Commenti

La rincorsa ai consensi tra Renzi e 5 Stelle

  • Abbonati
  • Accedi
politica 2.0

La rincorsa ai consensi tra Renzi e 5 Stelle

Il “no” dei 5 Stelle al “canguro” non complica solo la procedura della legge sulle unioni civili. Complica la vita politica di Renzi che resta più solo a difendere un testo che – per i sondaggi – non ha il consenso degli italiani. Le battaglie impopolari, si sa, non piacciono al premier che, ora, proverà un passo indietro sulle adozioni.

Non è detta l’ultima parola. Forse oggi riusciranno a recuperare il canguro - quella tecnica parlamentare che consente di tagliare gli emendamenti e quindi i tempi – o forse no ma intanto la mossa a sorpresa dei grillini che si sono opposti all’iter accelerato ha spiazzato l’entourage renziano. E il premier, in primo luogo, che ieri ha capito di essere rimasto con il cerino in mano, sempre più solo a difendere una legge molto impopolare per gli italiani. Non sulle unioni civili ma sull’adozione del figliastro. È quello il punto nevralgico su cui si scatenerà una battaglia sul terreno dei consensi tra il Movimento e il Pd renziano. E naturalmente questa battaglia il premier non la vuole perdere. Non sotto campagna elettorale per le amministrative. Non mentre sta già rischiando grosso nel suo braccio di ferro con l’Europa.

E così ieri di ritorno dall’Argentina ha fiutato l’aria, ha colto la tattica grillina che si sfilerà pure sulle adozioni – dopo il via libera di Grillo al voto di coscienza - e ha cambiato schema. Ha fatto sapere che senza i grillini non ci sono i numeri e che allora vale la pena pensare a una mediazione per salvare la legge sulle unioni civili. Tradotto vuol dire che si tenterà una marcia indietro in extremis: ossia la correzione o lo stralcio della parte più controversa del testo, quella sull’adozione del figliastro. È quella che, secondo i sondaggi, non raccoglie la maggioranza dei consensi degli italiani e, a Renzi, controvento non piace stare. Soprattutto se il vento contrario arriva dal centro e da un centro cattolico, esattamente la sua radice politica. E quindi perché rinunciare a quella matrice e per di più perdere voti?

Lui è sempre quello che manifestava al Family day nel 2007. E probabilmente rispolvererà tutti i suoi dubbi mettendosi in linea con quelli che sono i dubbi – più che legittimi - della gran parte degli italiani. Il fatto è che la norma sulla stepchild adoption non appare tanto come tutela del minore ma come corsia preferenziale per la genitorialità delle coppie eterosessuali sterili oppure omosessuali che vogliono ricorrere all’utero in affitto.

Il tema è quello. Anche se viene scacciato il fantasma di una pratica che da noi è vietata è chiaro che nel momento in cui si introduce l’adozione del figliastro la tutela sarà per i minori che nascono da un utero in affitto molto più che dei minori orfani in attesa di essere adottati. Se ci fosse davvero in ballo la tutela di tutti i minori, la norma sarebbe finita in una nuova legge quadro che disciplini – nuovamente e secondo i cambiamenti della società – tutte le adozioni rendendole più aperte, meno farraginose, lunghe e costose di oggi. In effetti questa era stata una proposta del senatore Giorgio Tonini che però non ha fatto passi avanti.

Ma ora che Renzi perde la sponda politica dei 5 Stelle, non ha più senso politico difendere questa norma. Difenderà le unioni civili ma non si farà scippare i consensi moderati dal Movimento nella difesa della stepchild adoption. E tenterà il passo indietro. Fino a quando c’erano i grillini – e c’erano – a difendere a spada tratta il testo in tutte le sue parti, compresa l’adozione, il leader Pd ha voluto gareggiare sullo stesso terreno. Ora che hanno cambiato gioco seguendo la scia dei sondaggi, pure il premier pensa di tornare sui suoi passi. E può darsi che torni a galla lo stralcio. Perché una ribalta impopolare non è quella che cerca Renzi.

© Riproduzione riservata