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L’Argentina di Macri e la voglia di ripartire

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gli scambi con l’italia

L’Argentina di Macri e la voglia di ripartire

Ha tenuto a ricordare quel fecondo flusso di energie e competenze che, per lungo tempo, gli immigrati italiani hanno assicurato allo sviluppo dell’Argentina, il neo-presidente Mauricio Macri, nel suo recente incontro a Roma, a fine febbraio, con il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Anche perché, ha auspicato che il suo Paese possa contare adesso su una schiera consistente di ingegneri e di esperti professionisti provenienti dalla Penisola.

Del resto, Macri appartiene a una famiglia di origini italiane: il nonno era di Polistena, un paese della Calabria, e suo padre, Franco, emigrato in Argentina nel 1948, ha saputo mettere su, con le proprie attitudini e capacità imprenditoriali, un complesso di notevoli dimensioni nel settore edile, fra i più importanti in America latina, di cui egli, dopo essersi laureato in ingegneria, ha poi assunto la guida. Trovatosi a capo di una grossa fortuna, Macri non solo ha scalato nel 1995 la presidenza del Boca Juniors, la squadra di calcio della capitale (detentrice da allora di ben 17 titoli, fra quelli nazionali e internazionali) ma è giunto a cimentarsi in campo politico vincendo nel giugno 2007, grazie anche alla larga popolarità da lui così acquisita, le elezioni per la carica di sindaco della città di Buenos Aires, in cui è stato riconfermato nella successiva consultazione del 2011.

Divenuto leader del partito liberal-conservatore, avversario di quello post-peronista dei Kirchner, ha coronato adesso la sua avventura politica vincendo a sorpresa nel novembre scorso, a capo della coalizione di centro-destra “Proposta Repubblicana”, il ballottaggio (nel testa a testa con Daniel Scioli) le elezioni presidenziali, all’insegna di un programma imperniato sul risanamento delle finanze pubbliche e il rilancio dell'economia, sulla lotta alla povertà e al narcotraffico, e sulla promessa, ancor più impegnativa, di agire per una riconciliazione fra gli argentini dopo molti anni di profonde divisioni politiche e di forti tensioni sociali.

Si spiega pertanto come Macri faccia affidamento anche su un robusto apporto di investimenti esteri e su un’intensificazione delle relazioni con alcune nazioni europee, e in primo luogo l’Italia, che in passato hanno concorso, per molti aspetti e con reciproci vantaggi, alla complessa evoluzione dell’Argentina.

In effetti, risale alla seconda metà dell’Ottocento l’insediamento dei primi nostri nuclei di emigranti in diverse contrade di quel grande paese, che si sono poi moltiplicati tra la fine del secolo e la vigilia della Grande Guerra. Si trattava in maggioranza di liguri, piemontesi, lombardi e veneti, in possesso di particolari cognizioni e abilità pratiche, essendo lavoratori qualificati e artigiani o ex mezzadri ed esercenti. Per lo più, dunque, gente di mestiere che, sia pur non senza difficoltà e notevoli sacrifici, venne man mano affermandosi, in molti casi, con autonome iniziative e piccole-medie aziende in campo agricolo e commerciale, nonché nel comparto tessile laniero.

D’altra parte, proprio in quel lontano Paese sudamericano la nostra incipiente grande industria colse nel 1899 il suo primo successo di rilievo internazionale, battendo la concorrenza inglese e fornendo, da parte dell’Ansaldo (in procinto di passare sotto la guida di Ferdinando Maria Perrone), al governo argentino un incrociatore corazzato che recava un nome prestigioso, quello di Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei Due Mondi.

Nel periodo fra le due guerre molti di quanti appartenevano alla prima e alla seconda generazione dei nostri emigranti, integratisi nella realtà sociale e nella vita pubblica, acquisirono la nazionalità del Paese in cui s’erano trapiantati e con loro altri italiani (fra cui i genitori dell’attuale pontefice, papa Francesco, provenienti in cerca di fortuna, dall’Astigiano).

Successivamente, tra la fine degli anni Quaranta e il successivo decennio, approdarono in Argentina nuovi gruppi di persone dall’Italia, attratti dalle potenzialità economiche locali. Tant’è che le famiglie di origine italiana costituiscono oggi, insieme a quelle di matrici ispaniche, la componente più folta della popolazione argentina.

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