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Un Patriarca vicino al Cremlino

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Europa

Un Patriarca vicino al Cremlino

  • –Antonella Scott

Un incontro voluto dall’alto: nel senso di Vladimir Putin, almeno per l’ambasciatore russo alla Santa Sede Aleksandr Avdejev che in un’intervista ha immancabilmente attribuito il merito dell’evento ai buoni rapporti tra Francesco e il presidente russo. La prima benedizione sull’incontro all’Avana è del Cremlino.

Nessuno lo avrebbe mai detto, studiando il passato di Kirill.Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie è nato in quella che 69 anni fa era Leningrado,il suo nome era Vladimir Mikhailovich Gundjaev. Il nonno trascorse 30 anni nel lager delle isole Solovetskij; il padre fu condannato a tre anni di lavori forzati alla Kolyma. Da questa famiglia di religiosi dissidenti sarebbe venuto il Patriarca che un giorno, ormai stretto alleato del Cremlino, avrebbe definito Putin «un miracolo di Dio».

Quando Kirill venne eletto Patriarca, nel gennaio 2009, lo descrissero come un modernizzatore. Fin troppo vicino a Roma, per i conservatori. In realtà Kirill aveva aperto il conclave attaccando il proselitismo dei cattolici in terra russa. E invocando la non interferenza tra Stato e Chiesa: anche se gli anni successivi vedranno Kirill sempre più a braccetto con il Cremlino. Un Patriarca-politico, che con l’appoggio di Putin ha trasformato la Chiesa ortodossa in una potente istituzione che a sua volta santifica la legittimità di cui il potere terreno del presidente russo ha sempre più bisogno.

Nelle pieghe di questo intreccio si nascondono le tante controversie su Kirill, le voci che lo hanno descritto come agente del Kgb o al centro di varie attività finanziarie della Chiesa, dall’import esentasse di tabacco e alcolici allo scandalo “oil for food” in Iraq. E grazie a questo ricchissimo: famoso il “misterioso” orologio da 30mila dollari che apparve al polso del Patriarca in una fotografia, scandalosa al punto che venne ritoccata, anche se nel farlo ci si dimenticò di cancellare anche il riflesso dell’orologio svizzero sul tavolo.

Kirill è in sintonia con Putin nella difesa dei valori conservatori, in contrapposizione al liberalismo dell’Occidente, e dell’identità nazionale russa. Uniti per essere entrambi garanti della stabilità del Paese, la Chiesa pilastro e partner dello Stato. Sulla crisi ucraina Kirill si schierò contro le politiche «antirusse» della Chiesa cattolica ucraino-greca. Definì «pericoloso» il femminismo, i matrimoni nello stesso sesso «un segnale dell’Apocalisse», «opera di Satana» l’esibizione delle Pussy Riot nella Cattedrale del Salvatore a Mosca. E benedì la «guerra santa» lanciata in autunno dalla Russia in Siria, quella stessa guerra su cui però ieri Mosca e Washington hanno trovato un’intesa, nel tentativo di fermarla. Uno sfondo più adeguato all’abbraccio di Cuba.

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