Oggi muove i primi passi la super-Spa dei beni culturali. Voluta dall’ultima legge di Stabilità, che ha previsto la fusione per incorporazione di Arcus con Ales, la nuova società in house del ministero di via del Collegio Romano continuerà a fare ciò che le due Spa già facevano. In più, però, si occuperà di gestire i servizi dei musei - dai ristoranti, alle caffetterie, dai bookshop alle strutture di accoglienza e alle biglietterie - finora appannaggio esclusivo dei privati. Un giro d’affari che sfiora i 200 milioni di euro: più di 40 generati dai servizi veri e propri e quasi 140 dai biglietti.
«Sia ben chiaro - afferma il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini - non ho niente contro i privati, che continueranno a essere della partita. Semplicemente, in campo ci sarà un nuovo soggetto. Il direttore del museo potrà scegliere se affidare alcuni servizi, o anche tutti, ai privati mediante gara oppure riservarli alla nuova Ales attraverso l’affidamento diretto, visto che si tratta di una società in house del ministero».
Per far questo, la nuova Spa si dovrà riorganizzare. Nel frattempo, Arcus continuerà a gestire i progetti in cantiere e per i quali risultano già impegnati 130 milioni di euro, che fino a gennaio provenivano dalla quota del 3% delle risorse aggiuntive per le infrastrutture e che invece ora la legge di Stabilità ha voluto dirottare direttamente ai Beni culturali nella misura di 30 milioni l’anno per il periodo 2016-2019. Soprattutto Arcus si dedicherà a gestire l’art-bonus, la detrazione per chi investe nella salvaguardia del patrimonio, e le sponsorizzazioni. Dal canto suo, Ales continuerà a occuparsi, su incarico del ministero, di gestione del personale da impegnare in progetti culturali.
In prospettiva, però, a questi due compiti se ne affiancherà un terzo. «Dovrà essere creata una divisione - spiega Franceschini - che si occupi della gestione dei servizi aggiuntivi. Non si potrà farlo dall’oggi al domani, ma è comunque un’operazione che va portata a termine in tempi stretti».
Se ne dovrà occupare il nuovo consiglio di amministrazione, che è stato nominato lo scorso mercoledì e che vede Mario De Simoni (fino all’altro ieri direttore generale di Palaexpo a Roma) come amministratore delegato, al quale si affiancano Debora Rossi, consigliere indicato dai Beni culturali, e Marco Macchia, in rappresentanza del ministero dell’Economia. Entro tre mesi il nuovo Cda dovrà adottare un piano di riorganizzazione aziendale e del personale. Si inizierà a lavorarci da oggi, perché secondo la legge - comma 324 della Stabilità (legge 208/2015) - la nuova società diventa operativa 15 giorni dopo l’iscrizione del nuovo statuto nel registro delle imprese, avvenuta il 4 marzo. I 15 giorni sono, dunque, caduti sabato scorso e, considerato il fine settimana, il debutto della nuova Ales avviene di fatto oggi.
Arcus, pertanto, sparisce per sempre dalla scena. Già in passato si era tentato di sopprimerla: lo aveva fatto il Governo Monti, inserendola nel piano di spending review. La cancellazione, però, aveva usufruito di alcune deroghe, fino ad arrivare al Governo Letta, che con il decreto del Fare (Dl 69/2013) aveva salvato Arcus. Da oggi, gli 11 dipendenti dell’ex società - non ci saranno l’amministratore Ludovico Ortona e il direttore generale Ettore Pietrabissa, che sono cessati dalla carica - vengono, dunque, inglobati in Ales, che conta oltre 600 addetti.
Un passo compiuto - recita la legge di Stabilità - per «assicurare risparmi della spesa pubblica» e per «razionalizzare» le società in house dei Beni culturali. Ma, soprattutto, per entrare nella partita dei servizi aggiuntivi.