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Il Pd, Verdini e lo schema-Renzi

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legge elettorale e alleanze possibili

Il Pd, Verdini e lo schema-Renzi

La futura collocazione elettorale di Verdini, ma anche di Alfano, Casini ecc., preoccupa molto gli oppositori di Renzi dentro il Pd. A dire il vero preoccupa anche i suoi sostenitori. E il recente voto sulle unioni civili ha certamente rafforzato i sospetti. Ma si tratta di timori infondati.

Cosa faranno Alfano, Verdini e tutti i moderati che popolano il centro dello spazio politico oggi non si sa, ma la cosa certa è che dovranno fare i conti con l’Italicum. Naturalmente a condizione che al referendum sulla riforma costituzionale prevalgano i sì. Perché se la riforma fosse bocciata è praticamente scontato che l’Italicum non sopravvivrebbe. Non si deve dimenticare infatti che il nuovo sistema elettorale è stato pensato per una sola Camera. Se il Senato resta quello che è oggi, avremmo un sistema maggioritario alla Camera e un sistema proporzionale al Senato. E l’Italicum sparirebbe facendo contenti tutti coloro che con questo sistema elettorale sono costretti a fare scelte indigeste. Assumendo invece che l’Italicum sopravviva, Verdini e soci, ma anche Renzi e alleati, dovranno fare i conti con tre caratteristiche di questo sistema: il premio di maggioranza alla lista, la soglia di sbarramento al 3% e l’assenza di apparentamento tra primo e secondo turno.

La combinazione di questi vincoli pone i piccoli partiti in una situazione difficile. Oggi né Alfano né Verdini hanno i voti per superare la soglia del 3%. Questo dicono i sondaggi. Forse si sbagliano ma il rischio è grande. Una volta c’erano le coalizioni pronte a imbarcare pezzetti di ceto politico sotto soglia ma ora c’è il premio alla lista. Questo premio però non tranquillizza del tutto chi teme che Alfano e Verdini possano essere imbarcati in lista. È vero infatti che le liste dell’Italicum potrebbero essere formate da più partiti. Così nella lista Pd potrebbero essere generosamente accolti anche Alfano, Verdini e soci. Non sarebbe una operazione facile, ma questo è quello che temono i critici di Renzi. Ma sbagliano.

Accogliere Alfano e Verdini dentro la lista del Pd non conviene né a loro né a Renzi. Se il premier vincerà le prossime elezioni avrà 344-345 seggi, i 340 garantiti dal premio più quelli vinti nella circoscrizione estero. La maggioranza alla Camera è 316. Avrà quindi un margine di una trentina di seggi. Non sono sufficienti per liberarlo dai ricatti della sua minoranza interna perché non riuscirà a comprimerne sotto quella soglia la presenza nel futuro parlamento. Alfano e Verdini eletti nella lista Pd non gli serviranno per rafforzare la sua maggioranza perché starebbero dentro quei 344-345 seggi che vanno a chi vince. Potrebbero servirgli invece se - mettendosi insieme -superassero la soglia del 3%. In questo caso andrebbero a prendersi una parte dei 278 seggi destinati alle liste perdenti. Così ai suoi 344-345 seggi Renzi potrebbe aggiungere all’occorrenza i seggi di quel partito moderato di centro che oggi si chiama Ncd e domani avrà un altro nome. Certo, se il nuovo partito avesse solo il 3% peserebbe poco. Ma in ogni caso potrebbe servire di più di quanto servirebbero i suoi maggiori esponenti ospitati dentro la lista del Pd. E poi non è detto che - per quanto sia una scommessa difficile - un partito moderato di centro non possa avere un successo maggiore di quello che dicono i sondaggi oggi, vista la situazione in cui si trova il centro-destra. La campagna per il referendum sulla riforma costituzionale ci dirà qualcosa al riguardo.

Il rovescio della medaglia è che questa strategia priverebbe Renzi dei voti di Alfano, Casini e Verdini per vincere il premio di maggioranza al primo turno o l’eventuale ballottaggio. Sul primo punto è lecito avere molti dubbi. Imbarcare i centristi in lista potrebbe forse portare qualche voto in più ma ne farebbe perdere altri. Sul secondo punto c’è da dire che l’assenza di apparentamento impedisce alleanze formali tra primo e secondo turno, ma non impedisce certo quelle informali. Nulla vieta che i partiti di centro raccomandino ai loro elettori di votare Renzi al secondo turno. In sintesi il calcolo delle convenienze reciproche porta a credere che la stucchevole polemica sul futuro di Verdini sia largamente senza fondamento. Un altro pezzo del teatrino della politica italiana.

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