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La partita è sul debito

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La partita è sul debito

Il rischio è concreto, anche se nella fase attuale, e soprattutto dopo la dura contrapposizione delle scorse settimane, l’atteggiamento politico della Commissione Ue nei confronti dell’Italia sembra ora virare verso un approccio più dialogante.

E in ogni caso, prima di ogni decisione, a Bruxelles attendono di conoscere i dati macroeconomici aggiornati a fine aprile. Poi in maggio, mese del “giudizio” finale sulla manovra 2016, il rischio potrebbe manifestarsi sotto forma di una possibile procedura d’infrazione per eccesso di squilibri macroeconomici (scarsa competitività indotta dalla bassa crescita) oppure per violazione della regola del debito.

La lettura del «Country Report», che la Commissione europea sta per render noto lo conferma. Permangono da noi squilibri strutturali e l’imminente revisione al ribasso della stima di crescita per il 2016 (che solo tre settimane fa Bruxelles aveva previsto all’1,4% contro l’1,6% del Governo) rende ancor più complesso realizzare quella sia pur limitata, ma significativa riduzione del debito che la stessa Commissione aveva intravisto per quest’anno: 132,4% rispetto al 132,8% del 2015. Il Governo, nell’ultimo aggiornamento del settembre scorso scommette invece sul 131,4%, ma vi è da tener conto appunto che quella stima era “tarata” su una crescita (il denominatore) dell’1,6 per cento, su un avanzo primario del 2% e su introiti da privatizzazioni pari allo 0,5% del Pil. Nel Documento programmatico di Bilancio inviato a Bruxelles il valore del debito atteso nel 2019 è fissato al 119,5 per cento. Un risultato – si precisa - subordinato al ritorno verso livelli di inflazione (approssimati dal tasso di crescita del deflatore del Pil) meno distanti dal target del 2 per cento, che resta l’obiettivo per l’intera eurozona cui sta mirando la politica monetaria espansiva della Bce.

In caso di un’ ulteriore revisione al ribasso del Pil e per giunta in presenza di un’inflazione tuttora lontana dal 2%, quella previsione non reggerebbe più, e quindi per rispettarla il Governo dovrebbe ricorrere a operazioni aggiuntive di immediato impatto sul debito (ulteriori dismissioni?). In parallelo corre l’istruttoria sulla possibile revisione dei criteri di determinazione dell’obiettivo di medio termine (Mto). Trattativa politica a tutto tondo, nella constatazione (lo segnala l’ultimo Rapporto del Cer) che il Mto è un «valore virtuale» costruito dagli uffici della Commissione e comunicato ai governi come guida vincolante per le decisioni di bilancio. Manufatto virtuale che è tarato, ad esempio, sull’evoluzione delle spese per invecchiamento della popolazione nei prossimi cinquanta anni, e su un’altra serie di variabili, quali appunto la dinamica presunta del debito, che poi si traducono in una griglia vincolante di saldi di bilancio. Intervenire su questi punti appare cruciale, al pari di una riflessione a tutto campo sul ruolo degli investimenti nella costruzione dell’«equilibrio di bilancio», così come codificato dal nuovo articolo 81 della Costituzione e dalla «legge rinforzata» del 2012.

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