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Un «artigiano» da 70 milioni di dischi

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Scenari

Un «artigiano» da 70 milioni di dischi

  • –Francesco Prisco

C’era una volta in Italia la Hollywood sul Tevere. Con il suo star system, i film che attraevano investimenti delle major americane, il cinema dei grandi autori ma anche peplum, western, horror e poliziotteschi proiettati da un capo all’altro del pianeta. Un’industria vivacissima che si reggeva sulle spalle di solidi “artigiani”. L’Oscar a Ennio Morricone per la colonna sonora di «The Hateful Eight» – il secondo dopo quello alla carriera ricevuto nel 2007 – è un riconoscimento a quel mondo.

Perché il maestro romano, 87 anni, figlio di un trombettista di Arpino e della titolare di una piccola impresa tessile, resta soprattutto un sublime artigiano dello spartito. Geniale e umile come nella migliore tradizione dell’artigianato italico. «Non c’è musica importante senza un grande film che la ispiri. Ringrazio Quentin Tarantino per avermi scelto», ha detto alla platea del Dolby Theatre che gli ha tributato una standing ovation. «Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria. Il mio pensiero va agli altri nominati e in particolare allo stimato John Williams», illustre collega americano autore del tema di «Star Wars» che stavolta ha dovuto cedergli il passo. Alla vigilia, Morricone aveva definito gli Academy Awards «una specie di lotteria» che, in cinque precedenti occasioni (nel 1979 con «I giorni del cielo», nel 1987 con «Mission», nel 1988 con «Gli intoccabili», nel 1992 con «Bugsby» e nel 2001 con «Malena») aveva lasciato lui, razionale giocatore di scacchi, a mani vuote. Stavolta è andata diversamente. Curioso se consideriamo che, solo dietro grande insistenza di moglie e figlio, aveva accettato la proposta del suo grande fan Tarantino. Lo festeggia l’Italia: dal premier Matteo Renzi che twitta «Grandissimo Maestro, finalmente!» al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini che lo definisce «gigante del cinema di tutti i tempi» sino al ringraziamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il quale «le sue composizioni hanno fatto commuovere e sognare intere generazioni».

Se alle parole preferiamo i numeri, ne esce fuori che l’opera di Morricone spaventa per quantità e qualità. In circa 60 anni di carriera ha infilato qualcosa come 500 collaborazioni con cinema e Tv per 60 film vincitori di premi messi in musica. Un fenomeno discografico tra i maggiori del Novecento italiano, con 70 milioni di dischi venduti a livello mondiale, un titolo («C’era una volta il West») nella lista delle cinque composizioni strumentali contemporanee di maggiore successo (10 milioni di copie), «Mission» che a un certo punto è stata la colonna sonora più venduta al mondo e altri due lavori («Il buono, il brutto e il cattivo» e «Joss il professionista») oltre quota 3 milioni di dischi venduti. Ha fatto tanto e bene, dividendosi tra i film e l’attività di arrangiatore di musica leggera per la gloriosa Rca Italiana. Dici Morricone e pensi a Sergio Leone, il padre dello Spaghetti Western con il quale aveva diviso i banchi alle elementari. La loro partnership (e con essa il genere) comincia nel ’64 con «Per un pugno di dollari». La leggenda vuole che il “gringo” Clint Eastwood, giovane e sconosciuto, prima ancora di vedere il montaggio finale ricevette per posta dall’Italia il 45 giri con il tema “fischiato” della colonna sonora. E lì avrebbe capito che stava per entrare nel mito. Da quel preciso momento il cammino di Morricone somiglia a una marcia trionfale. Qualche canzonetta (una su tutte: «Se telefonando», portata al successo da Mina nel ’66) e tanti temi epocali, da quelli commissionati da Leone (tra gli altri «Giù la testa» e «C’era una volta in America») a quelli per Elio Petri («Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» o «La classe operaia va in paradiso») e Bernardo Bertolucci («Novecento»). È un artigiano, ma dotato di ciò che Cicerone, altro grande arpinate, chiamava «spirito di convenienza». Ossia la dote di raggiungere in pochi passaggi il cuore del pubblico. È così che la classe Spaghetti Western va in paradiso.

.Money, it’s a gas!

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