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Evasione fiscale, per i contribuenti la «prova tv»

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IMPRESE & LEGALITà

Evasione fiscale, per i contribuenti la «prova tv»

Il livello pernicioso di evasione fiscale che affligge l’Italia non ha bisogno di ulteriori commenti e approfondimenti. Sul punto, gli italiani hanno potuto ascoltare le voci dei massimi livelli istituzionali, economici, morali che richiamano, esortano, intimano. A queste voci si è unita quella del Capo dello Stato, nel discorso di fine anno. «Un elemento che ostacola le prospettive di crescita è rappresentato dall’evasione fiscale – ha detto Mattarella –. Se solo si riuscisse a dimezzarla, si potrebbero creare oltre 300mila posti di lavoro: gli evasori danneggiano la comunità nazionale e danneggiano i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero».

Il Centro studi di Confindustria, ai cui dati si è riferito il Presidente, ha fotografato il “quanto” e il “chi” evade in misura più massiccia: oltre la metà dei 122 miliardi sottratto ogni anno allo Stato provengono dall’Iva non versata (39,8 miliardi) e dai contributi non pagati (34,4); subito dopo, con 23,4 miliardi di tasse non pagate, viene l’Irpef.

A questi numeri corrispondono servizi meno efficienti o assenti, opere pubbliche sospese e pagamenti postergati, posti di lavoro cancellati, turnover bloccati per anni. Quello che c’è, lo pagano per tutti i contribuenti onesti.

All’interno di questo scenario troviamo vicende di rilievo, quale il recente accordo fiscale per decine di milioni con Apple, la voluntary disclosure seguita all’accordo con i paradisi fiscali, e incontriamo sportivi, cantanti, professionisti, imprenditori, rentier che si sono arresi all’agenzia delle Entrate o patteggiato in Tribunale.

Fin qui, tuttavia, siamo nel campo dell’evasione-elusione riducibile solo con impianti normativi più semplici e moderni, una burocrazia meno ottusa e più tecnologica e – perché no? – con le armi affilate delle Procure e delle Fiamme gialle. Tutto questo già avviene, gli sforzi sono finalmente concentrati sui bersagli grossi e i risultati si contano a milioni di euro. È tanto, ma non è tutto.

Proprio in queste settimane i contribuenti hanno un’occasione per dare una prova di maturità che dia senso alle analisi e alle considerazioni teoriche. L’occasione è fornita dal canone Rai, tra le tasse più invise, la meno onorata, evasa più o meno da un italiano su quattro. Ma lo schema che i cittadini hanno ora a disposizione è innovativo e persino paradigmatico di come potrebbe cambiare il rapporto con il Fisco.

Come è noto, il Governo ha deciso di rendere di fatto automatica la riscossione del canone, inserendola nella bolletta della luce. A fronte di ciò e prevedendo di “stanare” quel 27% di evasori, l’importo è sceso da 113,5 a 100 euro, premiando così i virtuosi e incassando anche più denaro. Per evitare di pagare due volte, o per un apparecchio che non si possiede, è sufficiente un’autocertificazione. La cui falsità, se accertata, darà luogo a sanzioni penali. Gli arzigogoli possibili – fondati o speciosi – sulle nuove modalità di riscossione possono essere tanti, i motivi di mugugno anche. Ma un punto è chiaro: preparato il terreno, la palla è stata ributtata nella metà campo dei contribuenti ed è qui la “prova tv”: quanti italiani useranno male questa autocertificazione? quanti respingeranno il generale ribasso della tassa per non pagare 100 euro e dichiareranno di non possedere alcun televisore, contando sulla (quasi ovvia) assenza di controlli ed, eventualmente, sulla lunghezza dei tempi di una sempre possibile opposizione giudiziaria?

Lo si è già visto con l’Isee per sgraffignare esenzioni non dovute, con l’abusivismo edilizio, con i biglietti del tram, con la suddivisione dei rifiuti e persino con l’età dichiarata per pagare meno nei musei.

Eppure questa volta sul banco c’è un’offerta innovativa ed esplicita, basata sulla fiducia al cittadino. Dice lo Stato: anziché promettere ribassi futuri, paghi meno fin d’ora, perché pagheranno tutti (o quasi). I margini per le rodate furbizie ci sono tutti, le scuse più o meno valide anche. Tra qualche mese sapremo cos’hanno compreso i contribuenti delle possibilità che ha il Paese di cambiare marcia e ripartire davvero.

ext.lmancini@ilsole24ore.com

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