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La fantascienza che incassa e il caso «Spotlight»

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La fantascienza che incassa e il caso «Spotlight»

  • –Luca Tremolada

Sarà anche vero che la fantascienza è un genere in crisi di idee, che i film di animazione sono per il weekend e che i sequel sono noiosi. Ma se sommiamo quanto hanno incassato i candidati all’Oscar «Mad Max: The Fury Road», «The Martian» e «Inside Out» raggiungiamo la cifra record di 1,7miliardi di dollari. Al botteghino l’acclamatissimo «Spotlight» che ha vinto la statuetta come miglior film ne ha raccolti poco meno di 60. Vale a dire dieci volte meno del fantascientifico «The Martian» e quattro in meno del vituperato guerriero della strada. Che peraltro ha calcato più di ogni altro la scaletta del palco del Dolby Theater di Los Angeles. Il film di Miller ha infatti messo in bacheca sei statuette. Certo, non le più nobili. Anzi, a ben vedere, nessuna di quelle che contano. Eppure, con le sue 10 nomination sommate alle sette di «The Martian», rappresenta non certo il vincitore morale ma il punto di arrivo di una industria del cinema sempre più protesa a massimizzare incassi.

Proprio per capire dove stia andando Hollywood su Info Data Blog (http://www.infodata.ilsole24ore.com/) il blog del Sole 24 Ore che cerca di dare una misura alle notizie, ci siamo divertiti a guardare e mettere in fila tutti i numeri di questa 88esima edizione degli Academy Award.

In che modo? Siamo partiti dagli incassi nazionali (Usa) e mondiali, li abbiamo pesati con i budget e messi a confronto con le candidature e con i voti di ImDb (più comunemente conosciuto come l’Internet Movie Database). Sul sito di proprietà di Amazon viene fornito un punteggio per ogni film fornito dagli utenti. Questi voti sono filtrati tramite una formula matematica di tipo bavesiano. Questi indicatori sono stati usati per misurare la correlazione tra per esempio il voto del pubblico e gli incassi registrati. O tra le candidature e i soldi. Quello che i numeri hanno descritto è qualche cosa che in fondo abbiamo sempre saputo. Hollywood è una industria del cinema appiattita su film ad alto, altissimo budget e di sicuro ritorno al botteghino. «The Revenant» che si è aggiudicato due delle più importanti statuette (Regia e Miglior Attore) è costato 135 milioni di dollari. Nove volte di più del bellissimo «The Danish Girl». “Cigni neri” insomma non ce ne sono.

Eppure, quello che i numeri non riescono a spiegare è un fenomeno come «Spotlight». Il film che parla dell’inchiesta del Boston Globe sui casi di pedofilia è costato 20 milioni di dollari e ne ha incassati finora 40 negli Stati Uniti e 20 all’estero. È prodotto da Open Road una casa di produzione fondata da due delle più grandi società che gestiscono sale cinematografiche. Mentre gli Oscar continuano a essere dominati dai grandi di Hollywood, Open Road ha iniziato a lanciare sul mercato titoli che non inseguono il gusto del grande pubblico. L’anno scorso hanno incassato meno di 60 milioni di dollari. E cominciano a guadagnare. «Spotlight» rappresenta la scommessa più rischiosa. Proprio per questo è un film diverso dagli altri. Anche nei numeri.

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