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Se Roma diventa il test del duello con Grillo

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politica 2.0

Se Roma diventa il test del duello con Grillo

Beppe Grillo  (Ansa)
Beppe Grillo (Ansa)

E se Roma diventasse l’anteprima del grande scontro nazionale tra Renzi e Grillo? Con la vittoria di Giachetti alle primarie, si cominciano a fare i vari scenari del voto di giugno. E, tra tutti, il più suggestivo è un duello Pd-5 Stelle, una specie di semifinale prima delle elezioni del 2018.

Mancano tre mesi alle elezioni per il sindaco della Capitale, un tempo eccessivo per fare previsioni e anche per rendere credibili i sondaggi. Tuttavia dopo le primarie del Pd vinte bene da Roberto Giachetti, il campo comincia a essere meno nebuloso perché tutti i principali protagonisti della sfida, quelli che con più probabilità andranno al ballottaggio, sono presenti all’appello. C’è la candidata dei 5 Stelle Virginia Raggi, c’è Alfio Marchini e c’è pure Guido Bertolaso nonostante i tormenti tra Forza Italia e la Lega, nonostante quei simil-gazebo che interrogheranno il popolo del centro-destra sul candidato scelto da Berlusconi. Insomma, tutti sono ai posti di combattimento.

Ma è certo che tra tutte le battaglie a cui si potrebbe assistere, una su tutti ha il maggiore appeal politico: quella tra Pd e 5 Stelle. Innanzitutto perché dopo le polemiche sulla scarsa affluenza alle primarie, Giachetti deve continuare a correre su una strada in salita e conquistarsi il ballottaggio. E non è affatto facile. Per diverse ragioni che non sfuggono, la prima delle quali è la storia recente del Pd romano e del suo ex sindaco Marino. Ma l’altra possibile difficoltà potrebbe essere il partito e – di nuovo – le divisioni che l’accompagnano. Era scontato che dopo le primarie venissero fuori storie di brogli e soldi – a Napoli – o anche liti dentro il Pd: tutto già visto. Anzi si è visto anche di peggio.

La minoranza che oggi accusa Renzi e la cattiva gestione del partito - di certo - ricorda quanto bruciarono le sconfitte alle scorse primarie a Milano o Napoli dei candidati Pd dell’era Bersani, tutti battuti dall’onda arancione da Pisapia a De Magistris. Ma dopo quei giorni si misero a lavorare per la vittoria di chi aveva superato l’esame delle primarie, anche se non veniva dai Democratici. Andrà così anche questa volta? Questa è la prima domanda. Ieri Roberto Speranza, leader della minoranza, assicurava che tutti nel partito lavoreranno «pancia a terra» per aiutare i candidati del Pd e c’è da credergli. Ma appunto, l’unità del Pd è il presupposto per la conquista del ballottaggio di Giachetti.

Una volta saltato quell’ostacolo, che per la grillina Raggi sembra a portata di mano, si entra nella scena del grande match. Che sarebbe un’anteprima del duello delle elezioni generali del 2018 – o forse anche prima – tra Renzi e il Movimento di Grillo che oggi appaiono i più quotati per contendersi la conquista del Governo.

È chiaro che se davvero Roma diventasse il set di questo grande scontro, allora sarebbe interessante vederne lo svolgimento. Con quale strategia i due principali partiti affronteranno le urne; se i due leader – Renzi e Grillo – saranno tentati dal mettersi loro stessi in campo a fare campagna; e a caccia di quali elettori andranno. A oggi sembra che la candidata dei 5 Stelle si muova in un terreno più di centro-destra che di sinistra. Un posizionamento che in realtà riflette quello più recente del Movimento che da un po’ si è spostato verso il centro. Un caso per tutti? L’improvvisa svolta sulle unioni civili e adozione del figliastro che da bandiera del Movimento sono diventati un manifesto al dubbio e quasi un’apertura al family day. La causa sta nei sondaggi, si è detto, che mostrano quanto i 5 Stelle abbiano un elettorato potenziale in quello di destra. Proprio lo stesso a cui parla Renzi da quando è al Governo.

Ecco la Capitale, con il suo bacino importante di voti moderati, può diventare davvero il test per misurare le “torsioni” politiche sia del Movimento grillino che del Pd renziano, di cui Giachetti rappresenta l’ortodossia.

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