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Appalti a misura di imprese sociali

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Appalti a misura di imprese sociali

Nell’arco dell’ultimo mese i regolatori pubblici hanno mandato segnali forti al Terzo settore nella complessa e travagliata materia dei rapporti con le amministrazioni locali. Con due importanti provvedimenti è stato ridefinito, nell’insieme, il sistema delle convenzioni e concessioni, con l’evidente obiettivo di creare le condizioni per una svolta sia nella semplificazione delle procedure, sia nella trasparenza delle responsabilità e dei controlli. Il primo dei due atti è la delibera 32 del 20 gennaio dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio, che contiene le linee guida per l’affidamento di servizi agli enti del Terzo settore e alle cooperative sociali. Il secondo è il nuovo Codice degli appalti, licenziato dal Consiglio dei ministri il 3 marzo e destinato a entrare in vigore il 18 aprile.

L’attenzione maggiore è stata manifestata dal non profit produttivo (cooperative e imprese sociali), ma anche l’associazionismo di volontariato e le Aps (Associazioni di promozione sociale) sono impegnate nella valutazione degli articolati, se non altro perché anch’essi destinatari di molti affidamenti (già in atto o potenziali) da parte di enti pubblici.

Per Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative e portavoce dell’Alleanza delle coop sociali, il giudizio è preciso: «Il Governo ha introdotto elementi che contribuiranno a creare un ecosistema favorevole allo sviluppo dell’imprenditoria sociale. Si dovrebbe ora poter ristabilire un equilibrio tra concorrenza e responsabilità sociale, con maggiori possibilità di premiare il ricorso a clausole ambientali e sociali, che riportano al primato dell’interesse generale e del bene comune». Come si giunge a questa valutazione positiva? «Per quanto riguarda le linee guida dell’Anac – risponde Guerini – si tratta di un banco di prova fondamentale sulla strada della soft law, ossia di un sistema più semplice ed efficace nelle relazioni».

L’approccio della delibera, che ovviamente mantiene a riferimento la disciplina attuale, è molto più snello e pragmatico rispetto alle prescrizioni di impronta regolamentare. Anche sul piano del metodo le linee guida risultano innovative: l’emanazione è stata, infatti, preceduta da un’approfondita consultazione degli stakeholders, comprese le stesse imprese sociali. La sottolineatura più evidente, però, è quella che riguarda la necessità di instaurare rapporti giuridici chiari e motivati, coerenti con gli obiettivi indicati.

«Il regime convenzionale va sempre adeguatamente motivato - aggiunge Guerini -. È questo che permette la valutazione dell’effettivo impatto sociale e vincola le parti alle rispettive responsabilità». Su questa strada, dunque, si potrebbe iniziare a ricostruire un sistema di relazioni gravemente compromesso dagli scandali di “Mafia capitale” e delle false cooperative.

Per quanto riguarda, invece, il nuovo Codice degli appalti, la discontinuità più evidente si riscontra nelle disposizioni che prevedono gare riservate per le imprese che, svolgendo un determinato servizio, realizzino programmi per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili. «Questa innovazione potrebbe davvero rappresentare una spinta rilevante all’inclusione di lavoratori svantaggiati - commenta Guerini -. Gli appalti riservati per l’inserimento lavorativo di persone disabili sono una vera innovazione della direttiva Ue, che il Governo ha pienamente colto e che potrà dare buoni frutti in termini di opportunità per chi ha difficoltà di accesso al mercato del lavoro».

Nello specifico degli appalti per il welfare, inoltre, va segnalata la rilevanza dell’addio al principio del massimo ribasso. Il nuovo Codice degli appalti privilegia la qualità dei progetti, con l’obbligo del criterio dell’offerta economica più vantaggiosa. «Bisognerà vigilare – commenta Guerini – affinché questa regola sia effettivamente applicata e per questo auspichiamo una pronta emanazione delle relative linee guida».

In definitiva, per il non profit produttivo si apre una stagione di possibile rilancio sul welfare, anche a livello locale, sulla base di criteri di semplificazione e trasparenza, attraverso la qualità dei progetti, l’innovazione sociale, il coinvolgimento degli utenti e la co-progettazione. Una sfida tutta da giocare.

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