L’incertezza sulle prospettive economiche della Cina sta scuotendo i mercati globali, anche perché a tante domande è difficile dare delle risposte. In realtà, la traiettoria della Cina è diventata quasi impossibile da prevedere, a causa dei segnali confusi - se non conflittuali - inviati dai policymaker.
Nell’economia reale, il settore commerciale guidato dall’export si sta contraendo, a causa della debolezza della domanda estera. A fronte di una crescita lenta in Europa e in Giappone, della crescita moderata negli Stati Uniti e delle gravi sfide nei paesi in via di sviluppo (con l’eccezione dellIndia), il motore del commercio cinese ha perso molto del suo vigore. Allo stesso tempo, però, l’aumento della domanda interna ha mantenuto il tasso di crescita della Cina relativamente alto, una prodezza che è stata raggiunta senza un aumento sostanziale dell’indebitamento delle famiglie. Mentre i consumi privati sono aumentati, i servizi si sono moltiplicati, generando occupazione per molti. Questa è la prova evidente di un riequilibrio economico sano.
La situazione nel settore delle imprese è contrastata. Quelle altamente innovative e dinamiche stanno guidando la crescita (il progresso più visibile è arrivato nel settore della tecnologia dell’informazione, grazie ad aziende come Alibaba, Tencent, Baidu, Lenovo, Huawei e Xiaomi), ma il settore resta complessivamente soggetto a vulnerabilità gravi.
Ma le preoccupazioni non finiscono qui. I deflussi netti di capitali privati rimangono sostanziali e non mostrano segni di rallentamento. Di conseguenza, le riserve detenute dalla People’s Bank of China sono diminuite di circa 500 miliardi di dollari nel corso dell’ultimo anno, con cali particolarmente elevati di circa 100 miliardi di dollari in ciascuno degli ultimi due mesi. Questi deflussi, insieme con la volatilità dei mercati azionari e valutari, hanno lasciato gli investitori e i politici sempre più preoccupati. Purtroppo, una chiara spiegazione per questo comportamento deve ancora emergere.
Alcuni danno la colpa alla combinazione dei progressi verso l’apertura del mercato dei capitali e del tasso di cambio sopravvalutato, altri ancora citano l’impatto dell’intensa campagna anti-corruzione del presidente Xi Jinping e, più in generale, il calo della tolleranza ufficiale per le idee eterodosse. Coloro che si sentono direttamente minacciati dalla campagna anti-corruzione potrebbero essere inclini a portare i loro soldi fuori dalla Cina. Ma molti altri potrebbero agire così per paura che, lungi dal dare ai mercati un “ruolo più decisivo” all’economia, il governo possa muoversi per affermare un maggiore controllo. Il capitale tende a circolare nei luoghi dove le regole sono chiare e stabili.
È importante che il governo cinese aumenti la trasparenza del suo processo decisionale, comunicando in modo più efficace le sue decisioni politiche. Si consideri l’effetto calmante della recente dichiarazione del governatore della Pboc Zhou Xiaochuan (a seguito di un lungo e sconcertante silenzio ufficiale sulla politica dei tassi di cambio) secondo il quale la banca centrale potrebbe mantenere il renminbi “sostanzialmente stabile” contro un paniere di valute e il dollaro.
Ma il principale problema irrisolto che colpisce il sistema finanziario cinese è la pervasività del controllo statale e della proprietà, e le garanzie implicite che pervadono i mercati delle attività. Questo porta a una cattiva allocazione del capitale (con le piccole e medie imprese private in difficoltà per la maggior parte) e della determinazione del prezzo del rischio, contribuendo ad una cultura del credito lassista.
L’assenza di disciplina del credito è particolarmente problematica quando si combina con la politica monetaria fortemente accomodante, perché può mantenere aziende zombie artificialmente a galla. Per risolvere questo problema, i leader cinesi devono separare il bilancio dello Stato dal sistema di allocazione del credito; ma non vi è alcuna chiara tabella di marcia per farlo.
L’attuale attacco di volatilità economica della Cina probabilmente persisterà, anche se una maggiore trasparenza potrebbe fare molto per alleviarla. Aggiungiamo l’uso intelligente delle risorse statali, insieme con riforme strutturali, e la Cina dovrebbe essere in grado di realizzare una crescita a lungo termine moderata ancora sostenibile.
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