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Più dell’istinto contano i modelli

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Scenari

Più dell’istinto contano i modelli

  • –Paul Krugman

Larry Summers, Brad DeLong e il vostro illustrissimo stanno intrattenendo una sorta di dialogo tripolare sul ruolo dei modelli in politica economica, innescato da un post pubblicato il mese scorso da Larry Summers sul suo blog a proposito delle ragioni per cui ritiene che la Federal Reserve stia facendo un errore ad alzare i tassi d’interesse. Ora siamo al secondo round, e prima di scendere nello specifico voglio chiedervi: non vorreste che la vita reale fosse così?

Persone che hanno ragionato a lungo e attentamente su questo argomento, e sulla scienza economica in generale, stanno intrattenendo una discussione seria e civile. Anche se la pensiamo diversamente come economisti, il nostro dibattito non si fonda su riflessi ideologici istintivi o slogan semplicistici. Quanto alla questione immediata dell’opportunità che la Federal Reserve alzi i tassi, siamo tutti d’accordo che non deve alzarli. Confrontate questa discussione con quello che succede di solito nel dibattito economico. Ahimè...

In ogni caso, Summers recentemente ha replicato affermando che la sua ostilità all’aumento dei tassi si basa in gran parte sull’incertezza dal lato dell’offerta. Ha anche affermato che in linea di principio non è contrario a emettere valutazioni di politica economica non basate su modelli, e ha criticato la mia lectio magistralis Mundell-Fleming del 2013, in cui sostenevo che i timori delle autorità sul rischio che i deficit possano originare una catastrofica perdita di fiducia non hanno senso. DeLong ha risposto chiedendo in che modo, esattamente, le autorità potrebbero aver ragione in questo caso.

E questo mi porta al cuore della mia posizione: io non sostengo che i modelli esistenti siano sempre una guida giusta per la politica economica, bensì che le preferenze in tema di politica economica dovrebbero essere regolate da modelli. Se non credete alle implicazioni del modello standard in un qualsiasi ambito, va bene: ma ciò non vi esime dal fornirmi un modello, o almeno un abbozzo di modello, che giustifichi il vostro giudizio istintivo.

Dopo tutto, qual è la funzione dei modelli economici? Non sono certo la Verità, però sono un modo per garantire che le storie che raccontate stiano in piedi, che includano una combinazione plausibile di comportamenti individuali e interazioni fra questi individui che si comportano plausibilmente.

Prendiamo per esempio la famosa lettera aperta del 2010 all’allora presidente della Fed, Ben Bernanke, dove una serie di economisti, strateghi e investitori chiedeva la revoca delle misure di allentamento quantitativo. I firmatari dichiaravano che «gli acquisti di attività previsti rischiano di condurre a uno svilimento della moneta e all’inflazione, e non riteniamo che possano servire, come spera la Federal Reserve, a promuovere l’occupazione». Come dovrebbe funzionare la faccenda? Avete un modello del processo di inflazione in cui un’espansione del bilancio della Banca centrale crea un aumento dei prezzi senza prima creare un surriscaldamento del mercato del lavoro? Non sto dicendo che non sia possibile, ma vorrei che qualcuno la esponesse in termini chiari, così possiamo capire se è plausibile.

Nella mia lectio magistralis Mendell-Fleming (potete leggerla qui: bit.ly/1TCYBtu), dicevo che i modelli economici più elementari non sembrano contemplare la possibilità di quelle crisi di fiducia che le autorità temono, e che non riuscivo a trovare nessun modello alternativo plausibile che giustificasse tali paure. Non dicevo: «Il modello mostra che vi sbagliate»; dicevo: «Fatemi vedere il modello».

La ragione per cui mi dilungo su queste cose è che dal 2008 in poi non abbiamo fatto altro che vedere politici e alti funzionari che rifiutavano o ignoravano il messaggio dei modelli macroeconomici più elementari in favore di istinti che riflettono (quando non sono completamente campati per aria) esperienze che vengono da contesti economici molto diversi. E questi istinti hanno dimostrato ripetutamente di essere sbagliati, mentre i modelli di base se la sono cavata brillantemente.

I modelli non sono sacri, ma la disciplina di ragionare sulle cose in termini di modelli è importantissima.

Traduzione di Fabio Galimberti

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