Commenti

Da Raul Castro un favore all’amico Putin

  • Abbonati
  • Accedi
le ragioni geopolitiche

Da Raul Castro un favore all’amico Putin

La conversazione durò un’ora e 20 minuti e fu cordiale “oltre le aspettative”. Giovanni Paolo II elogiò la perestroika e Gorbaciov lo ringraziò per non tentare di destabilizzare le sue riforme. Alla fine Gorbaciov disse a Wojtyla: «Spero che dopo questo incontro le nostre relazioni migliorino e presumo che in futuro lei possa visitare l’Urss». «Se sarà permesso, ne sarò molto felice», rispose il papa. «L’anno prossimo promette di essere quello buono per noi», concluse Mikhail Sergeyevich.

Era il primo dicembre 1989. La storica visita, seguita allo storico primo incontro fra una “Santità Cristiana” e un segretario generale del “Partito Comunista dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche”, non avvenne mai. Non per il sopravvenire d’insuperabili ragioni ideologiche, ma perché il 1990 non sarebbe affatto stato una buona annata per Gorbaciov e la perestroika: entrambi assediati dalle resistenze dei conservatori e da un paese che si stava disgregando dall’interno.

Allora il segretario del Pcus si poteva permettere d’incontrare un papa, per di più polacco, e invitarlo a Mosca. La chiesa ortodossa, «piegatasi come un giunco» per sopravvivere alla rivoluzione d’Ottobre, allo stalinismo e al comunismo, non contava nulla. Poi sarebbero stati Alessio II, non Eltsin e Putin, e poi il suo successore Kirill solo con Putin, a impedire la visita di un papa cattolico. Perché la chiesa ortodossa era ormai tornata potente, fondamentale e alleata di Vladimir Putin nel disegno imperiale della nuova Russia. È per questo che alla fine è stato Raul Castro, il vecchio leader cubano, a negoziare e ora a ospitare un incontro mai avvenuto nella storia della cristianità, lontano da Roma e dalla Santa Madre Russia. Un favore fatto all’amico Putin, concordato e negoziato assieme a lui. Cuba è un paese profondamente cattolico – ormai lo ammette anche Raul - e contemporaneamente molto amico della Russia: un compromesso che può soddisfare la chiesa d’Occidente e quella d’Oriente.

La Guerra fredda, il comunismo e la concorrenza Usa-Urss/Russia non c’entrano. Raul non è tanto interessato all’interscambio con Mosca, quanto alla fine del bloqueo economico americano e a sperare che il prossimo presidente non sia un repubblicano di destra di origini cubane, pieno di risentimento con ciò che resta della rivoluzione castrista.

All’Avana, l’ambascia russa nel quartiere di Miramar, sulla Quinta Avenida, è ancora gigantesca. Ma in cima all’orribile torre di cemento che ne costituisce l’edificio principale, non c’è più il bosco di antenne per ascoltare gli americani a sole 130 miglia marine di distanza. Nel 1961, quando Fidel consegnò Cuba ad Anastasyan Mikoyan, il vice premier sovietico arrivato nell’isola per firmare alcuni accordi commerciali, rimase senza parole per l’inaspettato regalo geopolitico che l’Urss stava per ricevere. Oggi esistono mezzi più moderni per ascoltare. E non c’è più molto da ascoltare, visto che i terreni di scontro e di possibile incontro fra russi e americani sono nella lontana Ucraina orientale e in Medio Oriente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA