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Sviluppo globale per superare il fanatismo

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UN’AZIONE COMUNE

Sviluppo globale per superare il fanatismo

(Olycom)
(Olycom)

Di fronte alle vittime del terrore e delle guerre, dovunque queste atrocità si materializzino, dobbiamo interrogarci su come porre in essere le azioni di contrasto con gli strumenti della sicurezza, della difesa e della razionale prudenza. Ma anche su come superare le molte cause di violenze e sofferenze, palesi ed occulte, che colpiscono l’Umanità. Tra le quali vi sono quelle del sottosviluppo, dell’emarginazione, dell’ignoranza, dei fanatismi , delle incontrollate migrazioni e dinamiche demografiche. Riflettiamoci qui da economisti con riferimento all’Onu e a quanto Papa Francesco ha detto all’Assemblea generale il 25 settembre 2015. È la quinta volta che un Papa parla all’Assemblea della maggiore istituzione politica sovranazionale. Lo precedettero Paolo VI (1965), Giovanni Paolo II (1979 e 1995) Benedetto XVI (2008). Si tratta di interventi cruciali della posizione etico-politica e spesso anche socio-economica dei Pontefici rivolta negli ultimi 50 anni ai rappresentanti di quelli che oggi sono 193 Stati.

Papa Francesco e l’Onu

Il suo discorso del 25 settembre, in occasione dei 70 anni dell’Onu, è assai ampio e profondo rispetto alla nostra angolatura parziale. Francesco esprime anzitutto un forte apprezzamento all’Onu per aver contribuito a progressi politici e giuridici, economici e tecnici che non hanno certo risolto tutti i problemi ma senza i quali l’umanità avrebbe sofferto ben di più. In particolare, il Papa valuta come «un importante segno di speranza» l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che proprio quel giorno fu approvata dall’Assemblea. Consideriamo tre raccomandazioni tratte dal discorso del Papa.

La prima è generale affinché agli impegni assunti solennemente dall’Onu seguano le azioni per sconfiggere le ingiustizie e i crimini contro la persona umana. Per il Papa «è tale l’ordine di grandezza di queste situazioni e il numero di vite innocenti coinvolte, che dobbiamo evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli».

La seconda riguarda lo sviluppo socio-economico ed umano. Per Francesco va data a tutti una «base minima» che a « livello materiale ha tre nomi: casa, lavoro e terra; e un nome a livello spirituale: libertà di spirito, che comprende la libertà religiosa, il diritto all'educazione e tutti gli altri diritti civili».

La terza richiama la parole finali di Paolo VI, nel suo discorso all’Onu 50 anni prima. «È l’ora in cui si impone una sosta, un momento di raccoglimento, di ripensamento, quasi di preghiera: ripensare, cioè, alla nostra comune origine, alla nostra storia, al nostro destino comune. Mai come oggi [...] si è reso necessario l’appello alla coscienza morale dell'uomo [poiché] il pericolo non viene né dal progresso né dalla scienza: questi, se bene usati, potranno anzi risolvere molti dei gravi problemi che assillano l’umanità». Sono proposizioni che Papa Bergoglio e Papa Montini collocano in una più ampia visione religiosa ed umana che non consideriamo qui.

L’Onu e Agenda 2030

Ci interessiamo invece di Agenda 2030 perché, pur in piena indipendenza, risponde a criteri di azione e di fiducia razionale che Papa Francesco ha espresso verso l’Onu. Sappiamo che molti cultori di “realpolitik della forza” sono critici verso l’Onu ma dubitiamo che tutti conoscano la sua opera per lo sviluppo che richiamiamo con riferimento alle iniziative del 2000 e del 2015.

Con Millennium development goal del 2000 l’Onu ha puntato su un programma di 15 anni soprattutto di contrasto alla povertà e l’ignoranza. Qualche risultato si è avuto. Nel 2000 si stimava che circa 100 milioni di giovani in età scolare primaria non andassero a scuola mentre nel 2015 erano scesi a 57 milioni. Nel contempo le persone in povertà assoluta sono scese da 1.751 milioni a 836 milioni. Anche sugli altri sei obiettivi di Millennnium (promozione parità di genere; riduzione mortalità infantile; miglioramento delle condizioni sanitarie; difesa contro le malattie infettive; promozione della sostenibilità ambientale; promozione della cooperazione globale) ci sono stati progressi, su cui sono ora disponibili i consuntivi, per merito dell’Onu e dei processi generali di sviluppo.

Con Agenda 2030, varata dall’Assemblea dell’Onu il 25 settembre scorso, si individuano 17 grandi obiettivi per uno sviluppo sostenibile per i prossimi 15 anni e si articolano nel loro interno 169 obiettivi parziali. Viene ampliato Millennium confermando l’istanza di una concreta diffusione dei diritti umani secondo la Carta dell’Onu e la Dichiarazione universale declinandola più operativamente sullo sviluppo sostenibile in termini economici, sociali ed ambientali senza mai perdere di vista ideali e programmi su: Popolo, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership. Chi è interessato all’incivilimento e al bene comune dovrebbe leggere la Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu che noi richiamiamo solo per due programmi.

Partnership e innovazione

Il primo riguarda la “Global Partnership” quale condizione per rendere esecutiva l’Agenda per lo sviluppo sostenibile e la solidarietà globale. Ciò implica almeno due “coinvolgimenti”: uno riguarda quello degli organismi istituzionali (sovranazionali, internazionali, nazionali), delle imprese (alle quali si attribuisce molta importanza), degli operatori intersettoriali (secondo una nostra definizione) che vanno dalle organizzazioni non profit a quelle scientifico-accademiche; l’altro riguarda la mobilitazione per realizzare gli obiettivi di risorse materiali e immateriali che consideriamo in parte di seguito.

Il secondo programma riguarda un’applicazione che noi riteniamo essenziale per superare la crisi 2008-2015 e per trasformare l'incombente “stagnazione secolare” in una “transizione secolare” verso lo sviluppo sostenibile. In questa direzione il nono obiettivo dell’Agenda è di straordinaria lucidità puntando sulle infrastrutture, l’industrializzazione, l’innovazione. Tutte con la qualificazione di resilienza, sostenibilità, inclusività, ecocompatibilità. Ciò significa un forte aumento degli investimenti per rinnovare vecchi apparati produttivi e per crearne di nuovi, specie nei Pvs. Riferimento puntuale viene anche fatto alla ricerca scientifica e tecnologica e all’incremento degli investimenti e dell’occupazione a tali fini.

Solidarietà creativa

Il 25 settembre del 2015 si è verificata una convergenza di fatto tra Papa Francesco e l’Onu nell’esprimere una solidarietà creativa. Per questa le sovranità verticali delle istituzioni non bastano per uno sviluppo sostenibile senza le funzionalità orizzontali di operatori quali imprese, associazioni, scienziati e senza innovazione.

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