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Il gioco sporco che «macina soldi»

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Scenari

Il gioco sporco che «macina soldi»

  • –Roberto Galullo

In mezz’ora il banco delle puntate illegali online riusciva a raccogliere dalla comunità dei tavoli virtuali almeno 50mila euro.

Chi era al vertice della piramide prendeva il 20% netto sul giro d’affari e il resto veniva distribuito ai livelli sottostanti. In un sistema – del tutto fuorilegge – nel quale si potevano scommettere da 50 centesimi a 100mila euro, rigorosamente in contanti o per assegni (privilegio riservato solo ai fedelissimi, purché solvibili) è facile stimare incassi milionari ogni giorno. Esentasse.

Un sistema talmente ricco e potente da permettersi di cambiare in media 200mila euro di assegni a settimana, trattenendo un aggio del 10% e accollandosi il rischio dell’insoluto.

Un sistema talmente perfezionato da avere il cuore pulsante in Italia ma le braccia operative (società e piattaforme tecnologiche) in giro per il mondo: dalla Romania alla Florida, passando per Curaçao (Antille olandesi).

Un sistema talmente rodato da avere conti correnti in mezza Europa (San Marino, Germania, Russia) e soldi investiti ovunque: Romania, Georgia, Turchia, Usa, Australia, Kenya, Cipro, Malta, Kazakystan.

Questa ruota “macina soldi”, è stata fermata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, che il 13 gennaio ha ordinato l’arresto di 11 persone, per le quali la contestazione è associazione a delinquere a carattere transnazionale volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco online, aggirando la normativa di settore e omettendo il versamento dei tributi erariali.

Il re delle slot

Per il presunto vertice dell’organizzazione criminale, Luigi Tancredi, detto “il re delle slot”, è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa per aver avvantaggiato il clan dei casalesi, con il quale aveva preso accordi. I proventi delle attività – come hanno raccontato anche alcuni collaboratori di giustizia – secondo la Procura venivano versati mensilmente agli uomini di Michele Zagaria, Antonio Iovine e Francesco Schiavone.

L’operazione di Roma è però l’ultima di una serie di indagini in tutta Italia (tra le altre Milano, Bologna, Torino, Potenza, Reggio Calabria e Palermo), che testimoniano come la criminalità organizzata italiana (e straniera) abbia ormai da anni instradato su binari solidissimi un sistema parallelo – non tracciabile – al gioco autorizzato dallo Stato. Un sistema parallelo che non solo drena risorse ingenti all'Erario ma alimenta un perverso circuito economico/finanziario, inquina sempre più la società e aumenta la dipendenza da gioco.

La spesa legale del gioco online – stabile da almeno 5 anni – nel 2015 ha totalizzato circa 762 milioni. Nessuno sa quanto valga quello illegale: c’è chi si spinge a valutarlo 300 milioni ma la stima appare a molti ampiamente sottostimata, anche alla luce del fatto che a fine 2015 i Monopoli di Stato hanno oscurato 5.597 siti non autorizzati alla raccolta del gioco (quasi 16 al giorno).

Le operazioni di servizio

Il 24 novembre 2015, nel corso di un seminario a porte chiuse sui giochi pubblici, presso la VI commissione Finanze della Camera, il comandante generale della Guardia di finanza, Saverio Capolupo, ha fatto il punto sul contrasto del gioco e delle scommesse illegali, avendo a cuore di tracciare il danno per la fiscalità (mancato pagamento dei tributi, assenza delle concessioni e delle autorizzazioni) e per il mercato.

Nel 2014 i Reparti della Gdf hanno svolto 766 indagini di polizia giudiziaria delegate dalla magistratura per reati in materia di giochi illegali e scommesse clandestine. Nello stesso anno sono stati eseguiti anche 9.929 interventi ispettivi che hanno consentito di verbalizzare 10.988 soggetti e di sequestrare 1.085 apparecchi e congegni irregolari, nonché 3.116 postazioni clandestine di raccolta scommesse. Questi interventi hanno permesso di recuperare a tassazione circa 70 milioni. Nei primi nove mesi del 2015 sono state concluse 528 indagini di polizia giudiziaria ed eseguiti complessivamente 4.381 interventi, con la verbalizzazione di 4.675 soggetti ed il sequestro di 411 apparecchi da gioco e 1.073 postazioni clandestine di raccolta scommesse. Recuperati a tassazione circa 28 milioni.

Quanto all’attività di contrasto alle infiltrazioni della criminalità, fino a ottobre 2015, la Gdf ha sequestrato 45 complessi aziendali operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, per un valore di oltre un miliardo.

Nell’ultimo biennio sono state numerose le operazioni di successo della Gdf. Un primo esempio è l’operazione Clean Game eseguita dal Nucleo di polizia tributaria di Lecce, nei confronti di un presunto sodalizio mafioso, dedito all’esercizio del gioco d’azzardo mediante la gestione e distribuzione dei cosiddetti “totem”. Al termine delle indagini sono state eseguite 27 ordinanze di custodia cautelare, di cui 18 in carcere e 9 ai domiciliari e il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 12 milioni.

Nell’operazione Gambling, svolta dal Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria, è stata portata alla luce un'associazione costituita da soggetti affiliati alla ‘ndrangheta, che avvalendosi di società estere di diritto maltese, ha esercitato abusivamente l’attività del gioco e delle scommesse sull’intero territorio nazionale, attraverso una ramificata rete di Centri di trasmissione dati collegati a bookmaker esteri privi di concessione ad operare in Italia. Al termine delle indagini sono state eseguite 28 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 13 di arresti domiciliari e sequestrate 45 imprese, 1500 punti commerciali e 82 siti internet nazionali e internazionali.

L’operazione Curaçao è stata svolta dal Servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata e dal Nucleo speciale frodi tecnologiche nei confronti di un tecnico informatico, che aveva messo a disposizione di varie organizzazioni criminali il proprio know-how per la creazione e la gestione di siti di gioco e scommesse online, in assenza delle concessioni. Sulla scorta delle indagini, è stata disposta l’inibizione di 33 siti internet che, seppur ubicati su server esteri, consentivano il gioco anche dall’Italia in violazione della legge. L'attività ha consentito il sequestro di beni stimati in 15 milioni, tra i quali una grande sala giochi a Roma e un’attività societaria che gestisce circa 800 new slot.

Casalesi e ‘ndrangheta

La presenza dei Casalesi, nel gioco online illegale, è storica, così come è storico l’assoggettamento al pizzo mensile sugli incassi e l'installazione di proprie apparecchiature. Altrettanto storica è la presenza della ‘ndrangheta. Nell’indagine romana ricompare un calabrese che sembra fare da collante su tutto il territorio: lo si ritrova infatti in un’indagine della Dda di Bologna sul gioco online (il processo è in corso) mentre qui, nelle carte dell’inchiesta della Procura, compare e scompare in mezza Italia, a partire da Lecce, da dove informa Tancredi che laggiù il volume di gioco illegale sfiora i 900mila euro al mese.

Lui si chiama Nicola Femia (per tutti Rocco) ed è a stretto contatto con Tancredi, tanto che il Gip Elvira Tamburelli, descrivendo la natura delle relazioni stabilite, scrive a pagina 84, che è «il passaggio davvero più importante dell’articolata indagine, perché solo comprendendo il peculiare contesto criminale in cui gli indagati si muovono ed operano illegalmente, in maniera stabile e organizzata, nel business del gioco illegale, può cogliersi l’essenza dell’organizzazione criminale e, soprattutto, la sua affettiva capacità di penetrazione su interi territori e, al contempo, le forti potenzialità di rapida espansione, che ne rivelano pericolosità e carica offensiva».

Femia – che risiede nel ravennate dove opera nel settore del gioco ma che ha attività anche a Torino, Milano, Cosenza, San Luca e Reggio Calabria – è considerato da investigatori e inquirenti contiguo alla famiglia capeggiata dai fratelli Francesco e Vincenzo Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica (Rc), storici alleati dei potentissimi De Stefano di Reggio Calabria, «che governano – scrive il Gip a pagina 178 – una vasta quota del mercato ludico illegale nazionale».

.Guardie o ladri

robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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