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Quando le asimmetrie sono «punitive»

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Quando le asimmetrie sono «punitive»

Altro che progetto bad bank bocciato dalla Borsa. Per farsi una ragione della fragilità delle banche a Piazza Affari, non basta dare la colpa al «piano light» del Governo sulle sofferenze bancarie.Potrà anche non essere la Panacea del mal di incagli su cui puntavano banchieri e mercato, ma non è certo responsabile del peggioramento in Borsa. Semmai, sul banco degli imputati dovrebbero salire le asimmetrie europee.

La fuga dai titoli delle banche sembra infatti avere radici più profonde, radicate non solo nelle fragilità strutturali del sistema-Italia o nei danni provocati dalla più lunga recessione della storia, ma anche nel drammatico shock finanziario subito dal Paese nel 2011. Ma soprattutto, ciò che pagano oggi le banche italiane, le uniche in Europa a non aver ricevuto aiuti di Stato, sono quelle asimmetrie competitive e finanziarie generate proprio dal massiccio intervento degli altri Stati a soccorso del credito. Lo Stato, nelle crisi, si è rivelato negli post-crisi una garanzia per tutti, risparmiatori e mercati. Dove lo Stato non è intervenuto o è stato costretto dalla Ue a ritirarsi dall’economia, come è stato in Italia, la crisi del 2011 in realtà non è mai finita. Basta guardare i flussi di capitali registrati dalla Bce: se tra il 2008 e il 2010 il saldo tra flussi di capitali esteri in entrata nelle banche italiane e flussi in uscita registrava un attivo compreso tra i 3,4 miliardi e 54,8 miliardi a nostro favore, dal 2011 in poi la fuga di capitali non si è mai fermata. Alla fine del novembre scorso (ultimo dato disponibile) l’Italia ha addirittura raggiunto un deficit di capitali pari a -230 miliardi di euro, un valore che ci pone al penultimo posto in Europa dopo la Spagna, che ha un saldo negativo di 241 miliardi. In parole povere, le banche dei due Paesi perdono capitali e risparmi che finiscono altrove. E forse non a caso, Italia e Spagna hanno tassi di interesse e spread allineati rispetto ai Bund tedeschi. Ma c’è di più. Rispetto a ottobre 2015, il sistema bancario italiano ha perso a novembre ben 6,6 miliardi di euro, mentre sul mese di giugno l’aumento del passivo è di 40 miliardi. Dove sono finiti i capitali usciti dalle banche? Domanda inutile. Nello stesso mese, la Germania ha aumentato il suo saldo positivo di quasi 30 miliardi di euro, una cifra quasi pari ai saldi (negativi) cumulati di Italia e Spagna. A fine novembre, il surplus di capitali delle banche tedesche ha raggiunto il record di 592,5 miliardi: la presenza dello Stato tra i soci è una delle spinte-chiave di questo trend.

Insomma, attribuire ai prestiti facili o a un decreto sulle sofferenze tutte le responsabilità dei crolli di Borsa non è realistico. Più realistico è pensare che i 4 miliardi di euro di Tremonti-bond (con tassi di interesse quasi da usura), non solo non hanno aiutato le banche, ma hanno aumentato il divario tra quelle italiane e quelle estere. Così le banche tedesche, che dallo Stato hanno avuto oltre 270 miliardi di aiuti, hanno ripreso slancio e l’economia è ripartita. E lo Stato protegge oggi i risparmiatori persino nei bail-in: nessuno perde, azionisti, obbligazionisti e depositanti. «Io sono a favore del bail-in - ha ammesso Lars Feld, braccio destro del ministro tedesco Schäuble - ma un governo in qualità di azionista non può essere trattato come un socio qualunque». Grazie e arrivederci.

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