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Quell'Europa smarrita di ideali e concretezza

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BERLINO E VENTOTENE

Quell'Europa smarrita di ideali e concretezza

Al summit di Berlino tra Angela Merkel e Matteo Renzi quest'ultimo ha fatto seguire ieri la visita all'Isola di Ventotene, dove tra il 1941 e il 1944 fu elaborato da antifascisti al confino il Manifesto “Per un'Europa libera e unita”. Questa concomitanza tra Berlino e Ventotene non va forzata ma va spiegata anche per essere costruttivamente attualizzata.

Einaudi, Spinelli, De Gasperi
La stessa richiama infatti un paradigma che la costruzione europea sembra smarrire in questa stagione difficile.Quello della combinazione di ideali e concretezza, principi e azioni, progettazione e pragmatismo su cui l'unificazione ha marciato nei 60 anni dai Trattati Europei firmati a Roma nel 1957.

Questo paradigma per una Unione Europea ha finora retto malgrado i momenti difficili per superare i quali si dovette giungere anche a frenate di compromesso. In questo lungo viaggio, non ancora concluso, l'Italia è sempre stata,con Francia e Germania, nel trio dei tre grandi paesi “unionisti”. Il “Manifesto di Ventotene”,al quale Renzi ha reso omaggio ieri, elaborato con grande coraggio intelligenza da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, rimane un documento italo-europeo fondante. Anche altre due personalità italiane vanno subito ricordate. Luigi Einaudi, che dalla fine del XIX secolo fino alla sua scomparsa, elaborò progetti per la edificazione europea dai quali Spinelli e Rossi trassero ispirazione nel loro percorso federalista. Alcide De Gasperi che, come presidente del Consiglio tra il 1945 e il 1953, fu un protagonista politico della costruzione europea. Non va mai dimenticato che Spinelli e Rossi, Einaudi e De Gasperi(ed altri con loro e dopo di loro) sono stati portatori di grandi culture italiane (laica e cattolica, azionista e socialista) convergenti nell'europeismo e, soprattutto per gli ultimi due, anche nel liberalismo sociale.

Politica,istituzioni,finanza
Questo è lo sfondo su cui vogliamo collocare il summit di Berlino che è già stato già ben commentato su queste colonne. Renzi ha rivendicato il ruolo dell'Italia nella triade con Francia e Germania ed ha affermato che l'asse franco-tedesco da solo non regge più. Non si tratta di antagonizzare ma di riconoscerne, oltre al fondamento storico-progettuale citato, le basi politiche, istituzionali, fiscali, economiche e manifatturiere nel nucleo fondante. Politicamente perché al Parlamento europeo il peso dell'Italia è notevole perché il Pd è il singolo partito con il maggior numero di parlamentari. L'Italia è cruciale per evitare che la crisi dell'immigrazione scardini la tenuta del Governo tedesco retto dalla Markel. Infatti per il Cancelliere è essenziale l'accordo italiano sui tre miliardi da erogare alla Turchia perché la stessa contenga la spinta migratoria verso la Germania. L'Italia avanza a sua volta ragionevolmente la richiesta che le sia data una flessibilità sul deficit per coprire i costi dei migranti e dei salvataggi in mare. Si chiede altresì che i 231 milioni con cui l'Italia dovrebbe contribuire al bonus per la Turchia non entrino nel deficit. Finanziariamente con riferimento ai conti pubblici e alla Unione bancaria le valutazioni tra Germania e Italia divergono mentre la Francia continua a godere di uno “status di libertà” sul deficit. L'Italia è vista con preoccupazione per l'alto debito anche se non viola da anni il rapporto del 3% di deficit su pil e se ha fatto e sta facendo riforme per la crescita che la Merkel apprezza. L'esperienza passata del solo rigore fiscale non è stata salutare né per noi né per la Uem che senza la Bce sarebbe andata a pezzi. Renzi ha ricordato alla Merkel che la flessibilità per la crescita fu alla base dell'accordo interpartitico al Parlamento Ue per l'elezione di Juncker quale presidente della Commissione. La Merkel si è defilata dicendo che il tema compete alla Commissione mentre il Consiglio ne prende solo atto. Eppure nel 2003 Francia e Germania violarono il 3% del deficit sul Pil supportati dall'Italia nel Consiglio europeo e nell'Ecofin e contro la Commissione europea che ricorse anche alla corte di giustizia europea che se la cavò pilatescamente. Stando al presente tutti sanno che il più delle volte il Consiglio Europeo prevale sulla Commissione e che l'impostazione intergovernativa prevale su quella comunitaria.

Economia,manifattura,internazionalizzazione
Economicamente va rilevato che i tre Paesi hanno il 65,5 % del Pil della Uem a 19 dove l'Italia pesa,sia pure terza,il 15,6%. Senza l'apporto italiano ,Francia e Germania vanno sotto il 50% nella Eurozona ed arrivano solo 35% del pil nella Ue a 28. L'Italia è inoltre il secondo Paese manifatturiero europeo molto integrato sia con la Germania sia con la Francia che nell'insieme rappresentano uno dei principali poli manifatturieri mondiali. Nella crisi l'economia europea ha perso molto terreno rispetto ai competitori e questo pone un indifferibile problema di crescita e di occupazione. La continua pressione dell'Italia su questo punto non è una rivendicazione nazionale ma è una urgenza europea alla quale il Piano Juncker,per altro debole,è stata una prima e parziale risposta. Insistere significa anche spiegare all'Europa che solo con un'azione coordinata anche di politica estera economica si potrà reggere la concorrenza internazionale. Non si tratta solo del problema Cina (con la Germania che vuole riconoscere a Pechino lo status di economia di mercato a cui l'Italia è contraria) ma anche della possibilità di fare investimenti esteri infrastrutturali e manifatturieri che vanno dall'Iran all'Africa dove lo sviluppo va portato. Per questo i programmi manifatturieri e tecnoscientifici annunciati nel Summit di Berlino sono molto importanti. Noi riteniamo che le convergenze tra Merkel e Renzi siano maggiori di quanto appaiono anche se entrambi hanno problemi interni. Speriamo che nel loro dialogo si rafforzino gli ideali della politica e la concretezza dell'economia che hanno caratterizzato le migliori stagioni italiane ed europee.

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