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Brexit spaventa Davos Goldman contro Cameron

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Brexit spaventa Davos Goldman contro Cameron

Nelle nevi di Davos si è passati nel corso di un anno all’altro dal Grexit al rischio Brexit, cioè dell’uscita greca a quella di Londra dalla Ue. Se tra il premier greco Alexis Tsipras e il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäubleè scoppiata la pace o almeno l’armistizio armato in attesa del rinnovo dei colloqui sugli aiuti in cambio dei tagli alle pensioni, a prendere lo scomodo posto di partner a rischio nell’orizzonte europeo è stato il premier britannico David Cameron. Tsipras e Schäublehanno detto che sui migranti e il debito greco occorre una soluzione condivisa, con il ministro tedesco apparso cauto perché preoccupato dei migranti che approdano sulle coste greche provenienti dalla Turchia in cerca di raggiungere la Germania. Nel 2016 sia Berlino che Atene hanno motivi in comune per chiedere più solidarietà ai partner nelle rispettive crisi: debito sovrano e crisi dei rifugiati.

Ma a preoccupare la maggioranza dei 2.500 partecipanti al Wef di Davos è stato il premier britannico con la sua richiesta di referendum se non verranno accettate le quattro richieste entro il vertice europeo di febbraio. «Spero veramente che sarà possibile, con la buona volontà evidentemente esistente, trovare un accordo nel corso del vertice europeo di febbraio sulle riforme dell’Ue chieste da Londra», ha dichiarato il premier britannico David Cameron, parlando al World Economic Forum di Davos. «Ma vorrei dire chiaramente che se non vi sarà un accordo sul tavolo, non ho alcuna fretta: posso far svolgere il referendum (sulla permanenza della Gran Bretagna in Europa, ndr) in qualsiasi momento entro la fine del 2017» ha aggiunto Cameron, sottolineando come sia «molto più importante fare le cose per bene che in fretta». Ma ha precisato che anche se ottenesse tutto ciò che chiede, «non sarà terminata» la necessità di riformare l’Unione. Cameron, che punta a una serie di riforme in ambito Ue come benefit, più poteri per i parlamenti nazionali, più garanzie per i Paesi che sono fuori dall’Euro, clausole di protezione contro i movimenti di persone, ha sottolineato la sua speranza per una positiva rinegoziazione dei vari dossier, in attesa del previsto referendum sulla “Brexit”.

Pronte le reazioni della banca d’affari Goldman Sachs e del gigante farmaceutico GlaxoSmithKline che si sono dette contrarie all’uscita di Londra dall’Unione europea. Voci raccolte a margine del vertice di Davos parlano di Goldman Sachs pronta a finanziare con una “sostanziale” somma a sei cifre la campagna a favore della permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea. Andrew Witty, amministratore delegato di GlaxoSmithKline, ha detto in un’intervista televisiva a Bloomberg di preferire che Londra resti nella Ue con una agenzia per i farmaci che segua criteri accettati nell’intera unione. Insomma al business anglo-americano non piace questa prova di forza di Cameron con Bruxelles e inizia a far sentire la propria voce contraria. E sulla poltrona dell’Fmi si parla insistentemente di rinnovo di Christine Lagarde al posto di direttore generale. Ovviamente il premier francese Manuel Valls non ha fatto mistero di sostenere un rinnovo della propria candidata. Jack Lew, il segretario americano al Tesoro, non si è sbilanciato nel dire se gli Stati Uniti appoggeranno o meno la riconferma di Christine Lagarde alla guida del Fondo monetario internazionale. Ma da Davos, Lew ha risposto a una domanda della Cnbc dicendo di avere il «massimo rispetto» per l’attuale direttore generale del Fondo, il cui mandato finirà il prossimo 5 luglio. «Ho una relazione professionale molto stretta con lei; ha fatto un gran bel lavoro», ha aggiunto Lew.

Da oggi l’istituto di Washington ha avviato il processo di selezione del suo nuovo direttore generale ma sembra proprio che ci siano pochi ostacoli alla riconferma di Lagarde. Anche la questione cipriota ha avuto il suo momento di gloria tra le nevi svizzere. «Penso che il 2016 possa essere l’anno in cui mettere fine ad uno status quo inaccettabile»: il presidente di Cipro, Nicos Anastasiades, si è mostrato ottimista sulle possibilità di riunificazione dell’isola, in un incontro con il Segretario dell’Onu, Ban Ki-moon insieme al leader turco-cipriota, Mustafa Akinci. Infine la posizione in Medio Oriente dell’Italia. «La mia impressione - ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - è che all’Italia venga riconosciuto, sia nelle crisi in Medio Oriente, in particolare la Libia di cui abbiamo parlato a Davos, sia sulla questione migratoria, un ruolo importante e positivo». A rovinare la festa ci ha pensato l’Arabia Saudita, uno dei principali attori dietro il crollo del prezzo del petrolio, che non si piega: «Se i prezzi continuano ad essere così bassi possiamo resistere per un periodo molto, molto lungo». Lo ha detto Khalid al-Falid, presidente del colosso petrolifero Saudi Aramco. Una gelata per i partecipanti già in crisi ad affrontare temperature a -10 gradi sotto zero fuori dal Centro congressi.

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