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Renzi sente Obama, oggi con Juncker su crescita e Ue

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palazzo chigi

Renzi sente Obama, oggi con Juncker su crescita e Ue

C ome avviene spesso tra i “cavalli di razza” della politica (che sia italiana o europea poco importa) è sul rovesciamento di prospettiva che giocheranno con abilità sia il premier Matteo Renzi che Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue nell’incontro previsto questa mattina a Palazzo Chigi. Nessun richiamo esplicito, quindi, alle ultime “polemicucce” o agli scambi al limite dell’offesa tra i due. Nessuna recriminazione o richiesta di scuse per il passato ma un impegno comune per il futuro sui temi al centro del dibattito europeo, dall’economia ai migranti.

Juncker si mostrerà “pontiere” e Renzi si dirà preoccupato solo delle sorti dell’Europa. Ma se il colloquio segnerà indubbiamente una ripresa dei rapporti personali tra i due “litiganti”, nessuno può onestamente pensare che personalità politiche del calibro di Renzi e Juncker possano gettarsi definitivamente alle spalle settimane di “gelo”. Il “regolamento di conti” (dal punto di vista politico) è infatti solo rinviato e se l’Italia, con i suoi conti pubblici a rischio, non può certo dormire sonni tranquilli nei prossimi mesi, neppure la “governance” dell’esecutivo comunitario guidato da Juncker è esente da numerose insidie con l’Italia in grado di giocare un ruolo attivo nello spianare la strada al lavoro dell’ex premier lussemburghese.

Per il momento, comunque, sembra più utile concentrarsi sul vero malato, ossia l’Europa dei 28. Renzi e Juncker compiranno, quindi, una riflessione ad alta voce su almeno tre dossier caldi ed ossia: flessibilità e crescita, crisi dei migranti, unione bancaria da completare con la garanzia comune sui depositi. Le posizioni sono chiare ad entrambi ma il ragionamento di Renzi va ad incidere sulla stessa leadership dell’esecutivo comunitario. «Voglio dare una mano a Juncker per riformare l’Europa, evitargli la fine che ha fatto Barroso» avrebbe confessato il premier ai suoi più stretti collaboratori alla vigilia dell’incontro.

Infatti se su flessibilità, crescita, crisi dei migranti e unione bancaria non si daranno risposte efficaci in tempi stretti c’è il rischio di una frammentazione dell’Europa e di una crisi dell’Euro. Ecco perchè in questo momento, secondo il premier, occorre una guida intelligente dell’Europa che sappia coagulare il consenso necessario intorno a pochi ma ben definiti provvedimenti chiave. Solo se Juncker accetterà buona parte dei “consigli” di Renzi (nel caso della garanzia sui depositi si tratta di superare le obiezioni tedesche, impresa tutt’altro che agevole), il premier italiano assumerà un atteggiamento diverso. Non ricorderà in ogni occasione utile che il grande piano di investimenti pubblici annunciato in Europa e targato Juncker di fatto non è ancora decollato e attenderà ancora prima di finalizzare una mozione da parte del gruppo Socialisti&Democratici del Parlamento europeo contro il presidente della Commissione che avrebbe “tradito” il suo programma iniziale tutto a favore della crescita e dell'occupazione.

Ieri, alla vigilia del viaggio a Roma, Jean-Claude Juncker ha lanciato da Bruxelles segnali distensivi. Sarà a Roma, hanno detto i suoi portavoce, per «building bridges», costruire ponti, discutere di immigrazione, economia, investimenti. E anche delle nuove idee del Governo italiano che rispondono all’approccio virtuoso “a triangolo” della Commissione, basato su tre pilastri: riforme strutturali, responsabilità di bilancio e ambizioso programma di investimenti. Nella sua carriera politica, lunga 35 anni, aggiungono le fonti Ue, Juncker «ha sempre cercato il consenso. E questo farà anche con Renzi».

Per evitare di tenere troppi fronti aperti (oltre all'Europa anche gli Usa)Renzi ha avuto ieri una conversazione telefonica con il presidente americano Barack Obama. Il caso Wikileaks dopo le dichiarazioni molto forti del ministro Boschi alla Camera, doveva essere disinnescato presto e il colloquio è servito quindi per riaffermare «la storica amicizia e la strettissima collaborazione tra Italia e Stati Uniti». Non ci sarà bisogno quindi di un incontro ad hoc a fine marzo tra Renzi e Obama quando il premier italiano parteciperà al summit sulla sicurezza nucleare previsto a Washington. Obama ha anche ringraziato l’Italia per il lavoro politico-diplomatico per la crisi libica, per il forte contributo militare alla coalizione anti Isis e per l’utilizzo della base di Sigonella da parte dei droni statunitensi. Il presidente americano ha anche chiesto a Renzi aggiornamenti sulla crisi dei migranti e sulle riforme economiche in Europa.