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Il buy back di Deutsche

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Scenari

Il buy back di Deutsche Bank

Dopo settimane di fuoco incrociato contro tutte le banche, è difficile pensare che il rimbalzo di ieri equivalga alla firma di una tregua tra credito e mercati. La tensione resta alta non solo nei confronti delle banche italiane, colpite dai ribassi anche più del dovuto, ma soprattutto verso i colossi bancari internazionali.

La confusione è così alta, che basta poco per declassare frettolosamente in “brocchi” persino i “purosangue”, rischiando poi di sbagliare scommessa: il caso Deutsche Bank ne è la dimostrazione più eclatante.

È bastato far circolare ieri l’indiscrezione su un maxi-riacquisto di obbligazioni senior Deutsche Bank fino a 50 miliardi di euro , non solo per far balzare del 16% le azioni della banca , ma soprattutto per far capire quanto sia facile per la speculazione manipolare i mercati in questi tempi di crisi e di incertezza. E le banche italiane ne sanno qualcosa.

Nel caso Deutsche, la disinformazione ha giocato un ruolo chiave, aiutando gli shortisti di professione a fare profitti creando il caos. Il piano di ristrutturazione annunciato dalla banca è diventato in poco tempo un piano di salvataggio, trascurando non solo il fatto che dietro la Deutsche c’è l’intero sistema politico e finanziario tedesco, ma anche il fatto che nei suoi forzieri sono custoditi oltre 2mila miliardi di euro di asset, peraltro “blindati” da liquidità per più di 200 miliardi. L’apice della confusione è stato poi l’annuncio di 6 miliardi di perdite, primo bilancio chiuso in rosso nella storia di Deutsche Bank: dal 21 gennaio, il titolo è finito nel tritacarne, stritolato da ogni genere di illazione: tra queste, c’è stato persino il rischio di insolvenza sui bond, quindi il default della più importante banca europea. Ieri, finalmente, è arrivata la resa dei conti con i furbetti del listino. La prima bordata contro la speculazione l’ha sparata il governo tedesco, riaffermando il ruolo-chiave di Deutsche Bank per la finanza e l’economia nazionale: tanto è bastato per far volare il titolo, che ha poi spiccato il volo sulle notizie del riacquisto dei bond. E i soldi, come sempre, contano più delle chiacchiere: quale altra banca europea può permettersi di spendere 50 miliardi per ricomprarsi i bond? E anche se la possibilità di una ricapitalizzazione non è da escludere, come ormai per ogni banca europea, quale altra banca può mettere sul piatto dei mercati oltre 220 miliardi di euro in contanti per ogni evenienza? La risposta, ovviamente, è nel rimbalzo del 16% messo a segno dal titolo. Ricomprando bond senior che sono scambiati con uno sconto cosiderevole (circa il 20-25% sul valore nominale), Deutsche farà un favore a chi vuole venderli limitando le perdite, e avrà un profitto superiore ai 6 miliardi di euro. Che altro si può dire?

Forse, vale la pena notare che la strada imboccata da Deutsche è quella aperta di recente proprio dalle banche italiane, le più colpite in borsa dalla sfiducia dei mercati. Unicredit è stata la prima ad avviare il riacquisto dei bond subordinati, seguita poi dal Banco Popolare e da IntesaSanPaolo. Oggi, nel complesso, le banche italiane stanno ricomprando obbligazioni per quasi 10 miliardi.

Il buy back dei bond, insomma, non solo conviene alla banca e piace alla borsa, ma limita anche i danni provocati da crisi e speculazione.

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