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Sugli abusi edilizi la politica ignora la stessa lezione

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imprese & legalità

Sugli abusi edilizi la politica ignora la stessa lezione

Sulla tempesta mediatica originata dalla piccola storia politico-giudiziaria di Quarto, molto si è scritto e ascoltato: sul livello di moralità dei partiti, sulla loro capacità di selezionare i candidati, sul controllo effettivo delle centrali politiche sui territori. Il fatto è arcinoto.

A soli sei mesi dal voto, le indagini della Procura di Napoli portano alla luce i legami tra un consigliere (ora ex) del M5S e ambienti di camorra. Quarto – 18 chilometri da Napoli, una trentina da Casal di Principe – è in un’area ad alto rischio, ma le urne quartesi decretano l’impensabile: in Municipio si insedia una giunta antipolitica grazie agli oltre 9mila voti conquistati dai 5 Stelle. Impensabile? Nemmeno troppo per i malavitosi locali, i quali – fiutato il vento – sostengono proprio le liste di Grillo. Il numero più alto di preferenze va a Giovanni De Robbio, controllato da vicino dagli inquirenti, che così scoprono i suoi tentativi di favorire precisi interessi, comprese pressioni sulla sindaca Rosa Capuozzo, che si sarebbero spinti fino al ricatto per un vecchio abuso edilizio nella sua abitazione. Fatti di non grande rilievo, se non fosse per il colore della Giunta, quei Cinque stelle che schiaffeggiano manchevolezze e vizi della “vecchia” politica. Da qui gli scambi incrociati di accuse, la rincorsa alla primazia morale, le minacce di querela, la derisione acida per le ingenue tricoteuses, risultate facili prede della complessità, ogni volta che il voto le porta dall’opposizione al potere. Polemiche trite e vacue, di cui l’Italia è vittima perché dai terremoti agli immigrati, dalla Cina alle frane, tutto viene ridotto a materia da ring televisivo.

Lungi dall’aver tratto lezione da Comuni commissariati, liste elettorali inquinate e voti comprati, tangenti, appalti sporchi, i partiti sprecano anche l’occasione di Quarto, degradata a propaganda utile solo ad allontanare dal voto altre migliaia di cittadini. Nemmeno una parola su temi fondamentali nuovamente rilanciati dalla caduta di Quarto, come per esempio: che metodo usare per candidare persone degne e capaci? – nemmeno una parola. Fino a sentire stupidaggini come quella di far timbrare le liste elettorali dalla Direzione nazionale antimafia. Un po’ come le imprese che, invece di attrezzarsi per sapere con chi lavorano, chiedono alle prefetture di stilare elenchi certificati. Nessuna autorità potrà mettere i cittadini al sicuro da candidati che si fingono o si considerano onesti.

La vicenda di Mafia Capitale e del sindaco Marino avrebbe già dovuto far comprendere che non si contiene il malaffare con la sola rettitudine personale. Ma niente: in pieno territorio di camorra, dove le cosche non si nascondono, ma ostentano il loro potere, un manipolo di ingenui si candida e casca negli stessi errori ampiamente documentati a Roma. E il partito di maggioranza, duramente mazzolato proprio per i suoi deficit di vigilanza capitolini, non trova di meglio che rinfacciare: «Visto? Nemmeno loro sono diversi».

Altra domanda senza risposta: come recuperare l’affezione per la partecipazione, la politica, le urne? Al ripetersi di storie analoghe, al di là di colori politici, dimensioni, latitudini, il compito si fa ogni giorno più arduo. Basta pensare che l’eventuale ricattabilità della sindaca di Quarto non si basava su frequentazioni ambigue o favori ai boss, ma su un “normale” abuso edilizio sanato in qualche modo, forse taroccando date o piantine. È questo diffuso e accettato agire illegale o borderline che resta tuttora senza rimedio e per il quale non serve invocare alcun certificato di qualsiasi autorità.

Quarto e la sindaca Capuozzo non sono Roma con i suoi Carminati, le sue buche nelle strade, le sue Anas. Ma il piccolo abuso edilizio di cui si parla non ha interrogato nemmeno la coscienza veemente di una candidata antipolitica Doc, pronta a gridare «Onestà!» in faccia ai “politicanti” e che perciò ha ritenuto di potersi candidare ed è stata eletta con il 71% dei consensi. Purtroppo, però, il seme di Quarto è lo stesso che germoglia a Roma e al Nord, creando quel groviglio di corruzione, spreco e inefficienza che infesta gran parte del Paese.

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