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Il passo italiano e quello che ora tocca all’Europa

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Italia

Il passo italiano e quello che ora tocca all’Europa

Ora tocca all’Europa. Il decreto approvato ieri è un buon passo. La riforma delle banche di credito cooperativo era attesa e necessaria. Le garanzie pubbliche sui “non performing loans”, di certo, danni non faranno. Ma non è l’Italia ad avere le leve necessarie a risolvere la grande, e preoccupante, questione bancaria. Una questione che riguarda, sì, alcune nostre banche, ma coinvolge importanti istituti continentali e può trovare solo a livello comunitario le soluzioni più giuste ed efficaci.

In questo contesto l’Italia, non senza ritardi, ha portato avanti un percorso di riforma che era stato avviato l’anno scorso con il riassetto delle popolari. Ieri è stata la volta delle Bcc. Messe alle corde dalla doppia recessione, appesantite dai crediti incagliati, le banche di credito cooperativo rischiavano di costituire un elemento di fragilità diffuso nel sistema finanziario italiano. Il consolidamento avviato con la riforma è un passo equilibrato - e non scontato, come dimostrano le incertezze che hanno caratterizzato il provvedimento fino a dentro il consiglio dei ministri - verso una maggiore stabilità, senza per questo penalizzarne la territorialità.

Poche sorprese sulle garanzie pubbliche per i “non performing loans”. Il mercato nei giorni scorsi le ha giudicate con cautela, sulla base di ben altre aspettative. Ma le regole europee non consentono di fare di più. I prossimi mesi permetteranno di verificare se riuscirà, come è auspicabile, a nascere in Italia un vero e proprio mercato delle cartolarizzazioni di sofferenze.

A sorpresa in Consiglio dei ministri è spuntata anche una norma sull’abolizione dell’imposta di registro per la vendita in asta dei beni coinvolti nei fallimenti. È una norma che incentiva il mercato dei beni fallimentari e quindi può aiutare non poco ad aumentare il valore di alcuni crediti deteriorati. Un intervento certamente più efficace di tante misure che si ipotizzavano nelle bozze preparatorie del decreto e che giustamente sono state riportate nella delega sulla riforma Rordorf del fallimentare.

La bufera di queste settimane sui titoli bancari di tutta Europa, tuttavia, fa capire che problemi e rimedi sono soprattutto altrove: a quel livello comunitario al quale abbiamo delegato, con l’Unione bancaria, molto del futuro del nostro sistema finanziario. La normativa sul bail-in, lo abbiamo imparato sulla nostra pelle, è cosa fatta. Sarebbe stato auspicabile un periodo transitorio, vedremo. Per ora quella regola c’è e va applicata. Ma le regole in Europa vanno attuate tutte. A cominciare da quelle sul fondo europeo di garanzia dei depositi, che magari non piace a Berlino, ma che è essenziale per garantire l’equilibrio del sistema, nell’interesse di tutte le banche continentali.

L’Italia ha fatto il suo passo, ora l’Europa faccia il suo.

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