se non c’è stato un vero e proprio boom occupazionale. In parte si deve alla progressiva riduzione del ricorso alla cassa integrazione che evidenzia come molte imprese abbiano iniziato a riaccendere i motori, seppur in un quadro ancora caratterizzato da incertezze, riassorbendo progressivamente i cassintegrati nel ciclo produttivo. Il monte ore complessivo degli 11 mesi del 2015, di circa 635 milioni di ore di cassa integrazione (-34,1% sul 2014), secondo le stime della Uil, equivale a 339mila lavoratori salvaguardati dalla disoccupazione.

Molte aziende si sono mosse con l’approssimarsi della scadenza del bonus che per le assunzioni a tempo indeterminato nel 2015 garantisce l’esonero contributivo fino a 8.060 euro l’anno, per una durata triennale. Il governo ha messo sul piatto con la scorsa legge di stabilità 1,9 miliardi per il 2015 (4,9 miliardi nel 2016, 5 miliardi nel 2017), insieme alle norme che semplificano i licenziamenti per gli assunti con contratto a tutele crescenti (in vigore dal 7 marzo) . I dati dell’Istat sono incoraggianti, anche se è evidente che solo con la ripresa questa tendenza potrà consolidarsi, perché gli incentivi da soli non fanno occupazione. Solo in presenza della crescita, con un aumento duraturo della domanda, gli imprenditori saranno spinti ad assumere. Altrimenti nei prossimi mesi assisteremo allo sgonfiarsi di una bolla. Il governo comunque ha creduto nell’operazione, e dallo scorso 1° gennaio sono in vigore i nuovi incentivi, di importo e durata inferiore, visto che la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato è stata ridotta al 40% con un tetto fino a 3.250 euro annui, per una durata di due anni. Il tutto finanziato dalla legge di stabilità 2016 con 834 milioni per il primo anno, che salgono a 1,5 miliardi nel 2017. Resta peraltro da capire che impatto avrà l’azione di pulizia delle false collaborazioni, avviata dallo scorso 1° gennaio, che interessa circa 500mila collaboratori, sempre per effetto delle nuove norme del Jobs act, che potrebbe produrre altri risultati in termini di occupazione stabile.

Segnali incoraggianti arrivano anche dalla riduzione del tasso di disoccupazione che torna ai livelli di fine 2012, e dalla flessione della disoccupazione giovanile. Tuttavia si tratta di una tendenza che interessa tutta l’Europa, tornata ai livelli di fine 2011. Il tasso di senza lavoro all’11,3% dell’Italia supera il 10,5% medio della zona euro e per la disoccupazione giovanile restiamo agli ultimi posti. Senza dimenticare i tanti che sono fuori dal mercato del lavoro, perchè scoraggiati: gli inattivi in un anno sono cresciuti di 138mila unità. La loro inclusione deve rappresentare uno dei prossimi obiettivi.

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