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Quella balbuzie monetaria

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Scenari

Quella balbuzie monetaria

Balbuzie monetaria: è questa la malattia da cui la banca centrale americana (Fed) non vuole guarire. I messaggi della politica monetaria dovrebbero essere chiari e credibili, per contribuire sia ad una stabilizzazione dei mercati finanziari che ad una riduzione dell’incertezza macroeconomica complessiva.
Gli annunci della Fed continuano invece ad essere opachi e contradditori.

Il presidente della FED Yellen ha offerto ieri un nuovo interessante esempio di balbuzie monetaria. Gli annunzi di politica monetaria dovrebbe avere invece la caratteristica opposta. Che cosa si chiede ad una banca centrale? In generale, di offrire informazioni che contribuiscano a stabilizzare l’economia. La stabilizzazione macroeconomica deve essere perseguita definendo in modo chiaro e credibile la strategia che una banca centrale vuole perseguire, in termini di obiettivi e strumenti. La banca centrale americana ha un mandato che la vincola a perseguire nello stesso tempo la piena occupazione produttiva e la stabilità monetaria. Dal gennaio dello scorso anno, la Fed ha definito il suo obiettivo inflazionistico - lo standard due per cento che caratterizza i principali paesi avanzati – ma ha deciso di omettere ogni indicazione precisa per quel che riguarda occupazione e crescita economica. In tal modo, è stata eliminata la possibilità di avere una regola di politica monetaria che sia coerentemente legata con il mandato della banca centrale.

L’omissione è cruciale. Con una regola di politica monetaria, la banca centrale svolge una funzione anticiclica, al fine di stabilizzare l’andamento dei mercati finanziari e dell’economia nel suo complesso. Nel caso della Fed, la banca centrale dovrebbe esplicitare il livello di equilibrio del tasso di interesse reale - in tempi normali sarebbe il due per cento – e, avendo definito i target per inflazione e piena occupazione, offrire a mercati, imprese e risparmiatori una bussola. È la bussola quello che davvero conta, non tanto i valori numerici, che possono variare, dei target, come della dinamica tendenziale dei rendimenti reali.

La Fed ha invece scelto la strada opposta: non una regola chiara e semplice, ma pezzi di informazione, talvolta ripetuti, talvolta omessi, oppure in contraddizione; appunto una balbuzie monetaria.

Ancora ieri, la Yellen ha suggerito – non detto, suggerito – che il tasso reale tendenziale appare in questa strutturalmente più basso che in fasi congiunturali precedenti. Proviamo a tradurre: il tasso reale è minore di uno, forse vicino allo zero, se non inferiore. Ma allora, se è questo il suggerimento, perché a dicembre si è deciso di innalzare i tassi di interesse, ancorché con un timido scalino di venticinque punti base? Se i tassi reali sono nulli, l’inflazione anemica e la piena occupazione ancora di là da venire, perché dare un segnale di innalzamento? Non è finita; ancora ieri, la Yellen ha precisato che l’aumento dei tassi avviene in una scenario di politica monetaria che continua ad essere espansivo, perché l’attività della Fed in titoli continua a mantenere alto il livello di creazione della liquidità. La balbuzie si intreccia con la schizofrenia: i tassi si aggiustavo verso l’alto, ma nel contempo si assicura che la liquidità rimarrà abbondante.

La Yellen offre una spiegazione: a dicembre gli obiettivi macroeconomici di occupazione e di inflazione non erano certo stati raggiunti, ma tendenzialmente si stavano avvicinando; quindi, per evitare di innalzare i tassi a obiettivo raggiunto in modo radicale, si prova ad alzarli un po’ prima, e vedere magari l’effetto che fa – direbbe il poeta Iannacci. Pronti peraltro – aggiunge la Yellen – a cambiare approccio, se i dati – non si sa di preciso quali – mostrassero anomalie. Quali anomalie? Qui la Yellen diviene molto sistematica, elencando una serie di ragioni che potrebbero portare sia l’inflazione che l’occupazione ad avvicinarsi, ma anche ad allontanarsi, dai target, di cui solo uno – l’inflazione – abbiamo segnalato essere definito in modo univoco. Non solo: anche il tasso reale potrebbe improvvisamente innalzarsi, ed allora la piroetta dei tassi non sarebbe verso il basso, ma verso l’alto.

Siete confusi? Vi pare di aver perso qualche pezzo del ragionamento, a patto che siate riusciti ad arrivare fin qui? Non vi preoccupate, è l’effetto della balbuzie monetaria. Si dice tutto ed il contrario di tutto, per non dire nulla. Se una banca centrale qualsiasi non dà la rotta, danneggia i suoi mercati e la sua economia. Ma se a non dare la rotta è la banca centrale che produce il dollaro, vale a dire la valuta che ancora domina gli scambi reali e finanziari, i danni potenziali sono a catena, dai Paesi avanzati agli emergenti, e ritorno. Purtroppo.

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