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politica 2.0

Il terrorismo in campagna elettorale e la svolta dei 5 Stelle per conquistare Roma

Il terrorismo, in tempi di campagna elettorale. Perché questo è il tempo che ha davanti la politica italiana: due mesi cruciali in cui i partiti si giocano sfide doppie. Non è solo la conquista delle città ma il termometro sul consenso di Renzi e del Pd, il destino del centro-destra e la sua leadership, la prima vera scommessa dei 5 Stelle che hanno a portata di mano la “presa” di Roma. Ed è proprio nella Capitale, dove si addensano i maggiori rischi di attentati, che il tema del fondamentalismo e della politica estera dovrà necessariamente scalare posizioni nello spartito dei comizi e arrivare alla pari con la corruzione romana e le buche. Roma sarà la scena delle polemiche tra partiti, già riaccese ieri, e dunque appare assai illusorio parlare di spirito unitario in un momento in cui si combatte voto su voto.

È vero che ieri c’è stato un tentativo con il vertice a Palazzo Chigi dove il premier ha riunito i capigruppo di tutti i partiti e si è parlato dei rischi dell’Italia, della pressione dell’immigrazione, delle contromisure non solo di intelligence. Un’informativa più che una reale collaborazione perché in fondo quello che manca a tutte le forze politiche è un reale senso patriottico, l’unico collante a tenuta forte anche in tempi di campagna elettorale. Il paradosso è che ogni volta si rimprovera al premier di turno lo scarso peso dell’Italia ai tavoli internazionali ma è tutto l’arco delle forze parlamentari che cambia registro in politica estera con una estrema disinvoltura. Torsioni ancora più frequenti oggi che il terrorismo diventa un tema di propaganda elettorale.

E così in questi giorni stiamo scoprendo che i 5 Stelle hanno cominciato a prendere le distanze da ciò che erano e dicevano. Arrivati sulla scena politica seguendo un linguaggio euroscettico, alleati a Strasburgo con l’anti-Ue Farage - nonché sostenitori di un referendum sulla permanenza nell’euro - da ieri sono diventati filo-europeisti, almeno a guardare le dichiarazioni rilasciate da Di Maio e quelle trapelate dall’incontro che ha avuto con i diplomatici europei. Il perimetro non è più quello nazionalista ma dell’Unione, si dissolve la tentazione di avventure e salti nel buio, viene anzi rilanciata l’esigenza di una intelligence europea. Perfino Alessandro Di Battista, quello che in passato aveva dedicato parole di comprensione ai terroristi, da ieri chiede un’alleanza anti-Isis con Putin, l’Europa e la Nato. Sarà che è in procinto di partire per Mosca insieme a Di Maio ma anche l’appello alla “responsabilità” e l’apprezzamento per Renzi che resiste a intervenire in Libia, sono un cambio di registro notevole. Quanto durerà? Tutto il tempo della campagna elettorale per la conquista di Roma o anche dopo?

Il fatto che la Capitale sia una delle città in palio, “piega” ancora di più la campagna elettorale su questi temi. E mostra non solo le distanze dei 5 Stelle da “come eravamo” ma anche quelle dentro il centro-destra diviso non solo su Bertolaso ma, ancora più profondamente, sul lessico anti-terrorismo. Mentre Salvini vuole cacciare i musulmani dall’Italia, Berlusconi gli risponde che è «un’assurdità totale, sono un milione e 600mila. Quando sento che qualcuno vuole mandarli a casa…». L’ultima sparata è della Meloni e La Russa che se la sono presa con le lacrime della Mogherini che incoraggerebbero i fondamentalisti. Il terrorismo in tempi di campagna elettorale trova anche la sua versione comica.

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