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La debolezza della Merkel e la forza dell’economia

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germania e europa

La debolezza della Merkel e la forza dell’economia

È opinione prevalente che gli ultimi mesi abbiano esposto i limiti politici di Angela Merkel e che ci sia ragione di sentirsi come Heinrich Heine, incapaci di prender sonno al pensiero della Germania. Eppure con un po’ di spirito di contraddizione, anche in queste ore buie, si può invece sperare che quello che sta succedendo nella società e nell’economia porti trasformazioni profonde e positive nella mentalità tedesca. Cambiamenti così distanti dalla tradizione culturale del paese da non poter emergere se non in modo conflittuale: un cancelliere a Berlino che difende la società aperta e un ministro dell’economia che crea surplus di bilancio aumentando la spesa pubblica.

Nonostante alcuni significativi passi indietro, Angela Merkel sta tuttora difendendo le politiche di accoglienza umanitaria dei profughi. Ieri la cancelliera ha alzato il livello retorico denunciando che «c’è qualcosa che non va nei nostri valori se 500 milioni di europei non riescono ad accogliere 1,5 milioni di siriani», opponendo una kantiana buona volontà alla paura che ha colto il paese dopo l’apertura dei confini di inizio settembre e i terribili fatti di Colonia. E alzando la testa di fronte ai suoi oppositori di destra, secondo cui il processo di integrazione degli immigrati in Germania sarà interminabile e vano.

Merkel sta riprendendo coraggio perché anche il secondo attacco nel giro di un mese alla sua leadership sembra destinato a rientrare. Al primo tentativo, a metà dicembre, era mancato l’appoggio decisivo dell’unico possibile antagonista della cancelliera, il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, troppo preoccupato per il degradato contesto europeo. Il secondo tentativo di spingerla alle dimissioni, in atto in questi giorni, è destinato a spegnersi da sé per la modestia culturale dei congiurati, per le ragionevoli contromisure adottate dopo i fatti di Colonia, e non ultimo per il buon andamento dell’economia.

Alcune decine di deputati della Cdu-Csu stanno raccogliendo firme tra i membri della frazione parlamentare per un voto di sfiducia alla politica della cancelliera da tenere il 26 gennaio. Ma chi è vicino a Merkel è convinto che la mozione risulterà minoritaria. Alla cancelleria citano tre sorprendenti ragioni per avere fiducia nella sopravvivenza politica di Angela Merkel: lo stallatico, l’afasia e lo spirito del tempo. L’odore di stallatico, la politica fatta dalla strada, è la modesta virtù provinciale in cui si riconoscono gli oppositori interni, gli stessi che avevano condotto dure campagne contro l’euro e i paesi del sud. L’afasia simboleggia la presunta inibizione alla protesta che gli eventi di Colonia avrebbero dovuto scardinare muovendo nel paese una pulsione nazionalista che invece per ora resta sotto controllo. Infine lo spirito del tempo è la continua crescita del benessere dei tedeschi.

Sullo sfondo, ci sono le idi di marzo, con l’inizio di un ciclo di elezioni regionali. Si prevede che i neo-nazionalisti di Alternativa per la Germania otterranno tra il 15 e il 20% in Sachsen-Anhalt, forse di più se i casi di Colonia alimenteranno l’ideologia della distinzione etnica. È un dato scioccante, ma questo non farà che aumentare la probabilità di un governo regionale di grande coalizione tra Cdu e Spd, cioè la stessa alleanza che a livello federale sostiene la cancelliera. Un tale risultato restituirà centralità politica a Merkel e alla sua politica, di cui passo passo potrà correggere gli errori più gravi.

La forza della cancelliera d’altronde si basa sulla solidità economica del paese. I buoni dati diffusi ieri sono significativi non tanto per il ritmo della crescita del paese (1,7% nel 2015), ma per la sua composizione. I consumi privati aumentano al ritmo più alto dal 2000, grazie alla bassa disoccupazione e al calo dei prezzi energetici che sostiene i redditi reali delle famiglie. Il ministro Schäuble prenderà atto che il deficit non è aumentato nonostante la crescita della spesa pubblica. Il bilancio ha avuto un effetto espansivo grazie a una riforma più generosa delle pensioni (il cui effetto sui consumi privati è molto forte) e - attenzione - alle spese stanziate per l’accoglienza degli immigrati. Dal punto di vista della dottrina tedesca l’effetto paradossale è che gli stimoli di politica monetaria e quelli fiscali hanno prodotto non un deficit ma un surplus di bilancio più alto del previsto, pari a 0,5% del Pil. Poiché Schäuble ha annunciato che il surplus coprirà le spese per i rifugiati nel 2016, Berlino potrebbe entrare in un circolo di spesa pubblica più alta del previsto (nel 2015 è cresciuta del 2,8%) che produce surplus - non deficit - di bilancio e che tutto ciò renda più facile realizzare le politiche umanitarie necessarie a ogni società che vuole rimanere una società aperta.

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