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Investimenti pubblici, è l’ora del rilancio

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Driver in crescita

Investimenti pubblici, è l’ora del rilancio

L’idea che gli investimenti pubblici in infrastrutture siano un driver imprescindibile della crescita economica ha sempre avuto influenza sui politici dei Paesi poveri. Era alla base dei programmi di assistenza allo sviluppo post Seconda guerra mondiale. Ed è quanto sostiene la Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (Aiib), a guida cinese, che mira a colmare il presunto gap infrastrutturale da 8mila miliardi di dollari della regione.

Questo tipo di modello di crescita guidata da investimenti pubblici è stato a lungo fuori moda. A partire dagli anni 60 gli economisti hanno consigliato i politici di evitare di porre un accento eccessivo su settore pubblico, capitale fisico, e infrastrutture, e di dare priorità a mercati privati, capitale umano e riforme di governance e istituzioni.

Se si osservano i Paesi che, nonostante il rafforzamento delle turbolenze globali, sono ancora in crescita a ritmi sostenuti, si troverà che gli investimenti pubblici stanno svolgendo un ruolo importante.

In Africa, l’Etiopia rappresenta la storia di successo più sorprendente degli ultimi dieci anni. La sua economia è cresciuta a un tasso medio annuo superiore al 10% dal 2004, che si è tradotto in una riduzione della povertà e un miglioramento delle condizioni sanitarie. Il Paese è dotato di scarse risorse, e non è riuscito a trarre vantaggi dai cicli espansivi dei prezzi delle commodity, a differenza di molti Paesi continentali in condizioni simili. Non hanno svolto un ruolo significativo neppure la liberalizzazione economica o le riforme.

La rapida crescita è stata, invece, il risultato di un massiccio incremento di investimenti pubblici, dal 5% del Pil nei primi anni 90 al 19% nel 2011 – il terzo tasso più alto del mondo. Il governo etiope ha continuato la spesa, costruendo strade, ferrovie, centrali elettriche, ed un sistema di estensione agricola che ha migliorato la produttività nelle aree rurali. Le spese sono state finanziate in parte da aiuti esteri e in parte da politiche eterodosse (come la repressione finanziaria) che hanno incanalato il risparmio privato verso il governo.

Anche in India, la crescita è sostenuta da un aumento degli investimenti, che ammontano a circa un terzo del Pil. Gran parte di questo incremento è dovuta a fonti private, e riflette il progressivo allentamento dei freni nei confronti del settore imprenditoriale a partire dai primi anni 80. Ma il settore pubblico svolge un ruolo importante. Oggi, sono gli investimenti pubblici in infrastrutture che aiutano a sostenere la dinamica di crescita dell’India. «I due settori che frenano l’economia sono gli investimenti privati e le esportazioni», dichiara il capo consigliere economico del governo, Arvind Subramanian. «Ecco perché gli investimenti pubblici colmano il gap».

In America Latina, la Bolivia è uno dei principali esportatori di minerali rari che sia riuscito ad evitare il destino degli altri nell’attuale fase di recessione del prezzo delle materie prime. La crescita annua del Pil dovrebbe rimanere al di sopra del 4% nel 2015, in una regione dove la produzione complessiva si va riducendo. Molto di questo ha a che fare con gli investimenti pubblici, che il presidente Evo Morales considera il motore dell’economia boliviana. Dal 2005 al 2014, gli investimenti pubblici totali sono più che raddoppiati rispetto al reddito nazionale, dal 6% al 13%, e, nei prossimi anni, il governo intende aumentare ulteriormente il rapporto.

Sappiamo che gli incrementi degli investimenti pubblici, proprio come i boom delle materie prime, troppo spesso finiscono in lacrime. I ritorni economici e sociali declinano e il denaro si prosciuga, ponendo le basi per una crisi del debito. Uno studio dell’Fmi rileva che, dopo alcuni effetti positivi, la maggior parte dei progetti di investimento pubblico traballa. Ma molto dipende dalle condizioni locali. Gli investimenti pubblici aumentano la produttività di un’economia per molto, anche un decennio o più. Possono anche catalizzare gli investimenti privati, e vi sono evidenze che questo è successo in India negli ultimi anni.

I benefici potenziali degli investimenti pubblici non si limitano ai Paesi in via di sviluppo. Oggi, potrebbe verificarsi che siano le economie avanzate del Nord America e dell’Europa occidentale a cercare di trarre il massimo vantaggio dall’incremento degli investimenti pubblici nazionali. All’indomani della grande recessione, ci sono molti modi in cui queste economie potrebbero mettere a frutto la spesa pubblica aggiuntiva: per incrementare domanda e occupazione, ripristinare infrastrutture fatiscenti, e promuovere ricerca e sviluppo, in particolare nel settore delle tecnologie verdi.

Tali argomenti sono in genere contrastati per obiezioni relative ad equilibrio fiscale e stabilità economica. Ma l’investimento pubblico è diverso da altri tipi di spese ufficiali, come le spese per gli stipendi del settore pubblico o i trasferimenti sociali. Gli investimenti pubblici servono ad accumulare beni, piuttosto che consumarli. Fino a quando il ritorno su quei beni supera il costo dei finanziamenti, gli investimenti pubblicirafforzano il bilancio del governo. Non sappiamo come andranno a finire gli esperimenti in Etiopia, India e Bolivia; così si richiede cautela prima di compiere estrapolazioni da questi casi. Ciò nonostante, tutti e tre sono esempi a cui altri Paesi, compresi quelli sviluppati, dovrebbero guardare in quanto sono alla ricerca di strategie di crescita sostenibili in un contesto economico globale sempre più ostile.

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