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Itel lavora al progetto anti-cancro

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Itel lavora al progetto anti-cancro

L’uomo che balla con i protoni nella sua azienda-laboratorio sprofondata nella Murgia, da giovane fu l’uomo dei ponti radio. Etichette e destini s’incrociano prima con la Snam, per cui costruisce la rete radio da Capo Saint Bon, in Tunisia, a San Donato Milanese, e poi con Adriano Galliani, attuale amministratore delegato del Milan, che lo ingaggia per installare 63 ripetitori di Canale 5. Leonardo Diaferia ha gli occhi azzurri e i capelli biondi da putto. Ci si fida istintivamente di quest’uomo, al quale persino la Banca d’Italia affida la sorveglianza radio degli scortatissimi blindati che in incognito attraversano l’Italia per rifornire le filiali di carta moneta. Gli inizi sono dickensiani: è figlio di contadini e non riesce a completare gli studi al Politecnico di Torino («Non avevo i soldi neppure per comprami un gelato»). I protoni e i ponti radio sembrano inconciliabili. Ma alla fine degli anni 80 tocca a lui installare e isolare la prima risonanza magnetica nucleare che il Drake di Maranello, Enzo Ferrari, regala all’ospedale di Modena. A quella dell’ospedale di Modena ne seguiranno altre migliaia in giro per il mondo. La Itel di Ruvo di Puglia nasce così. Dalla metà del 2005 si aggiunge la produzione di farmaci con radionuclidi per la diagnostica dei malati di tumore, per i quali Diaferia crea un laboratorio bunker che ricorda i film di fantascienza.

L’uomo dei protoni non poteva fermarsi qui. Mentre vende know how in giro per il mondo (l’ultimo accordo con l’università di Gedda, in Arabia Saudita, vale cinque milioni) riunisce un gruppo di giovanissimi ingegneri e fisici nucleari per lavorare all’acceleratore lineare di protoni, l’arma letale per alcuni tipi di cancro e, almeno in teoria, il nuovo common-rail per la Puglia.

Annarita Lacalamita, fisico nucleare 27enne di Palese, è l’unica del suo corso a lavorare in Puglia: «Gli altri miei colleghi sono tutti all’estero». Le assunzioni continuano a passo di carica: nel 2014 ci sono state 14 assunzioni, e altre otto posizioni aperte nel 2016. Il cannone o la mitraglia, così lo chiamano affettuosamente i ricercatori, costerebbe 20 milioni, un quinto rispetto ai due acceleratori circolari di Pavia e Trento, gli unici esistenti in Italia. L’uomo che balla con i protoni si schermisce: «Ho solo messo insieme una novantina di giovani tra i quali ingegneri, fisici nucleari, farmacisti e biologi. Tutto il resto è merito loro».

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