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Il problema europeo e il differenziale tra il Nord e il Sud

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l’editoriale del direttore

Il problema europeo e il differenziale tra il Nord e il Sud

Non c’è più spazio per mediazioni di sorta o compromessi al ribasso. Difesa, politica estera e politica economica hanno bisogno di una guida europea unica, di principi solidaristici effettivi e di un disegno condiviso di sviluppo che riduca, non aumenti, le distanze all’interno del Vecchio Continente. Non è più tempo di processi lasciati a metà: che cosa si aspetta a rendere effettiva la garanzia unica sui depositi bancari?

Alla «zoppia» di Maastricht (molta stabilità, poca crescita) per quanto tempo ancora si vuole aggiungere quella dell’Unione Bancaria e, cioè, vigilanza bancaria e bail in per tutti, ma niente garanzia unica sui depositi? Così non si va da nessuna parte. Con la nuova, pesante, caduta delle Borse europee di ieri e gli spread dell’Italia (bassa crescita, alto debito pubblico) e della Spagna (rischio politico) balzati di nuovo intorno a quota 150, oggi è chiaro a tutti che il problema è europeo ed è un problema sia di crescita sia bancario.

Così come è chiaro a tutti che c'è un differenziale di crescita per l’Italia (ancora pesante) e che, inevitabilmente, non può non finire con l’incidere sui tassi dei titoli sovrani e portare in dote il suo carico di incertezza (i primi segnali già si intravedono). Sulle banche il problema è europeo, ritorna lo spettro greco e la stessa Deutsche Bank non può dare lezioni a nessuno, oggi è chiaro a tutti che l’Europa dei “dieci piccoli indiani” dove ogni giorno qualcuno mette un pezzetto (monetario, economico, bancario e così via) e lo fa in mezzo a mille asimmetrie (sempre più o meno interessate) non aiuta né l’Europa né l’Italia e, tanto meno, le sue banche. In casa ci sono stati errori e ruberie, non bisogna fare sconti a nessuno accertando responsabilità e assumendo decisioni esemplari, ma in un quadro che resta, tuttavia, solido e paga il conto di una crisi durissima.

Diciamo le cose come stanno: per fare gli Stati Uniti d’Europa bisogna cedere sovranità (difesa, politica estera) e abbiamo, di certo, bisogno di un ministro del Tesoro europeo unico. Attenzione, però, un ministro del Tesoro “tedesco” con un controllo “francese” (e noi sempre alle porte) è un rischio politico europeo enorme. L’Italia deve volere, anzi pretendere, un ministro del Tesoro unico, ma a patto che questa scelta politica sia accompagnata dalla condivisione dei debiti pubblici conferendo a un nuovo veicolo (si scelga la soluzione tecnica ritenuta più idonea) le eccedenze nazionali rispetto al tetto previsto del 60% con l’impegno di disciplinare poi la ripartizione dei costi dimostrando ragionevolezza.

Non si può dire: o accettate le nostre condizioni o ve la “faremo pagare”. Serve la Politica, non i burocrati travestiti da politici, serve soprattutto una Politica diversa. L’Europa non ha bisogno né di nuove onnipotenze tedesche né di nuovi velleitarismi nazionali. Questo non significa occuparsi dell’interesse generale. Quel differenziale italiano non ci aiuta, ma sbaglieremmo noi a dimenticarcelo e i tedeschi, altrettanto, a ritenerlo un problema solo nostro. La frenata mondiale della crescita non risparmia nessuno, per questo il mondo ha ancora bisogno del mercato dei consumi della vecchia Europa, di tutta l’Europa, non di antichi e nuovi squilibri tra Nord e Sud. Siamo certi che i Padri fondatori saprebbero che strada prendere senza trucchi o furbizie di sorta.

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