A Cambridge, nel Massachusetts, quasi in ogni strada ci sono stazioni di bike sharing con biciclette da affittare a ore, molto utilizzate da studenti e docenti delle tante università della zona. E' in questa dinamica cittadina, separata da Boston dal fiume Charles, che nasce anche la prima esperienza di car sharing. Antje Danielson e Robin Chase, due giovani donne che si incontrano perché i figli frequentano lo stesso asilo, fondano nel 1999 Zipcar. L'affitto a ore di auto e biciclette, disponibile oggi anche in alcune città italiane, è l'applicazione più nota della sharing economy, un fenomeno in grande crescita che sta influenzando l'economia ma anche la società.
Da un punto di vista economico l'impatto è evidente. La domanda dei consumatori sta mutando e l'offerta delle aziende cerca di adeguarsi. Oggi Zipcar ha uffici in una trentina di città americane e oltre un milione d'iscritti. Nel 2013 il gigante dell'autonoleggio Avis, spiazzato dal nuovo fenomeno, ha acquistato la startup per quasi 500 milioni di dollari. Interessante anche il caso di Airbnb, che consente di affittare appartamenti per pochi giorni e può vantare un'offerta di oltre 40 milioni di stanze per notte all'anno (a fine 2016 saranno 130 milioni) in 192 paesi. Oggi Airbnb rappresenta quasi il 20% di tutta l'offerta ricettiva di New York, il 12% di Parigi, il 10% di Londra. Numeri impressionanti. In una mossa “difensiva”, Marriot ha annunciato nel novembre scorso l'acquisto per oltre 12 miliardi di dollari di Starwood Hotel, creando la catena di hotel più grande del mondo. Un altro caso è BlaBlaCar, la community che consente ai viaggiatori di offrire e cercare passaggi in auto da una città all'altra ripartendo le spese di viaggio. Una sorta di autostop online che ha raggiunto 20 milioni di utenti e che fa concorrenza ai servizi di trasporto tradizionale come treni, pullman e voli low cost.
Al di là di startup e innovazioni, la sharing economy presenta aspetti rivoluzionari di comportamento economico, culturale e sociale. Da un lato si tratta di una forma di partecipazione collettiva all’economia, dato che in alcune circostanze l’uso in condivisione di certi beni è preferito alla proprietà degli stessi. Un vero ribaltamento di uno dei paradigmi fondamentali delle economie capitaliste avanzate. Dall’altro, è evidente il trend di “personalizzazione” della domanda: i consumatori sono protagonisti, non subiscono l’offerta delle imprese ma partecipano a determinarla.
Il fenomeno è reso possibile dalla diffusione di internet , telefoni cellulari e tablet con i quali si può accedere alla rete da remoto. Lo smartphone – che ha sostituito l’auto come oggetto del desiderio e simbolo d’identità sociale ed emancipazione dei giovanissimi - consente al consumatore-sovrano di scegliere in tempo reale prodotti e servizi su misura.
Il successo della sharing economy si spiega con il fatto che il modello soddisfa una grande varietà di bisogni e di valori e pertanto risulta attraente a un ampio universo di persone. Nel caso di BlaBlaCar, c'è chi fa questa scelta per risparmiare e chi invece per limitare l'inquinamento e l'impatto ambientale del viaggio; c'è chi vuole mantenere la massima flessibilità (per prenotare o disdire il “passaggio” basta un click sul telefonino) e chi invece dà valore all'aspetto sociale di viaggiare insieme e incontrare nuove persone.
La sharing economy propone un nuovo modello di consumo, un diverso modo di soddisfare alcuni bisogni, influenza l’offerta delle imprese e il comportamento delle persone. E sta determinando cambiamenti sociali e culturali. Il nuovo fenomeno della “condivisione” non sostituirà, come alcuni ritengono, il modello di crescita tradizionale. Ma quest’ultimo dovrà fare qualche aggiustamento, incorporando alcune delle innovazioni emerse dalla sharing economy.