Commenti

Anticorruzione, mancano all’appello partiti e tribunali

  • Abbonati
  • Accedi
imprese & legalità

Anticorruzione, mancano all’appello partiti e tribunali

«Chi ben comincia è a metà dell’opera» dice il proverbio. E l’Italia ha cominciato a erigere difese anticorruzione? Le classifiche internazionali migliorano e l’ottimismo è d’obbligo. Ma, al di là delle percezioni, il «Rapporto sullo stato di attuazione e la qualità dei Piani triennali di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche» presentato dall’Authority a fine dicembre, racconta un Paese ancora incapace di intercettare il malaffare prima che le minacce diventino mazzette.

Ciò che ancora difetta, rileva l’Anac, non è tanto l’adesione formale degli uffici pubblici alla legge 190/12 ma, nella generalità dei casi, scarseggiano quella focalizzazione e quella specificità rispetto agli ambiti di applicazione, che depotenziano gli stessi Piani fino a farli risultare inadeguati. Anche perché il loro aggiornamento annuale non tiene ancora abbastanza conto delle esperienze vissute sul campo. Con alcune eccezioni, ovviamente. E alcune assenze preoccupanti tra i soggetti che dei Piani si sono dotati. L’analisi dell’Authority ha riguardato 1.911 tra amministrazioni centrali e locali (Regioni, Comuni e Province), enti del Servizio sanitario, Università, Camere di commercio. In 71 non hanno elaborato alcun Piano e il campione reale scende perciò a 1.840 amministrazioni.

Dalla quantità alla qualità. Solo il 63% del campione «ha adottato e pubblicato l’aggiornamento 2015-2017» e risulta statisticamente evidente che gli enti locali sono più in difficoltà, specie quelli più piccoli, più poveri, perlopiù del Sud. Ed era prevedibile, ma è anche la prova che la gestione del rischio corruzione è più carente proprio laddove ce ne sarebbe più bisogno. Il timore è che – in assenza di uno scatto – passerà molto tempo prima che le amministrazioni più deboli si aggiustino con il copia-incolla di qualche documento solo “per mettersi a posto” con la legge.

Capire per contrastare è una regola basilare e perciò inquieta non poco leggere nel Rapporto che «l’analisi del contesto esterno, insufficiente o inadeguata nel 96,5% dei Piani, è addirittura assente nell’84,5% dei casi», perché tale carenza riguarda gli enti territoriali del Paese a qualunque latitudine, con le ricorrenti, particolari insufficienze tra quelli più piccoli e meridionali. Inquieta anche perché indagini e sentenze hanno già dimostrato che per il malaffare è più agevole “scalare” le realtà amministrative minori, dove bastano pochi voti per prendere il timone di appalti e concessioni.

Tale carenza, purtroppo, fa il paio con la scarsa conoscenza dei processi interni agli uffici, indispensabile per concentrare l’attenzione sugli snodi più a rischio. Ma anche dove l’analisi dei rischi venga effettuata, la capacità di prevenzione resta inadeguata nei due terzi dei casi.

L’Anac non rinuncia a qualche spunto di ottimismo (i Piani migliorano ogni anno rispetto ai precedenti), ma la qualità resta «generalmente insoddisfacente» nonostante risulti chiaro che i Piani sono migliori quando siano preceduti da linee guida e poggino su una seria formazione. In altre parole, la prevenzione è più efficace se guidata da precisi indirizzi, che a cascata coinvolgano la struttura (come dimostra il sistema camerale, ispirato e guidato da Unioncamere).

Anche per questo sarebbe stato interessante (e rassicurante) trovare tra i 1.911 tra ministeri, Asl, Cdc, Comuni, anche qualche ufficio giudiziario: pur senza esserne obbligati, si presume che chi vi opera sia particolarmente sensibile a queste buone pratiche, proprio mentre cronache recenti raccontano di tribunali che avrebbero tratto notevole giovamento da una rete di prevenzione. Invece, niente.

Un’assenza che fa il paio con quella dei partiti politici, visti i loro frequenti incontri ravvicinati con le mazzette. Il problema non è secondario, perché l’ente che stila un Piano triennale, addirittura anticipando gli obblighi di legge, dimostra di aver colto l’idea che nessun ambito è immune e che la corruzione non risiede solo negli uffici degli altri.

Chissà che il Rapporto sui Piani 2016-2018 non riservi qualche piacevole sorpresa.

© Riproduzione riservata