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L’Art bonus decolla: 62 milioni a fine gennaio

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beni culturali

L’Art bonus decolla: 62 milioni a fine gennaio

L’Art bonus dà segni di vitalità. A fine ottobre scorso - quando si fece il primo bilancio del credito d’imposta del 65% introdotto nel 2014 a favore degli investimenti in cultura - si erano presentati all’appello 773 mecenati, che avevano messo a disposizione quasi 34 milioni di euro per i restauri o il sostegno di enti e associazioni, comprese le fondazioni liriche. Non un risultato eccezionale, se si pensa alla vastità del nostro patrimonio e al peso dell’incentivo fiscale, il più sostanzioso - ha ripetuto più volte il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini - di tutta l’Europa.

Già a fine anno quel bilancio risultava più confortante: i milioni raccolti erano diventati 57 e i mecenati 1.400. È bastato il solo mese di gennaio perché i numeri crescessero ancora: ora le erogazioni liberali hanno toccato quota 62 milioni (quasi un raddoppio su ottobre) e i sostenitori del Bello hanno superato i 2mila (per l’esattezza, 2039).

E oltre alle persone fisiche (l’Art bonus ha introdotto per la prima volta in Italia il micro-mecenatismo) iniziano a farsi avanti anche le imprese: il 61% dei contributi arriva da lì. Però manca ancora «il protagonismo delle grandi aziende». Lo ha sottolineato ieri a Roma Franceschini nel corso del convegno “Chiamata alle arti. Mecenatismo e imprese”, organizzato per sensibilizzare il mondo imprenditoriale sulle opportunità per chi aiuta la cultura e durante il quale il ministro ha aggiornato i dati sull’andamento dello sconto fiscale per l’arte, la cui crescita rappresenta «una vera e propria rivoluzione culturale, perché introduce nel nostro Paese il mecenatismo». Oltre a rappresentare un significativo aiuto per tutelare e valorizzare il patrimonio.

Le aspettative sono, dunque, incoraggianti («Il 2016 sarà l’anno boom dell’Art bonus», ha pronosticato Franceschini), anche perché l’incentivo, nato come esperimento di tre anni, è stato reso strutturale dall’ultima legge di Stabilità. «Sarebbe bello - ha aggiunto il ministro - estendere il credito d’imposta agli archivi e alle fondazioni private, ma tutto costa e bisogna andare per passi».

La fotografia di dettaglio dell’agevolazione per la cultura dice che dei 2mila mecenati, circa 1.300 sono privati cittadini e fra i 450 beneficiari dei 62 milioni, il 60% sono Comuni. I soldi finora raccolti hanno permesso di finanziare circa 500 interventi, in gran parte restauri, di cui 400 già avviati. La regione dove sono stati raccolti più contributi è stata la Lombardia (22 milioni, una buona parte dei quali indirizzati al Teatro La Scala), seguita dal Veneto, dall’Emilia Romagna, dalla Toscana e dall Lazio.

«Oltre a essere un dovere previsto dalla nostra Costituzione - ha affermato Maurizio Stirpe, presidente di Unindustria, l’associazione che raggruppa gli industriali del Lazio - questa funzione di complementarietà con il pubblico deve, quando ci sono le risorse, essere sempre assicurata, per fare in modo che il nostro patrimoni o non vada in rovina.Dobbiamo essere vicini al mondo della cultura: quando si può, si deve fare».

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