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Se l'occasione del riscatto arriva dall'emergenza

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europa e italia

Se l'occasione del riscatto arriva dall'emergenza

Purtroppo la Ue si trova di fronte ad una nuova emergenza per non aver affrontato in tempo, ancora una volta, un macro-fenomeno com'è quello dei movimenti migratori. Ha sperato di tamponarlo ora dando tre miliardi alla Turchia per controllare i flussi verso l'Europa consentendo così ad Ankara di rivendicare anche il ruolo di partner politico indispensabile. Adesso la Ue sta assistendo, pressochè paralizzata, alla graduale corrosione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione. Nel frattempo nicchia sull'incremento di 0,2 punti percentuali di deficit sul Pil all'Italia per i costi che un Paese rivierasco affronta non solo per controllare alla frontiera (come tutti i Paesi europei interni) i migranti ma per salvarli dalla morte in mare.

Europessimismo
Sono tasselli che rischiano sia di portare l'Euro-pessimismo anche tra gli europeisti più convinti, sia di rafforzare gli Euroscettici e gli Eurodisfattisti storici. Tante sono infatti le crisi (esterne ed interne) che la Ue e la Uem non hanno affrontato bene dal 2008 affidandosi troppo (con varie acquiescenze) sia alla capacità di leadership dell'asse franco-tedesco e sia alla competenza della Commissione e della tecnocrazia europea.

All'esterno, la crisi geo-politica e geo-economica si è accentuata dal 2011 con le primavere arabe alle quali si è sommata nel 2014 quella Russo-Ucraina in assenza di una politica estera della Ue. Sono stati fatti passi indietro rispetto al periodo in cui Van Rompuy era presidente del Consiglio europeo riuscendo in quel ruolo a supplire, almeno parzialmente, a quanto non riuscivano a fare il Presidente della Commissione Barroso e il ministro europeo degli Esteri Ashton.

All'interno la crisi economica è durata cinque anni mentre l'uscita è lenta. Invece di puntare molto e subito su investimenti pubblico-privati in infrastrutture, solo adesso si arriva al Piano Juncker che procede però a micropassi. Tanto tempo va invece ai decimali del fiscal compact e alla definizione giuridica degli aiuti di stato sui quali neofiti commissari europei manifestano la loro(inutile) sottigliezza.

Non basta perciò dire che la Commissione Juncker è meglio di quella Barroso nella quale il famoso Olli Rhen per quattro anni ha distribuito bacchettate a tanti Paesi mentre il suo, la Finlandia,stava notevolmente peggiorando.

Adesso la soluzione dei problemi economici della eurozona è stata quasi interamente (ed implicitamente) delegata alla Bce che inonda di liquidità l'Europa percorrendo la strada dagli sbocchi imprevedibili dei tassi di interesse zero e negativi sui quali non si mobilitano però investimenti produttivi a lungo termine.

In questa situazione bisognerebbe che gli europeisti convinti (siano essi federalisti o confederalisti o funzionalisti) riuscissero , premendo sui rispettivi Governi, a far nascere subito una «Convenzione 2016-2017» più snella di quella che fu varata nel 2001 per elaborate la cosiddetta “Costituzione europea”. La Convenzione 2016-2017, partendo dall'elaborato dei 5 Presidenti su come “Completare l'Unione economica e Monetaria”, dovrebbe puntare ad una Cooperazione politica ed economica rafforzata per dare nel 2017 conferma di sostanza ai 60 anni dei Trattati di Roma.

Italoeuropeismo
In tutto bisogna interrogarsi su quale ruolo possa svolgere il nostro Paese. Valutiamolo considerando due casi.

Il primo caso è di politica economica estera. Nel vertice di dicembre il Presidente Renzi ha criticato la Germania ed ha chiesto che sia fatta chiarezza anche giuridica sul “doppiopesismo” tedesco che da un lato è tra i più forti propugnatori di sanzioni alla Russia e dall'altro intrattiene con essa rapporti strategici per proseguire con il raddoppio del gasdotto Nord Stream che connette la Russia alla Germania.

Sulla posizione di Renzi pare ci sia una maggioranza di Stati europei. Pur non entrando nel merito della questione, è evidente la rilevanza geo-politica e geo-economica della stessa e perciò la (distratta) Commissione dovrà dare chiarimenti in merito. Può essere che l'interesse europeo sia di andare avanti comunque con il Nord Stream ma la scelta deve essere chiara e condivisa.

Criticare Renzi perché avrebbe violato il galateo del sussurro europeo e perché potrebbe subire ritorsioni dalla Germania e dalla Commissione (che qualcuno riduce alla banalità di un funzionario italiano uscito di recente dal Gabinetto Juncker!) non ha senso.

Il secondo caso è di politica economica interna. È noto come da anni noi abbiamo proposto (spesso in collaborazione con Romano Prodi) il varo di eurobond per mettere in sicurezza una parte dei debiti pubblici nazionali e per rilanciare la crescita con investimenti infrastrutturali innovativi ed ecocompatibili.

Adesso, quasi per caso, la Uem ha a disposizione il Fondo Esm che può essere rapidamente usato a tali fini.Il fondo è solido e rodato essendo stato ben gestito dal Managing Director ,il tedesco Klaus Regling. Si aggiunga che la liquidità della Bce potrebbe andare in parte ad acquistare obbligazioni a lungo termine emesse dal Fondo.

Senza questa soluzione innovativa la convergenza tra Paesi e la crescita europea non verranno certo dal rigore (eccessivo) del fiscal compact e dall'acquisto (eccessivo) dei titoli di Stato nazionali da parte della Bce. Ecco una iniziativa che Renzi dovrebbe intraprendere con forza richiamandosi anche alle proposte (dimenticate) del Parlamento Europeo.

Il tempo è breve
L'Europa Unita è essenziale per la stabilità politica ed economica mondiale. Per questo la stessa non va abbandonata alla tecnocrazia e ai disfattisti. Il Cancelliere Merkel è una personalità politica che può dare molto all'Europa pur nelle problematicità di un Paese ammirevole ma talvolta troppo autoreferenziale. Il Presidente Renzi ha la forza di un capo di Governo intenzionato a cambiare l'Italia, un Paese rissoso che dopo lo slancio di ingresso nell'euro non ha saputo riformarsi ma che potrebbe pesare molto in Europa. L'Europa è un valore con davanti a se un tempo breve che richiede collaborazioni politiche con (almeno) due obiettivi: il Fondo Esm 2016 e la Convenzione 2016-2017.
Sarebbero due sfide “minori”rispetto a quella delleuro (1999), riuscita ma incompleta.

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