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L’«antico» conflitto genitori-figli

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L’«antico» conflitto genitori-figli

Zeus. Zeus poteva riprodursi anche senza usufruire della collaborazione femminile.

Gravidanze. Zeus, deciso a continuare la maternità al posto della moglie, la ingoiò. Quando fu tempo di doglie, trovandosi il bambino nella testa, queste non poterono che manifestarsi sotto forma di emicranie. Atena, dea della guerra, nacque grazie ad un colpo d'ascia di Efesto sulla testa di Zeus.

Seme. Telemaco, figlio d’Ulisse, rispondendo ad Atena che gli domandava del padre, così si espresse: «… di lui mi dice la madre, ma io non lo so. Nessuno da solo può sapere il suo seme».

Pater. A Roma la patria potestas non si raggiungeva al compimento della maggiore età, ma durava fino a quanto il pater familias era in vita.

Pederastia. La pederastia, cioè il rapporto di un ragazzo con un adulto, era fondamentale per la formazione intellettuale e morale dei ragazzi greci. «A garantire che il ragazzo non cedesse con leggerezza, ma solo di fronte a un corteggiamento “serio”, stava un preciso codice di comportamento; un codice che, con le ovvie e dovute differenze, assomigliava a quello che alcuni decenni or sono regolava il comportamento degli uomini che corteggiavano a scopo matrimoniale una ragazza “per bene”, nonché quello della ragazze che ne erano oggetto».

Età. L’età giusta per sposarsi secondo Aristotele: «diciotto [anni, Ndr] per le donne e circa trentasette per gli uomini, in quel caso i figli prenderanno il posto del padre al momento massimo della loro forza, quando i padri avranno raggiunto i settant’anni».

Teseo. Teseo fu un figlio sbadato e un padre crudele. Quando da giovane fu sorteggiato tra gli ateniesi come il prescelto da mandare in sacrificio al Minotauro, ne uscì salvo. Di ritorno dall’impresa però dimenticò di issare la vela bianca, quella che stava a significare la vittoria. E il padre Egeo, disperato, si gettò in mare. Come padre non fu da meno, provocò la morte del figlio Ippolito, ingiustamente accusato dalla matrigna di averla sedotta.

Figli. «Mentre non è permesso al figlio scacciare il padre sia permesso al padre scacciare il figlio. Infatti chi è in debito deve restituire, e il figlio, per quanto faccia, non avrà mai compiuto qualcosa degno dei benefici ricevuti, per cui è sempre in debito: e quelli che sono in credito hanno il potere di scacciare, e la stessa cosa può fare il padre». (Aristotele, Ethica Nicomachea, VIII, 1163 b).

Genitori. Chi aspirava a ricoprire cariche pubbliche doveva dimostrare di avere i necessari requisiti etici. Nello scrutinio che permetteva di valutare il candidato, detto dokimasia, oltre alle consuete domande di rito, veniva chiesto: «Tratti bene i tuoi genitori?».

Vecchi. «Voi non ci assistete nella vecchiaia in modo degno di quelle famose battaglie da noi combattute sul mare: ci maltrattate, permettete che, trascinati nelle liti, noi veniamo derisi da oratori giovincelli: non valiamo nulla, siamo vecchi arnesi duri d’orecchio che hanno come bastone Poseidone protettore». [Aristofane]

Bambini. «I vecchi sono due volte bambini». (Aristofane, Le nuvole)

Forti. La favola dello sparviero e dell’usignolo: «Un giorno […] lo sparviero, affamato, aveva afferrato con gli artigli ricurvi un usignolo “dal collo multicolore”, che cantava sul ramo di un albero. E alle preghiere di quello, che lo implorava di liberarlo, così aveva risposto: “È folle chi vuole opporsi ai più forti:/ non ottiene vittoria e oltre alla vergogna subisce il dolore”». (Esiodo, Opera et dies, vv. 202 sgg.)

Notizie tratte da: Eva Cantarella, Non sei più mio padre. Il conflitto genitori e figli nel mondo antico, ed. Feltrinelli, Milano, pp. 160, 14 euro.

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