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Europa a corto di statisti

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l’analisi

Europa a corto di statisti

Secondo un sondaggio recentemente commissionato dall’Ispi, l’Istituto di studi per la politica internazionale, e da Rai News 24, per cinque italiani su dieci la principale minaccia globale sono gli immigrati.

Solo il 2% pensa siano una risorsa economica. In un’indagine parallela che l’Ispi ha fatto invece fra gli “esperti” – politici, accademici, giornalisti, imprenditori - l’immigrazione è il principale pericolo solo per l’8% degli intervistati.

La “classe dirigente” ha teoricamente ragione: confronta alcune cifre fondamentali come i 500 milioni e passa di cittadini europei e i meno di due milioni di rifugiati che stiamo accogliendo in questi anni; verifica il Pil complessivo e quello pro capite della Ue; rileva il bisogno di ringiovanire la popolazione europea e l’estrema rarità dei casi di terroristi nascosti nella massa dei profughi che cercano di entrare nel nostro continente.

Ma l’opinione pubblica, il “sentire comune”, ha politicamente ragione. Non ha statistiche che ne confermino le paure, ma la percezione popolare della realtà è più importante della stessa realtà: ne forma una nuova. Vale in Italia, in ogni altro Paese dell’Unione e negli Stati Uniti, dove l’immigrazione è una delle ragioni dell’esistenza politica di Donald Trump.

Posto ne esista una, la soluzione del problema dei profughi e degli emigranti economici alle nostre frontiere, è complessa. Ma la gente vuole risposte semplici. Dandogliele, i populisti alleviano l’ansia generale e guadagnano voti, perché non è la verità dei fatti ma la percezione di una verità che oggi fa vincere le elezioni.

È tutta qui la narrazione del vertice Ue-Turchia sui profughi, più penoso che fallimentare. Erdogan ha fatto il suo lavoro di Fratello musulmano, opaco e ambiguo nei suoi obiettivi, come è sempre la fratellanza ovunque sia andata al potere, salvo che in Tunisia. Chi ha umiliato l’Europa sono i quattro di Visegrad: ungheresi, cechi, slovacchi e polacchi che con i baltici hanno dimenticato in fretta cosa la Banca europea di sviluppo ha fatto per loro; quanto stia costando alla Ue in termini di sanzioni economiche e alla Nato per decisioni strategiche garantire la sicurezza dell’Europa orientale di fronte alle minacce della Russia. Ma se escludiamo l’Italia, la Grecia e Angela Merkel, nessun altro Paese dell’Ovest e del Nord può avere la coscienza a posto, come “coscienza” è intesa dai valori europei.

Contro la verità della percezione pubblica e dei pifferai che la animano millantando soluzioni, non bastano statistiche, buone politiche e nemmeno un nuovo decollo economico che attenuerebbe molto le ansie collettive. Quello che sarebbe necessario, ma sembra manchi in questa generazione politica globale, sono gli statisti. Nell’ultima giuntura decisiva per l’Europa – la fine dell’Urss, la caduta del Muro e la riunificazione tedesca - il continente e il mondo scoprirono di averne. Ora cerchiamo disperatamente dei leader.

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