Al rientro dalla pausa estiva c’era molta speranza che il miglioramento degli indicatori economici potesse trasformarsi in un aumento più sostenuto della crescita economica. Purtroppo ciò non è avvenuto e il terzo trimestre del 2015 si chiude con un Pil in crescita dello 0,2%, in discesa rispetto al +0,3% del secondo trimestre dell’anno.
A settembre avevamo evidenziato come nonostante si dicesse che il Paese si era finalmente rimesso in moto, dalle nostre rilevazioni risultava che il Paese si era rimesso in… motorino... o in bici.
L’indicatore di sentiment sull’economia dell’Ambrosetti Club mostrava a settembre una situazione economica in leggera ripresa, ma la caduta delle prospettive future indicava l’assenza di una ulteriore accelerazione rispetto alla crescita registrata nel primo semestre dell’anno.
L’Italia ha certamente invertito la tendenza, ma troppo lentamente. Proiettando le stime di crescita attuali ci vorranno ancora 6-7 anni per tornare ai livelli di Pil raggiunti prima della crisi del 2008 e ne occorreranno 8-10 per tornare ai livelli di investimento pre-crisi. Decisamente troppi!
Se fino a pochi mesi fa potevamo contare sulle esportazioni come fattore di crescita, oggi con i tumulti che arrivano dal rallentamento della Cina e la sofferenza di molti Paesi emergenti le nostre speranze di ripresa faranno affidamento sui consumi interni privati che rappresentano oltre il 60% del Pil italiano. Una significativa e sostenibile ripresa dell’economia e dei consumi, per essere tale, deve estendersi trasversalmente alla gran parte dei settori industriali del nostro Paese, ai consumi delle famiglie al Nord quanto al Sud e agli investimenti delle imprese. Oggi, al contrario, la ripresa rimane ancorata ad alcuni settori economici e aree geografiche del Paese. Il divario tra Lombardia e Calabria in termini di Pil in parità di potere d’acquisto è pari al 135%. Questo divario tra Germania e Grecia si ferma al 68%. In sintesi, la differenza di potere d’acquisto che c’è tra il Nord e il Sud dell’Italia è doppia rispetto alla differenza che esiste tra un cittadino tedesco e un cittadino greco.
Questo rende ancora più urgente una vera e seria politica di rilancio del Sud.
Con riferimento agli investimenti delle imprese si nota una ripresa, seppur molto sottile. Vediamo un miglioramento del mercato del credito anche se i dati evidenziano una situazione a macchia di leopardo: i crediti alle imprese complessivamente sono ancora in contrazione dello 0,8% rispetto al 2014, ma si registra l’accelerazione per le imprese manifatturiere che segnano un +1,8%, evidenziando una ripresa delle attività produttive.
Per il 2016 sono previste misure di sgravio sulla fiscalità immobiliare, a cominciare dalla cancellazione della tassa sulla prima casa che dovrebbe, oltre che contribuire a soffiare su una rinnovata fiducia, rinvigorire il settore che più di tutto ha sofferto durante la crisi: le costruzioni. La ripresa di questo settore aiuterebbe in modo decisivo il ritorno verso un sentiero di crescita considerando che, dal 2008, si sono persi 500 mila posti di lavoro, pari al 25% di tutti gli occupati nelle costruzioni.
Note positive per il 2016 non mancano, anche se dipendiamo molto da fattori esterni. Uno dei più importanti è l’azzeramento del costo del debito per l’Italia che, di recente, ha collocato BTP a due anni a tassi zero e Bot a 6 e 12 mesi a tassi negativi. Di fatto gli investitori pagano l’Italia per tenere i loro soldi e il tasso da pagare sul titolo a 10 anni sul nostro debito è inferiore a quello degli Stati Uniti. Fenomeno mai capitato prima nel nostro Paese. Questo dimostra la grande efficacia dell’azione della Banca Centrale Europea. Azione che durerà almeno fino a marzo 2017, ma che non è eterna.
Nella ultima rilevazione di dicembre gli indicatori dell’Ambrosetti Club Economic Indicator mostrano dei segnali di positività rispetto alla rilevazione di settembre: migliorano il sentiment economico sui prossimi mesi, l’occupazione e gli investimenti.
Gli indicatori dei grafici in questa pagina vanno letti nel modo seguente: valori sopra lo zero indicano che il sentiment è positivo e si prevede una espansione dell’attività economica.
L’indicatore di sentiment sulla situazione attuale dell’economia italiana si attesta a 26,9 punti, in leggero aumento rispetto al terzo trimestre (25), e su valori vicini a quelli registrati a giugno. Emerge complessivamente un consolidamento della situazione economica che ereditiamo dai primi tre trimestri dell’anno.
Il leggero miglioramento del sentiment economico si rafforza se letto congiuntamente all’indicatore sulle aspettative di crescita. L’indicatore sulle prospettive economiche torna in positivo. Il rimbalzo dell’indice di dicembre, rispetto a settembre, se confermato nei prossimi mesi, dovrebbe spingere la crescita economica su tassi superiori rispetto agli attuali.
Continua in modo lento, ma costante, il miglioramento delle aspettative sul mercato del lavoro. L’indicatore raggiunge il valore di 11,5, punto più alto sia del 2015 che dall’inizio delle rilevazioni. Con riferimento al settore finanziario, Fabrizio Zenoni, Managing Director di Santander Global Banking and Markets, indica come sul lato dell’occupazione non ci saranno miglioramenti. Storicamente l’industria finanziaria anticipa i trend dell’economia, ma oggi sta attraversando un eccezionale e profondo processo di trasformazione e razionalizzazione che continuerà ad esercitare pressioni dal punto di vista occupazionale.
Nel settore finanziario, pertanto, i nodi da sciogliere sono ancora molti prima di poter vedere miglioramenti nel trend occupazionale. È più probabile si possano vedere miglioramenti in alcuni settori industriali e dei servizi.
Anche l’indicatore sugli investimenti prosegue il graduale e costante miglioramento da inizio anno, segnando il massimo storico a 32,7.Gli investimenti, soprattutto in questa fase economica, sono una componente fondamentale per tornare a crescere, evidenzia Zenoni. E tra i motivi che frenano le imprese ad investire c’è la mancanza di certezza della giustizia civile, l’eccesso di burocrazia, la mancanza di chiarezza fiscale e la non prevedibilità riguardo ai tempi di recupero dei crediti. A questo si aggiunga una classe imprenditoriale non sempre preparata alle nuove sfide, che affronta con difficoltà il ricambio generazionale ed il processo di globalizzazione.
Agostino Re Rebaudengo, fondatore di Asja Ambiente Italia e Presidente di assoRinnovabili esprime preoccupazione per l’andamento del settore dell’energia rinnovabile con riguardo agli investimenti nel 2016, anche sulla base della forte contrazione registrata nel 2015 per effetto delle “misure barriera” introdotte dal Governo.
In generale, nonostante nella COP21 siano stati identificati importanti obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e i paesi partecipanti siano stati per la prima volta unanimemente concordi nell’attribuire all’uomo l’origine dei cambiamenti climatici, i tempi di attuazione sia in Italia, sia in Europa rischiano di essere molto lunghi. In tal senso gli investimenti del settore, essendo molto capital intensive, sono aiutati dai tassi molto bassi da un lato, ma frenati dalla lentezza con cui vengono prese le decisioni a livello nazionale.
In sintesi, gli indicatori dell’Ambrosetti Club Economic Indicator indicano un consolidamento dell’attuale sentiment di leggera positività con riferimento alla situazione economica, all’occupazione e agli investimenti. Il sentiment sulle prospettive future sono tornate in positivo e indicano un miglioramento della crescita rispetto ai valori attuali.
A livello generale, per Zenoni si vedono alcuni segnali di ripartenza, anche se alcune tendenze sono legate più a fenomeni fisiologici di recupero guidati dalla ricostituzione delle scorte o sostituzione degli asset detenuti, più che per l’esistenza di un trend sottostante che spinge la crescita.
Per il 2016 le prospettive rimangono positive. Molti fattori come il petrolio basso, l’Euro competitivo e i tassi bassi aiuteranno l’economia anche l’anno prossimo. In tal senso crediamo sia realizzabile la stima per l’Italia per l’anno prossimo che vede una crescita compresa tra +1,3% e +1,6%.
Realizzabile? Si. Realistica? Forse. Zenoni è convinto che ci sia il potenziale e quei tassi possano essere raggiunti, ma devono essere affrontati da subito alcuni elementi imprescindibili: la ristrutturazione del sistema bancario e una maggior chiarezza delle nuove regolamentazioni; il sistema fiscale che deve essere formulato per attrarre capitali dall’estero e incentivare gli investimenti, la giustizia civile che deve diventare efficiente e fornire certezze agli operatori economici.
Per il settore delle rinnovabili, Agostino Re Rebaudengo, evidenzia come se da un lato il prezzo del petrolio così basso può far perdere competitività alle fonti rinnovabili, questo rappresenta anche un’ opportunità per accelerare e utilizzare parte del risparmio della bolletta per investire in un settore che nel lungo periodo genererà benefici sulla salute, sull’ambiente e, quindi, economici.
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